Lettera
Lunga vita a Tsipras. Muoia Tsipras



di Marco Lombardi

E' in atto un vero e proprio tiro al bersaglio contro Tsipras, la si chiami resa dei conti, giusta vendetta, o come diavolo si voglia. Di tutto il piano di riforma accordato due giorni fa, viene evidenziato in primis l'aumento dell'IVA su pasta, pane e latte. E giù a dargli del traditore, a partire dai suoi ex alleati, Varoufakis in testa, sempre più simile alla caricatura di Bruce Willis o Jason Statham. Non ha mantenuto le promesse, ma siamo certi che la sua resa sia stata totale?

Facciamo un passo indietro e vediamo l'ottimo risultato strappato dai nostri governanti nell'estate 2011, con una situazione difficile, certo, ma meno critica di quella greca oggi. Massima flessibilizzazione dei rapporti di lavoro: fatto e la voragine aperta nei diritti dei lavoratori e nel bilancio Insp (ottomila euro annui per ciascun nuovo contratto ex job act) sarà difficilmente colmabile. Blocco indiscriminato degli stipendi pubblici: fatto ed è valso 36 miliardi di euro in cinque anni, il grosso della manovra. Blocco delle pensioni da tre volte la minima in su e cioè circa millecento euro netti: fatto ed è costato 16 miliardi ai pensionati. Innovazioni nel campo del credito, risparmio e moneta elettronica: fatto, scaricando sui correntisti un centinaio di euro di commissioni in più a fine anno. Aumento dell'aliquota IVA: fatto, dal diciannove al ventidue per cento e riguarda anche i generi di primo consumo. Aumento dei ticket sanitari: fatto e ora si spende meno a passare una visita in un centro privato che nel servizio sanitario nazionale, per non parlare dei tempi di attesa. Stratta sulle invalidità: fatto e se prima si dava tutto a tutti ora per farsi riconoscere i punti dalle commissioni ASL bisogna essere praticamente non autosufficienti. E qui mi fermo per pietà verso me stesso e verso tutti i contribuenti onesti del paese, saltando IMU, TARI, TASI, trasporto pubblico locale, autostrade, eccetera, eccetera, eccetera. Se Tsipras si è calato le braghe, a noi come minimo hanno fatto una rettoscopia.

La differenza, appunto, l'hanno fatto le promesse: Syriza assicurava di risanare senza colpire il popolo greco e non l'ha fatto; l'Italia ha annunciato subito una manovra lacrime e sangue e, forse per la prima volta nella storia, ha mantenuto l'impegno. Con i greci invece ci accomuna il passato allegro, con una politica distributiva a gogò che ha fatto scoppiare il debito pubblico (e ora ci dobbiamo sorbire le bacchettate dei maestrini tedeschi) e l'incapacità, anche a fallimento in corso, di intaccare i capitali occultati all'erario, di punire i disonesti. Quest'ultimo è il vero rammarico della "rivoluzione greca", ma non spetta proprio a noi tradurlo in un rimprovero.


Marco Lombardi
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Domenica 19 Luglio,2015 Ore: 13:14