Voci dalla Palestina occupata
BoccheScucite

Quindicinale di controinformazione - n.146 – 1 aprile 2012


 Economia palestinese e facce di bronzo. “La crisi fiscale è acuta perché gran parte dell’economia della Cisgiordania ancora dipende dall’aiuto internazionale”. Questa lodevole preoccupazione per i destini della Palestina è in realtà la preoccupazione del coccodrillo per la sua vittima. Caspita – dice in sostanza il ministro degli Esteri israeliano– che strano, in Palestina non si è sviluppata un’impresa privata florida e sana.  Come se di questa vicenda Israele fosse il Lussemburgo: un osservatore lontano. (...)

in allegato BoccheScucite
n.146 – 1 aprile 2012 www.bocchescucite.org
(...) Come fa un’entità a malapena geografica, a sviluppare un’economia privata quando non ha frontiere né controlla i suoi dazi ma vive nell’incertezza esistenziale? Come fa un imprenditore palestinese a sapere se e quando esportare la sua produzione, se gli israeliani chiudono e aprono arbitrariamente i loro posti di blocco; controllano, manomettono e spesso congelano per giorni e giorni qualsiasi cosa sia palestinese? Israele finge d’ignorare di essere il solo occupante al mondo che in 45 anni di occupazione non ha mai speso uno shekel per gli occupanti. Se la prende con l’incapacità palestinese di fare economia e intanto ne sfrutta le risorse. Le Nazioni Unite hanno appena accusato i coloni di aver sottratto ai palestinesi altre 56 fonti idriche, molte delle quali su terreni privati arabi. Ma, come è noto, l’Onu è solo un covo di antisemiti: anche se in Cisgiordania i palestinesi hanno a disposizione una percentuale pro-capite di acqua potabile fra le più basse del mondo, mentre le colonie hanno le piscine. (Ugo Tramballi, 31 marzo 2012)


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quindicinale di controinformazione - n.146 – 1 aprile 2012


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Marted́ 03 Aprile,2012 Ore: 16:52