Grecia: ma Keynes diceva un'altra cosa

di Marco Lombardi

Nella lotta della Grecia all'austerità della troika, viene spesso evocato il nome dell'economista Keynes. Mai scordare però che Keynes non diceva di sputtanarle (pardon) le risorse della spesa pubblica. Se dello stanziamento statale il cinquanta per cento sfuma in ruberie, il famoso effetto moltiplicatore va a farsi benedire e il debito pubblico lievita all'infinito. E' forse un caso che nella lista Falciani ci sia anche la madre dell'ex leader greco Papandreu, con un conto di 500 milioni di Euro?
La Grecia di oggi assomiglia a una possibile e deprecabile Italia del domani, con pochi ricchissimi e una massa di diseredati. Negli ultimi anni ricordiamo, ad esempio, il boom entusiastico delle vacanze fai-da-te in Grecia, dove con poche centinaia di euro si girava una costa stupenda, mangiando e alloggiando in improvvisati alberghetti casalinghi: un'economia completamente al nero, senza il minimo rispetto di norme igienico-sanitarie, di sicurezza, fiscali e del lavoro. Oggi se la prendono con la Germania, ma è soprattutto con se stesso che il popolo greco dovrebbe prendersela, per aver lucrato dell'illegalità diffusa e non aver controllato, più per correità che per negligenza o ingenuità, l'operato della sua corrotta classe dirigente. Ci ricorda nulla? Poi è ovvio che senza un'allentamento del rigore non vai da nessuna parte e che bisogna invertire una tendenza che ha consegnato le sorti di stati e popoli nelle mani di holding e organizzazioni finanziarie. Ma il piglio dei greci e con loro di molti euroscettici nei paesi in crisi, dovrebbe essere meno arrogante.
Riconoscere innanzitutto gli errori commessi, non imputare tutte le colpe agli altri e solo dopo promuovere una lotta politica per cambiare le regole del gioco, questa sarebbe la strada giusta da percorrere. Purtroppo un simile atteggiamento oggi non paga, specialmente per demagoghi in carriera, basti vedere l'evoluzione di Beppe Grillo, da fustigatore dei costumi a scovatore di capri espiatori. E quanti giovani leader seguono un simile percorso, perché gli umili, in politica, fanno poca strada.


Marco Lombardi



Venerdì 20 Febbraio,2015 Ore: 17:58