Aborto. Attenzione a non barare con le parole

di Renato Pierri

Avete mai sentito parlare di embrioni colpevoli? Immagino di no. E allora perché quando si parla di embrioni si ricorre sempre al termine “innocente”? Esistono embrioni colpevoli? Si ricorre al termine innocente per accrescere la gravità del delitto. Si bara un po’ con le parole, un po’ come quando anziché parlare di embrioni si parla di bambini, come se non ci fosse differenza alcuna. Ovviamente è solo un paragone, però sarebbe come dire che un seme è uguale ad un albero, le fondamenta di un palazzo uguale ad un palazzo. Luca Del Pozzo, su Il Foglio di qualche giorno fa, scriveva: “A differenza di don Mauro Leonardi, di cui ha parlato il Foglio (22/11) a proposito della recente decisione di Papa Francesco in tema di aborto, credo che la soppressione di un essere umano nel grembo materno continui a essere un peccato di gran lunga superiore a un delitto di mafia. A parte il fatto che la donna di cui ha parlato don Leonardi, che ha abortito perché temeva di non riuscire a sfamare un figlio in più, avrebbe potuto comunque farlo nascere ché una soluzione la si trovava, al limite ricorrendo all’affido temporaneo”. Ecco: l’embrione di un essere umano è diventato un essere umano. Ma quando si parla di un essere umano di norma s’intende una persona non un embrione. Si noti inoltre con quanta superficialità Del Pozzo parla della donna e del bambino, quasi come se la donna fosse una gatta e il bambino un gattino. Si pensi a quella donna magari costretta a lavorare tutto il giorno lavando scale, portare avanti la gravidanza per nove mesi, mentre bada agli altri piccoli: aspetti che partorisca e poi gli togli il bambino per darlo in affido. Importante che i bambini nascano, poi Dio ci pensa. Del Pozzo continua: “Mentre nessuno si sogna neanche lontanamente di “teorizzare” lo scioglimento dei bambini nell’acido, barbara usanza mafiosa ma che rientra né più né meno di altre pratiche raccapriccianti nella categoria delle umane efferatezze, l’aborto al contrario non solo l’abbiamo depenalizzato ma siamo arrivati, appunto, a teorizzarlo, a parlarne come di un diritto. In nome del quale vengono sterminati ogni anno 50 milioni di innocenti in tutto il mondo”. Innocenti sterminati. Bambini? Donne e uomini innocenti? No, embrioni innocenti, sempre da distinguere da quelli colpevoli. Ad ogni modo possiamo allora tranquillamente affermare che l’aborto è un peccato non più grave del delitto di chi teorizzava la totale eliminazione degli ebrei? E la donna che abortisce “teorizza”?
L’errore grave di Del Pozzo, e di tanti altri, compreso Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae, non è tanto di considerare embrione e bambino la stessa cosa, ma di mettere la persona che ricorre all’aborto sullo stesso piano del peggiore omicida, dimenticando che chi scioglie nell’acido un bambino è spinto dai peggiori sentimenti, odio, spirito di vendetta, sete di denaro e di potere, sentimenti che non possono mai essere all’origine dell’aborto. Mauro Leonardi ha guardato alla persona e per questo ha affermato che “l’aborto sarà un peccato non più grave del delitto di mafia”.
Papa Francesco guarda alla persona. Le sue parole: “Non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”. Potrebbero essere così tradotte: “Nessuna persona può essere esclusa dalla misericordia di Dio, qualsiasi peccato abbia commesso”. Ma, come ho scritto altrove (Affaritaliani del 22 novembre), è un errore affermare che l’aborto è sempre peccato.
Renato Pierri



Venerdì 02 Dicembre,2016 Ore: 13:18