La Prima Guerra Mondiale continua ancora nel vicino Medioriente
di Adel Jabbar
L’area del vicino oriente (comunamente e erroneamente chiamato medioriente) è stata uno degli scenari principali della Prima Grande Guerra. L’intervento dell’Impero Ottomano - che al tempo controllava quei territori a fianco dell’Impero Austro-ungarico e della Germania (gli Imperi centrali) - determinò enormi cambiamenti che ridisegnarono nuovi asseti statuali e nuove aree di influenze. All’interno dell’establishment ottomano c’ erano tre orientamenti riguardanti la scelta che avrebbe dovuto prendere l’impero relativamente alla propria collocazione nella guerra: la neutralità, l’adesione allo schieramento delle Potenze Alleate( sostenuta da esponenti che hanno avuto esperienze di studio in Francia e Gran Bretagna). Entrambe le posizioni erano minoritarie mentre la maggioranza, che rappresentava la terza posizione, era propensa a far parte delle Potenze Centrali. Di conseguenza l’Impero ottomano scelse di aderire a questo secondo schieramento.
Su tale scelta pesò l’elite che ha studiato nelle accademie militari di Berlino. Inoltre l’Impero ottomano aveva forti conflitti sia con la Francia, che aveva occupato le provincie ottomane del Maghreb Alarabi( Algeria, Tunisia), sia con La Gran Bretagna che occupò L’Egitto. Si tengano in considerazione anche la relazioni storicamente conflittuali con il vicino Impero Russo.
I motivi dell’adesione agli Imperi Centrali
L’andamento della Guerra
Le forze armate ottomane erano impegnate nei combattimenti su quattro fronti.
Le conseguenze dell’entrata in guerra furono:
l’interruzione delle vie di comunicazione tra la Russia e gli alleati resero difficile il rifornimento di materiale bellico o di altri mezzi necessari per le operazioni militari;
la minaccia ai collegamenti britannici attraverso il canale del Suez cosi come ai rifornimenti petroliferi dai giacimenti in Iran;
l’occupazione della città di Bassora da parte della truppe inglese;
la dichiarazione da parte del Regno Unito che dichiara l’Egitto un protettorato inglese.
Una delle conseguenze principali della sconfitta dell’Impero ottomano fu l’accordo segreto tra la Francia e Il Regno Unito per la spartizione dei territori dell’Impero denominato Sykes-Picot. L’accordo venne firmato il 16 maggio 1916 e cambiò definitivamente l’assetto geopolitico del vicino oriente, istituendo nuove configurazioni statuali che ancora oggi sono caratterizzate da forte fragilità politica e debolezza istituzionale.
Alla fine della guerra dei territori ottomani non rimase che la Turchia attuale, la quale abrogò il Calliffato proclamando la Repubblica e intraprese un radicale scelta laica per la vita politica e sociale.
Gli arabi e la guerra
Nel momento della partecipazione dell’autorità ottomana alla guerra il Sultano di Istanbul dichiarò al-Jihad contro gli alleati. Diverse fasce della popolazione araba aderirono ai proclami del Sultano volenti o nolenti. Si verificarono anche manifestazioni di disobbedienza, soprattutto nell’area siriana, causate dai tentativi di turchizzazione coercitiva della popolazione araba perpetuata dal governatore turco Jamal Pasha. Serpeggiava un sentimento nazionalista arabo anti turco, utilizzato poi dagli inglesi al fin di tessere una alleanza con Asharif Hussien e i suoi figli Faysale e Abdullah, che portò il 5 giugno 1916 alla rivoluzione araba sulla base della promessa dell’autorità britannica, mai mantenuta, di creare una grande regno arabo nei territori del vicino oriente. Ciò causò una divisione tra chi aveva scelto di schierarsi con gli alleati e chi era rimasto a fianco degli ottomani.
Alla fine della guerra gli arabi dovettero confrontarsi con una deludente realtà, frutto di giochi decisi da altri e che rispecchiavano gli interessi e le prospettive delle potenze vincitrici: la Francia e la Gran Bretagna. Gli arabi non poterono che rassegnarsi a questo progetto, che li riportò a diverse entità statuali, divise per area di influenza: Giordania, Iraq e Palestina per l’Inghilterra, Siria e Libano per la Francia. Entità nate deboli e tali rimaste, dove unica permane da sempre l’instabilità che ancora oggi rappresenta la caratteristica prevalente.
In definitiva, guardando a quanto sta accadendo oggi in quell’area, crediamo che non sia azzardato affermare che la Grande Guerra in qualche modo continua a svolgersi nel vicino Oriente.
Adel Jabbar
Martedì 14 Luglio,2015 Ore: 23:22 |