Mondiali di calcio: il Sudafrica in gioco

di Angelo Inzoli

Un servizio di Aggiornamenti Sociali


n. 06 – giugno 2010
Siamo ormai alla vigilia dei Mondiali di calcio 2010, che prenderanno il via l’11 giugno prossimo, e ognuno è pronto a tifare per la propria Nazionale. Ma il Sudafrica, Paese che ospita la competizione mondiale, cos’ha da vincere? E cosa da perdere?
Prova a rispondere Angelo Inzoli in un articolo pubblicato in questi giorni da Aggiornamenti Sociali, ripercorrendo le tappe fondamentali dello sviluppo del calcio e della sua globalizzazione, del ruolo che questo sport ha avuto negli ultimi decenni in Africa e in Sudafrica in particolare.
 
Il calcio in Africa, arrivato con l’epoca coloniale e «diffuso capillarmente grazie alle scuole delle missioni cristiane», è presto diventato «un elemento di identità delle classi popolari, soprattutto urbane», e poi con l’indipendenza delle colonie, è diventato un «potente ausilio nella formazione e legittimazione dell’ideologia  dello Stato nazionale, contro il rischio della frammentazione etnica». Oggi questo sport vive le conseguenze della globalizzazione, con, da un lato, la cosiddetta «ricerca dei golden boy, giovani talenti da inviare in Europa», e, dall’altro, «l’arrivo di allenatori europei alla guida di nazioni africane».
 
La globalizzazione però – scrive Inzoli – «offre anche delle opportunità, come quella che il Sudafrica ha saputo cogliere ottenendo l’organizzazione dei Mondiali 2010». Un’opportunità colta come un successo politico, come il «riconoscimento internazionale del nuovo Sudafrica nato dal sogno e dal genio politico di Nelson Mandela», che ha compiuto un «enorme sforzo per smantellare l’apartheid e costruire un Paese pacifico, coeso e internazionalmente affidabile». Un’opportunità economica, perché i Mondiali possono attirare flussi finanziari e di persone, creare posti di lavoro, incentivare il turismo, favorire la costruzione di infrastrutture.
 
Un’opportunità, però, anche difficile da sfruttare in un Paese che deve affrontare, dal punto di vista della politica estera, lo sguardo scettico delle altre nazioni africane, che tacciano il Sudafrica di snobbismo nei confronti del resto del continente, e, all’interno, diverse emergenze sociali: dal problema della violenza criminale, alla piaga dell’AIDS, dal tasso di disoccupazione che tocca il 28%, ai due milioni di persone che ancora vivono in fatiscenti bidonville.
 
Il rischio è che, una volta terminati i Mondiali, le opere costruite possano rivelarsi ingestibili e inutili, e che non si riesca a coprirne i costi. Ma per il Sudafrica - conclude Inzoli - «il vero risultato positivo potrebbe essere di natura politica», presentandolo sulla scena internazionale come un «modello di competitività», una «leadership credibile per il resto del continente, proponendosi come modello politico in grado di ispirare gli altri Paesi d’Africa». Potrà esserlo «solo se riuscirà a dare una risposta convincente alla sue questioni politiche interne», altrimenti i Mondiali saranno stati solo «un lifting superficiale» per nascondere dure realtà.
 
In allegato l’articolo di Angelo Inzoli. Completa l’articolo anche una scheda di presentazione del Paese africano a cura di Enrico Casale.
Consulta l’intero sommario del numero di giugno.
 
 
Per informazioni:
Ufficio stampa: Cooperativa Oltre 02.67479017

Mondiali di calcio: il Sudafrica in gioco
di Angelo Inzoli



Venerd́ 04 Giugno,2010 Ore: 17:55