Siria, lettera aperta a Kofi Annan

di p. Paolo Dall’Oglio

Il gesuita Paolo Dall’Oglio, da oltre trent’anni in Siria, promotore instancabile del dialogo e della riconciliazione anche in questi mesi bui, prende carta e penna e scrive un appello quasi disperato a Kofi Annan, inviato speciale di Onu e Lega Araba nel Paese mediorientale. Popoli - rivista su cui Dall’Oglio tiene una rubrica fissa - pubblica in esclusiva il contenuto integrale della lettera (clicca qui), recapitata dal gesuita all’ex Segretario generale delle Nazioni Unite.

«Ci aggrappiamo alla sua iniziativa come dei naufraghi a una zattera», esordisce Dall’Oglio rivolgendosi a Kofi Annan. Il religioso prosegue poi sottolineando che «la dinamica regionale è marcata oggi da una difficoltà reale di convivenza tra popolazioni sciite e sunnite (…). Ciò provoca anche grave disagio alle altre minoranze, innanzitutto quelle cristiane. La primavera araba, caratterizzata inizialmente dalla richiesta, specie giovanile, dei diritti e delle libertà, rischia la deriva confessionale violenta».

In questo contesto – sebbene l’iniziativa Onu segni «una tappa rivoluzionaria nel percorso dell’esercizio della responsabilità internazionale nella soluzione dei conflitti locali» - occorre osare di più: «Tremila caschi blu e non trecento sono necessari a garantire il rispetto del cessate il fuoco e la protezione della popolazione civile dalla repressione. (…) C’è inoltre bisogno di trentamila “accompagnatori” nonviolenti della società civile globale che vengano ad aiutare sul terreno l’avvio capillare della vita democratica».

Infine, in quello che sembra essere il passaggio più delicato della lettera, considerando la situazione di oppressione che si vive in Siria, Dall’Oglio scrive ad Annan: «Lei ha ripetuto che per riappacificare occorre un processo politico negoziale. Ma si può immaginare questo senza un vero cambiamento nella struttura del potere, specie in una situazione come questa dove il governo è una facciata e anche il regime al potere obbedisce a un oscuro gruppo di supergerarchi? Bisogna salvare lo Stato, certo. Esso è di proprietà del popolo. Ma prima è necessario liberarlo».

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Paolo Dall’Oglio, gesuita romano, nel 1982 ha fondato una comunità monastica, maschile e femminile, nell’antico monastero di Deir Mar Musa al-Habashi (San Mosé l’Abissino), 80 chilometri a nord di Damasco. Per la sua attività, nel 2006 Dall’Oglio ha vinto il Premio euro-mediterraneo per il Dialogo tra le culture. Dopo l’inizio della guerra civile siriana, il gesuita è stato minacciato di espulsione dal governo (leggi) e in febbraio il monastero è stato oggetto di una misteriosa irruzione di uomini armati (leggi). L’esperienza di Deir Mar Musa è raccontata nel recente volume La sete di Ismaele (Gabrielli 2011), che raccoglie gli articoli pubblicati su Popoli in questi anni (leggi la prefazione di Paolo Rumiz).

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Mercoledì 23 Maggio,2012 Ore: 18:47