Pedofilia. Solo chiacchiere al Consiglio permanente della CEI

di Renato Pierri

Proprio il giorno in cui si concludeva il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, il 27 settembre, ho cercato di spiegare, in un articolo sul blog “Come Gesù”, la ragione principale del grande ritardo della Chiesa nell’affrontare i crimini compiuti da ministri consacrati a danno di minori. Ne trascrivo alcune righe:
«Si sarà chiesto il Papa come mai la Chiesa, così attenta alla morale sessuale, così presa da secoli dalla morale sessuale, non si sia mai preoccupata granché del peccato della pedofilia, al punto da non inserire neppure il termine nel Catechismo? Se lo saranno chiesto i fedeli? Perché questo grave peccato è passato quasi sotto silenzio, rispetto ad altri peccati (o presunti tali) sessuali? Credo che la ragione principale sia questa: la società, Chiesa compresa, non ha mai dato importanza ai bambini, nel senso che non ne ha mai tutelato i diritti”. E più avanti: “La Chiesa è sempre indietro, almeno su certi temi, rispetto alla società e, riguardo alla morale sessuale è sempre stata ciecamente legata alla Tradizione, all’Antico Testamento e a San Paolo. Nelle Scritture non si fa minimamente cenno al grave peccato della pedofilia. E anche al tempo di Gesù in Palestina la pedofilia non sembra fosse peccato e non sembra fosse reato. Non se ne parla proprio. Gesù, per fortuna, dà importanza ai bambini, ma per sfortuna non fa mai cenno al peccato della pedofilia. Se ne avesse fatto cenno, forse la Chiesa avrebbe dato importanza a questo peccato, e anziché dedicare ingiustamente diversi paragrafi del Catechismo all’omosessualità, ne avrebbe giustamente dedicato almeno uno al peccato della pedofilia. E forse avrebbe affrontato per tempo i crimini compiuti da ministri consacrati».
Ed ecco come la Chiesa sta recuperando il grande ritardo. Trascrivo le parole che ho ricevuto or ora da Vittorio Bellavite di “Noi Siamo Chiesa”: «Al Consiglio Permanente della CEI... sui preti pedofili solo parole per continuare nell’immobilismo. Le conclusioni del Consiglio Episcopale sono del tutto deludenti alla luce di quello che riteniamo sia necessario in una situazione di emergenza che nessuno vuole riconoscere. In sostanza sono state scritte solo parole generiche, poco costose, inutili e dette altre volte: C’è “l’esigenza di trovare risposte sempre più puntuali ed adeguate” e poi “è necessario un “cambio di mentalità e di atteggiamenti” e via di questo passo. E stato istituito un “gruppo di lavoro” per approfondire la questione in ogni suo aspetto e per accompagnare le diocesi inviando “orientamenti e protocolli” . Ma essa non è sufficientemente conosciuta? “Prioritaria è la sfera della prevenzione e della formazione” (impegno che peraltro abbiamo sempre chiesto) ma allora dobbiamo pensare che in secondo piano venga l’occuparsi dei casi concreti di oggi, delle vittime e dell’allontanamento definitivo e rapido del prete pedofilo dall’ordine clericale? Galantino in conferenza stampa ha detto ai giornalisti di non fare “sensazionalismo” e ha detto, in modo sconcertante, di non avere i dati quantitativi su tutta la realtà dei preti pedofili. Gli consiglieremo come fonte utile di andare sul sito www.retelabuso.org.
Quindi si continuerà come prima, con l’iniziativa della magistratura e con il sistema ecclesiastico ripiegato su se stesso che reagisce male e a fatica soprattutto sotto la pressione dei fatti che diventano noti ma senza un ripensamento radicale della propria storia e del proprio modo di essere. La sensibilità per le sofferenze e le cicatrici nel cuore e nella mente di chi è stato offeso è debole sotto la pressione dell’interesse del sistema ecclesiastico a non avere scandali. Ma il Vangelo (Mt 18,7) ci ammonisce: “necesse est enim ut scandala veniant”».
C’è di che consolarsi. Ma allora la ragione principale è un’altra? Non è quella da me esposta? Semplicemente è l’interesse del sistema ecclesiastico a non avere scandali?
Renato Pierri



Domenica 01 Ottobre,2017 Ore: 10:17