Convegno sul disarmo
SE LA VOCE SI FA FORTE E CHIARA

Le conclusioni del CONVEGNO ECCLESIALE SUL DISARMO di Roma del 30 gennaio 2010


Le approfondite analisi dell'attuale contesto di costante incremento della cultura di violenza e di militarismo, così antievangeliche e opposte all'insistente e preciso Magistero sul disarmo, la nonviolenza e il disarmo integrale;
Le forti denunce della scandalosa produzione e diffusione di armi sempre più potenti, insieme al coraggioso "rifiuto della logica del riarmo e della guerra".
Le chiare proposte pastorali di "elaborazione di precisi itinerari educativi che evidenzino la testimonianza di profeti nonviolenti".
Questo e molto altro, hanno impegnato ieri, sabato 30 gennaio 2010, alla Pontificia Università Lateranense, centinaia di convegnisti, nella inedita assise promossa dalla Cei, da Pax Christi e da Caritas Italiana, sul disarmo.
ECCO in allegato LE CONCLUSIONI che il Convegno ha ritenuto di far sue, espresse dal Vescovo sua Ecc.za Giovanni Giudici, Presidente di Pax Chisti Italia.
Convegno sul disarmo
“Per un mondo di Pace: il sogno di Isaia e l'annuncio di Cristo”
Roma, 30 gennaio 2010
Organizzato da:
Conferenza Episcopale Italiana, Comm. Episcopale Problemi sociali e lavoro. Caritas Italiana, Pax Christi
 
Contributo di Sua Ecc.za Mons. Giovanni Giudici, Presidente di Pax Christi
Carissime e carissimi che avete dedicato questa giornata di riflessione ed elaborazione pastorale al gravoso e sempre più stringente compito di “costruttori di pace” nelle nostre comunità cristiane, nel Paese e nel mondo intero; vorrei articolare il mio contributo in quattro momenti, concludendo con alcune richieste concrete.
1. Una premessa sulla novità dell’incontro odierno.
2. I riferimenti per una maggiore e stingente attenzione al problema del disarmo.
3. I temi che si possono sviluppare nelle comunità cristiane in ordine ad una rinnovata riflessione sul cammino verso la pace.
4. Alcuni suggerimenti e la proposta di alcuni strumenti pastorali per il nostro domani.
1. Tappa e ancor più inizio di un nuovo cammino di Chiesa
Senz'altro è stato evidenziato durante questo Convegno il passaggio estremamente significativo che questa giornata segna per la Chiesa italiana. Proprio quei tre soggetti (Ufficio di Pastorale Sociale della Cei, Caritas Italiana e Pax Christi) che insieme promuovono l'accoglienza del Messaggio del Papa per l'annuale Giornata della pace e per la marcia di fine anno hanno pensato di cominciare a proporre un appuntamento nazionale che convochi la Chiesa italiana per assumere con più impegno il compito della testimonianza della pace. Per questo va evidenziata la novità di questo Convegno, come richiamo ad una più grande responsabilità comune. La Chiesa Italiana già negli anni 90 aveva avviato una fertile stagione di riflessione e proposta pastorale con i 3 documenti: Educare alla legalità, Educare alla socialità, Educare alla pace. Vorremmo continuare su questa strada. Don Tonino Bello, mio predecessore in Pax Christi, ricordava: “La pace non è il premio favoloso di una lotteria che si può vincere col misero prezzo di un solo biglietto. Chi scommette sulla pace deve sborsare in contanti monete di lacrime, di incomprensione e di sangue. La pace è il nuovo martirio a cui oggi la Chiesa viene chiamata. L'arena della prova è lo scenario di questo villaggio globale che rischia di incenerirsi in un olocausto senza precedenti. E come nei primi tempi del cristianesimo i martiri stupirono il mondo per il loro coraggio, così oggi la Chiesa dovrebbe fare ammutolire i potenti della terra per la fierezza con cui, noncurante della persecuzione, annuncia, senza sfumare le finali come nel canto gregoriano, il vangelo della pace e la prassi della nonviolenza. E' chiaro che se, invece che fare ammutolire i potenti, ammutolisce lei, si renderebbe complice rassegnata di un efferato "crimine di guerra".
2. E' urgente una maggiore attenzione alla nonviolenza e al disarmo
E' sufficiente rileggere e accogliere l'altissimo Magistero della Santa sede per convincersi della necessità di una maggiore attenzione alla realtà che ci sta davanti.
Grande risonanza dovrebbero avere le parole di Benedetto XVI all' Angelus del 18 febbraio 2007: “La pagina evangelica (delle beatitudini di Luca e di Matteo) viene considerata la magna charta della nonviolenza cristiana, che non consiste nell’arrendersi al male – secondo una falsa interpretazione del "porgere l’altra guancia" (cfr Lc 6,29) – ma nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12,17-21), spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. Si comprende allora che la nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della "rivoluzione cristiana", una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico. La rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei "piccoli", che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita.
Mi limito allora ad evidenziare che:
L'Italia è membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dal 1 gennaio 2007, giornata mondiale della pace. Va sostenuta nelle nostre parrocchie e nell’opinione pubblica una coscienza comune a proposito dello sforzo perché prevalga la logica del disarmo. L'obiettivo chiaro indicato dal Magistero resta: “andare verso un disarmo integrale” (Benedetto XVI). La corsa costante agli armamenti lascia intendere, d’altronde, che il ricorso alla guerra rappresenta ancora per molti la via obbligata per la soluzione dei conflitti. Per noi la guerra è contro la ragione e contro l’umanità come indicava Giovanni XXIII nella Pacem in terris.
Una cultura della pace è obiettivo prioritario della Chiesa. E' urgente contrastare la accettazione acritica rispetto alla costruzione e al commercio delle armi, scelta che non è conforme al Magistero della Chiesa così come non lo è un Modello di Difesa che ponga al centro gli interessi di pochi e non la giustizia e il bene comune. Purtroppo dobbiamo inoltre constare come è diffusa la mentalità della contrapposizione violenta, gli atteggiamenti di ostilità verso le persone, straniere ma anche solo di diversa appartenenza politica. Conflitti etnici, odi razziali e il rifiuto dell’immigrato considerato come “nemico” sono fattori che concorrono ad alimentare l’uso della violenza, anche attraverso l’uso delle armi.
Va accolto più seriamente il Magistero sul disarmo, la riduzione delle spese militari, la condanna alla produzione di nuovi sistemi d’arma. Dobbiamo interrogarci (bloccare l’a...) sull’«aumento delle spese militari» che assorbono «ingenti risorse, che potrebbero, invece, essere destinate allo sviluppo dei Popoli, soprattutto di quelli più poveri» e promuovere quelle «decisioni efficaci in vista di un progressivo disarmo, che porti a liberare il pianeta dalle armi nucleari» (BENEDETTO XVI, Auguri al Corpo diplomatico, 11 gennaio 2010). L’attuale pontefice Benedetto XVI è più volte intervenuto rilevando a questo proposito “…che l’opzione militare non è una soluzione e che la violenza, da qualunque parte essa provenga e qualsiasi forma assuma, va fermamente condannata” (Discorso al corpo diplomatico, 8 gennaio 2009). Una seria considerazione va fatta sulla produzione e commercio di armi convenzionali e delle armi leggere, considerate dall’Onu armi di distruzione di massa per la quantità enorme di vittime che provoca. La nostra scelta scelta non può fermarsi al NO alle armi nucleari, chimiche e batteriologiche, deve essere altrettanto forte il NO alle armi convenzionali e leggere e il sostegno al Trattato Internazionale sul disarmo che si sta costruendo in sede Onu.
3. I temi di una nuova riflessione da fare nelle nostre comunità cristiane
1.Il rifiuto della logica delle armi, del riarmo e della guerra. Dire armi significa dire produzione, commercio, partecipazione finanziaria, guerra, sopruso contro le popolazioni povere, controllo sociale nei paesi a democrazia fragile, corsa al riarmo, bambini soldato, ferite, morte. Come comunità cristiane, ci è chiesto di disapprovare e obiettare alla fabbricazione incontrollata delle armi, di non giustificarne l’uso indiscriminato, di far riflettere quanti operano in questo settore produttivo, economico, finanziario se Vangelo non ha nulla da chiedere a questo proposito del loro lavoro.
2.La scelta della nonviolenza evangelica come linguaggio, progetto sociale e politico, testimonianza e primizia del Regno di Dio. E’ per noi una sfida pastorale il fatto che nelle nostre comunità cristiane trova acritica accoglienza la giustificazione della guerra e della violenza, della legittima difesa armata e della ingerenza umanitaria con gli eserciti e non è altrettanto presente l’attenzione per la difesa popolare nonviolenta, la passione per la verità e i concreti gesti di amore che danno prospettive a un mondo nuovo e possibile, secondo le parole dei Profeti. Il cristiano non distoglie il volto dalla brutalità dell’oppressione, ma nemmeno si fa trascinare nella logica che lo vuole “nemico” perché altri lo hanno definito come tale.  
3.La riconciliazione come stile e impegno. Non solo la società secolarizzata ma anche le nostre comunità cristiane sono sempre più divise, incapaci di dialogo, accusatorie, “l’un contro l’altra armata”. Scegliere la pace significa fare ogni sforzo per riuscire a essere presenza di riconciliazione, facilitatori di incontro, generatori di dialogo, tessitori di perdono. Se è ormai consolidata l’idea che ogni parrocchia abbia al proprio interno la Caritas attenta alle povertà del territorio e alle politiche sociali oppure un gruppo di catechisti, è sempre più urgente che ogni parrocchia faccia nascere un “gruppo ‘Giustizia e Pace” che si articoli anche come “gruppo di verità e riconciliazione” capace di ricucire le fratture senza che il prezzo sia quello dell’avvocato, dei giudici di pace o dei tribunali penali. Quante energie e denaro risparmiati e quanta comunione preservata!
4.Un rapporto evangelico con il denaro e le “sposorizzazioni” o donazioni. Con troppa facilità gestiamo le nostre economie senza criterio. Abbiamo soldi in banche che sostengono il commercio di armi, investiamo in fondi di cui bene non conosciamo l’utilizzo.
5.Coraggio nelle sfide che rendono vivo e impegnativo il quotidiano: la sfida della speranza contro la disperazione, la sfida della povertà contro la dissipazione, la sfida della nonviolenza contro la vendetta, la sfida della giustizia contro l’elemosina, la sfida della partecipazione contro la pigrizia del disimpegno civile, la sfida della comunità contro l’egoismo, la sfida del disarmo contro la guerra, la sfida della Pasqua contro la morte, la sfida dell’abitare contro la sopravvivenza, la sfida dell’accoglienza contro la paura, la sfida della conversione contro la rigidità, la sfida della vita contro la morte.
4. Alcuni strumenti e scelte pastorali
Vorrei in qualche modo unirmi al vostro lavoro di oggi proponendo solo alcune delle numerose scelte pastorali che già nelle nostre Diocesi stanno alimentando il nostro impegno, per stimolare invece troppe realtà pastorali insensibili alle evangeliche provocazioni che ci raggiungono:
E' sempre più opportuno sollecitare i cristiani adulti ad una precisa scelta di nonviolenza attiva, in un esplicito rifiuto della logica di guerra e in un recupero dell'altissimo valore dell'obiezione di coscienza.
La scelta fondamentale del disarmo deve esplicitarsi in precise scelte e gesti che siano esplicite e visibili nella concreta vita della nostre comunità cristiane. E' necessaria una traduzione pastorale del Magistero
Vanno dedicate risorse e tempo all'elaborazione di precisi itinerari educativi che evidenzino la testimonianza di profeti non armati, di profeti nonviolenti.
·  Avviare un serio e organico lavoro sui temi di "Giustizia e Pace" iniziando dal ridare vigore e spazio alle Commissioni Giustizia e Pace a livello nazionale, diocesano e locale, continuando il lavoro educativo nelle nostre parrocchie e comunità locali, allargando la collaborazione internazionale nelle comunità cristiane sui temi della pace e della scelta nonviolenta,
·  Credere e vivere l’ecumenismo nelle linee proposte dal Concilio vaticano II e dalla Charta Oecumenica Europea e il dialogo interreligioso come luoghi di costruzione di comunità profetiche di speranza e amore.
·  Progettare itinerari specifici di formazione teologica, morale, spirituale alla pace che accompagnino adeguate scelte di denuncia, di rinuncia e annuncio per una nuova "civiltà dell'amore".
Mi auguro che l'appassionato lavoro di questo Convegno sia recepito dalle diverse realtà ecclesiali per intraprendere con più decisione il sentiero di Isaia, nell'auspicio di una riconciliazione universale. Con questi desideri profondi vi benedico e vi accompagno nel vostro lavoro per la pace.
Mons. Giovanni Giudici
Presidente di Pax Christi


Domenica 31 Gennaio,2010 Ore: 15:51