Lettera
  Condannati a piacerci così come siamo  

di Marco Lombardi

Curioso che la trasmissione La guerra dei venti anni, trasmessa da Canale Cinque nel prime time di domenica scorsa, abbia riscosso appena il 5% di share. All'estero una produzione del genere, dove un ex e papabile nuovo primo ministro, principale imputato in un processo per concussione, favoreggiamento della prostituzione e corruzione di minorenne (nonché proprietario del network televisivo stesso), espone la sua tesi difensiva, avrebbe fatto il botto di ascolti. Certo, è come una fiction sulla malavita finanziata dalla mafia, non proprio il massimo dell'attendibilità. Tuttavia resta una pagina storica importante, che un cittadino inglese, tedesco o francese, avrebbe sentito il dovere di conoscere. Da noi nemmeno il prurito per lo scabroso ha prevalso. Sarebbe interessante sentire dalla diretta voce del 36% di italiani che oggi voterebbero per Berlusconi, un potenziale di quasi venti milioni di telespettatori, perché hanno snobbato l'evento. Forse non interessano loro né la fedina penale, né la condotta morale del proprio leader di riferimento, colui che dovrebbe governarli e rappresentarli nel mondo. Tutto questo contribuisce al senso di rigetto che sta montando per le vicende penali di Silvio Berlusconi, sempre più un affare solo della Procura di Milano e del PdL. Basti pensare a come politica ed istituzioni hanno reagito alla manifestazione di Brescia, salvo Beppe Grillo e Niki Vendola, un silenzio assoluto. Assordante quello di Giorgio Napolitano, visto il suo ruolo di garante dell'indipendenza dei tre poteri dello Stato. Presto anche i mezzi di comunicazione potrebbero decidere di abbassare le luci su queste vicende, perché prive di un pubblico. Succede, quando la cultura civica è sostituita dall'indice di gradimento, in una democrazia dove il cittadino-cliente ha sempre ragione.

Marco Lombardi




Mercoledì 15 Maggio,2013 Ore: 15:23