La dea bendata non è più una dea

di Renato Pierri

“Il sorteggio della Champions League come rito religioso”, è il titolo di un articolo apparso sull’Agenzia Giornalistica Italia, il 16 dicembre. Un articolo fuorviante, a mio parere, giacché il rapporto che s’instaura con una squadra di calcio, con un grande campione, che alle volte può diventare una sorta d’idolatria, non ha nulla da spartire col rapporto che s’instaura con il sorteggio delle squadre. Non bisogna confondere l’uno con l’altro. Il secondo non può assolutamente essere definito “religione”, come fa l’autore dell’articolo. Una persona può arrivare a considerare la squadra preferita, il campione preferito, come qualcosa di sacro, ma questo non avviene mai nei riguardi del sorteggio delle squadre. Il fatto che il risultato del sorteggio sia imprevedibile e quindi in un certo senso misterioso, non significa assolutamente che sia considerato da qualcuno come qualcosa di sacro. Il sacro è sempre misterioso, ma non tutto ciò che è misterioso è considerato sacro. La relazione con l’urna, con i dadi, con la pallina della roulette e via di seguito, nulla ha da spartire con la relazione col “numinosum, tremendum, fascinosum” (così Rudolf Otto definiva il sacro). Quando si gioca al lotto, o si acquista il biglietto di una lotteria, o si aspetta il risultato del sorteggio della Champions League, si spera nella fortuna, ma non si pensa neppure lontanamente alla dea Fortuna. La dea bendata non è più una dea.

Renato Pierri



Domenica 29 Dicembre,2019 Ore: 15:56