Promuovere soluzioni pacifiche alla crisi siriana che fermino i massacri

a cura di Giovanni Sarubbi

Intervista al dott. Dachan Mohamed Nour delegato per l'Italia della Coalizione Siriana di Sostegno alla Rivolta Siriana


Il dott. Dachan Mohamed Nour è delegato per l'Italia della Coalizione Siriana di Sostegno alla Rivolta Siriana. E' nato ad Aleppo in Siria 65 anni fa e da 45 anni vive in Italia. E' laureato in Medicina e Chirurgia, ha diverse specializzazioni e lavora come medico di famiglia. Attualmente è presidente emerito dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia (U.CO.I.I.) di cui è stato fra i fondatori e di cui è stato presidente effettivo fino a due anni fa. Recentemente ha partecipato all'incontro del Consiglio Nazionale Siriano con il ministro degli esteri italiano Giulio Maria Terzi di Sant'Agata. Il Consiglio Nazionale Siriano ha promosso per il prossimo 19 febbraio a Roma una manifestazione nazionale per la Siria che ha come slogan “Fermiamo il massacro degli innocenti”. Ha accettato di rispondere alla nostre domande sulla situazione Siriana e di questo lo ringraziamo. Nelle sue parole si sentono la sofferenza di chi giovanissimo è stato costretto a lasciare il proprio paese e che lo hanno spinto ad essere un deciso oppositore del governo Assad. Ma, e questo ci sembra vada sottolineato, è anche forte la richiesta di non lasciare nulla di intentato per una soluzione pacifica, senza armi ne guerra, per la crisi siriana. Si tratta di una ipotesi su cui occorre lavorare intensamente. Ecco il testo dell'intervista.

Domanda: Dott. Dachan, lei che vive oramai in Italia da tantissimi anni, è diventato membro del Consiglio Nazionale Siriano. Ci può spiegare i motivi di questa sua scelta e da quali forze è composto tale Consiglio?

Risposta: Essere un membro del CNS non è stata una novità per me visto che sono anni che ho scelto la libertà e la democrazia e che ho combattuto in questi anni le dittature e le ingiustizie e per questo non potevo non dare il mio contributo al mio paese di origine.

Il CNS unisce tantissimi componenti dell'opposizione siriana, un'opposizione molto variegata, essendoci stati più di 40 anni di dittatura che hanno permesso il nascere piano piano di un'opposizione dietro l'altra. Il vantaggio del CNS è di avere le maggiori formazioni delle opposizioni dentro: religiose, laiche e liberali.

Domanda: Cosa vi proponete di fare, qual è cioè il vostro programma e soprattutto attraverso quali iniziative e strumenti volete realizzarlo?

Risposta: Il programma è di sostenere la rivolta pacifica del popolo siriano, lavorare e sensibilizzare i paesi del mondo ad aiutarci ad ottenere la caduta del regime siriano.

Domanda: Che rapporti avete con l'Esercito Siriano di Liberazione?

Risposta: Bisogna specificare meglio la denominazione: si chiama Esercito Siriano Libero, vuol dire che sono soldati, sottufficiali e ufficiali che hanno scelto di rifiutare di sparare alla gente comune disarmata e non è un esercito di guerra, ma ha solo l'obiettivo di difendere le manifestazioni.

Si è costituita una commissione bilaterale che ha cominciato la collaborazione tra il CNS e l'esercito libero.

Domanda: Il Consiglio Nazionale Siriano è stato riconosciuto a livello internazionale da alcuni stati quali la Francia e gli USA. Quali rapporti avete con questi paesi? Non pensate che questi appoggi possano nuocere alla vostra causa e alla liberazione del vostro popolo dalla oppressione?

Risposta: Il CNS non è stato ancora riconosciuto da nessuno stato, ma ci sono stati degli incontri con diversi stati, sia arabi -islamici che non. Per il momento l'unico paese che ha espulso l'ambasciatore siriano è la Tunisia, e la Libia si sta preparando per dare una sede ufficiale al CNS, oltre ad altri paesi come la Turchia dove ha sede il CNS stesso.

Domanda: Avete avuto recentemente un incontro con il Ministro degli esteri del governo Monti. Cosa avete chiesto al governo italiano e quali risposte avete avuto?

Risposta: Noi abbiamo avuto precedentemente un incontro con il ministro Frattini e successivamente con il Ministro Terzi: le nostre prime richieste erano di appoggiare la rivolta siriana con tutti i mezzi possibili e di togliere l'appoggio e la collaborazione con il regime siriano. I rapporti sono cominciati bene e speriamo che continui e sia proficua la collaborazione.

Domanda: In un vostro comunicato avete scritto che: “Oggi tutti puntano il dito contro Russia e Cina, ma in realtà dietro le loro posizioni si nascondono molte altre diplomazie complici di questa mattanza”. A chi vi riferite? Quali sono dal vostro punto di vista le forze in campo in Siria e quali gli obiettivi che essi si prefiggono?

Risposta: Noi non intendevamo una nazione in particolare, ma nel tempo che è passato - 11 mesi con massacri giornalieri - (e questo è solo il mio punto di vista personale) si poteva fare di più e forse si sarebbe fatto di più se la posizione della Cina e della Russia fossero state diverse.

Le forze in campo sono l'esercito e i servizi di sicurezza.

Sicuramente la famiglia Assad e i suoi parenti hanno un obiettivo unico: continuare a governare.

Domanda: Nel punto 28 del Rapporto degli Osservatori Internazionali in Siria è testualmente scritto: "La Missione ha notato che varie parti riportavano che erano scoppiate esplosioni di violenza in molte località. Quando gli osservatori sono andati in queste località, essi hanno trovato che queste informazioni erano infondate". Come in tutte le guerre la prima a morire e la verità ed una corretta informazione. Cosa potete dire voi dal vostro punto di osservazione su ciò che realmente sta accadendo in Siria? Avete fonti di informazione diretta su ciò che sta accadendo?

Risposta: La missione degli Osservatori in Siria è morta prima di nascere. Gli obiettivi erano tre:

  1. ritiro di tutti i mezzi militari dalle strade, un obiettivo né applicato né preso in considerazione;

  1. la liberazione di tutti i prigionieri di opinione arrestati dall'inizio della rivolta fino a quei giorni: su 150.000 arrestati il governo ha liberato a stento alcune centinaia, per arrestarne altri da altre parti;

  2. il numero degli osservatori doveva essere 5.000 invece quelli arrivati sono stati solo 150 i quali non potevano nemmeno essere osservatori a un esame di maturità in qualsiasi scuola superiore!

Il governo siriano con la scusa di proteggerli mandava prima le forze di polizia e poi faceva accompagnare gli stessi osservatori dalle forze di sicurezza così la gente li temeva e non parlavano con nessuno.

Certamente abbiamo le fonti dirette, con cui riusciamo a comunicare con i più svariati e ormai molto diffusi mezzi di comunicazione: facebook, l'email e i telefonini , ecc.

Domanda: Qual è il vostro punto di vista sulle varie proposte di soluzione alla crisi siriana avanzate da diverse organizzazioni internazionali?

Risposta: Noi siamo con qualsiasi proposta che sia pacifica ma protegge i civili e fermi immediatamente queste barbarie.

Domanda: Una novantina di associazioni, sindacati e partiti, fra cui ad esempio la FIOM-CGIL, ha preso posizione contro qualsiasi ipotesi di una nuova guerra in Siria sul tipo di quella recentemente combattuta in Libia. Dal vostro punto di vista è possibile una soluzione pacifica alla crisi siriana, senza guerre ne interventi di potenze straniere nel vostro paese?

Risposta: Vi ringrazio per questa domanda e permettetemi di lanciare un appello, perché alcune forze e alcuni amici con il quale abbiamo fatto diverse attività e raduni, davanti alla carneficina siriana non stanno valutando la questione umana, ma la questione politica, come se fosse la guerra fredda. La rivolta è cominciata con dei ragazzini ed ancora oggi il suo carattere quotidiano è il manifestare pacificamente nelle piazze. Lasciare il dittatore ad ammazzare ancora la gente o fare la guerra come quella della Libia? Tra le due cose ci sono molte soluzioni, per questo io invito tutti gli uomini e le donne liberi e democratici di schierarsi dalla parte del popolo: non si può dire "siamo contro la guerra" a parole e poi appoggiare il governo che usa l'esercito contro la gente inerme. Chiedo ai fratelli e alla sorelle che sono contro la guerra di adoperarsi con altre soluzioni ma con un obiettivo solo: fermare immediatamente i massacri .

Fin qui il testo dell'intervista. Ovviamente chi è contro la guerra in Siria non appoggia alcun regime e alcun assassinio, chiunque sia a commetterlo, ma ritiene che si debba fare tutto il necessario per trovare soluzioni pacifiche alla crisi.

A cura di Giovanni Sarubbi - Direttore del sito www.ildialogo.org 

 

Per altre notizie sulla guerra in Siria vedi qui

Per l'appello contro la guerra vedi qui

Per il rapporto degli osservatori della Lega Araba vedi qui

Un commento sull'intervista al dott. Dachan di Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink. Vedi qui



Mercoledì 08 Febbraio,2012 Ore: 09:46