Lettera
NEGRIERI DEL XXI SECOLO

di Vincenzo Lombardo

Come si sa i negrieri erano i trafficanti-bianchi- di schiavi-negri- che trasportavano poveri cristi dall’Africa in America dove venivano venduti soprattutto come manodopera da utilizzare nelle piantagioni di cotone, quindi principalmente negli stati del Sud, per quanto concerne la futura federazione degli stati uniti.
Oggi il termine viene utilizzato per indicare datori di lavoro che sfruttano e maltrattano i propri dipendenti. E’ in questa seconda accezione che mi voglio occupare della questione.
Apparentemente viviamo in una società democratica fondata sulla libertà degli individui. Siamo talmente convinti della bontà di questo sistema che ci concediamo persino il lusso di spendere miliardi di euro per esportarlo nei paesi “arretrati” del mondo che adottano altri sistemi sociali e statuali e, se questi si permettono di resistere, vengono civilizzati a colpi di missili, bombe e tutto l’armamentario bellico dei paesi sviluppati e civilizzati, quasi esclusivamente paesi occidentali a regime capitalistico. Queste esportazioni violente acquistano nella propaganda ufficiale il termine di guerre umanitarie, specie di sacrificio che i paesi sviluppati compiono per regalare democrazia, diritti civili, benessere e felicità alle sfortunate popolazioni dei paesi arretrati. Questo atteggiamento non differisce per niente dalla concezione che del colonialismo britannico dell’’800 e ‘900 aveva lo scrittore Rudyard Kipling il quale parlava del white burden (fardello bianco) che gli inglesi si accollavano a beneficio dei popoli dell’Asia e dell’Africa.
La nostra civiltà di paesi capitalistici è talmente superiore che ci possiamo permettere lussi come quelli che seguono. Nel mio paese, così come in migliaia di altri paesi, esistono datori di lavoro talmente civili che fanno lavorare i/le loro dipendenti per 11 ore effettive al giorno- altro che “e se son poche le 8 ore andate voi a lavorar”- con lo stratosferico compenso di di 5-600€ al mese. Effettive, perché la fortunata forza lavoro è impegnata con l’azienda dalle 7,30 alle 21-21,30. Solo che c’è di mezzo quella seccatura di intermezzo fra la chiusura e la riapertura, altrimenti la fortunata forza lavoro avrebbe il privilegio di lavorare per oltre 12-13 ore. Si capisce che le 11 ore sono tutte di lavoro ordinario, perché in questi paradisi sociali non esiste il concetto di lavoro straordinario. Naturalmente in questi luoghi ameni l’idea di un contratto è assolutamente assente, non che i padroni non sanno che esistono, giacchè hanno istruito i/le dipendenti, che hanno l’obbligo di dichiarare, nel caso improbabile di un controllo da parte dell’ispettorato del lavoro, che lavorano per due ore al giorno e che sono stat* assunt* un’ora prima. Si intende che questa civiltà elevata non sa cosa significano contributi previdenziali e assistenziali; c’è da supporre che anche l’obbligo della contribuzione fiscale, le imposte, obbedisca alla stessa linea di condotta che caratterizza la contribuzione previdenziale. La fattispecie imprenditoriale che ho davanti gli occhi lamenta il carico fiscale, che i lavoratori sono pigri e che no ce la fa più. Intanto ha aperto 4 punti vendita; si tratta di supermercati a gestione familiare, anche se collegati a reti di distribuzione nazionale.
Ma ci sono situazioni ancora più eclatanti. Si tratta di alcune scuole private, dove gli/le insegnanti lavorano gratuitamente, solo per acquisire punteggio ai fini della carriera scolastica. Qua, però, i contributi previdenziali vengono versati: peccato che a pagarseli sono i lavoratori, per lo più lavoratrici. Gli schiavi dei secoli andati avevano almeno vitto e alloggio.
Mi chiedo: che fare? Sono andato alla CGIL per denunziare lo sfruttamento e le irregolarità e mi hanno candidamente detto che se i lavoratori non fanno una vertenza non si può fare niente. Inutile sostenere che queste persone sono terrorizzate dall’idea di una vertenza per due motivi: vengono subito licenziate e “si macchiano la fedina penale”, cioè nessun altro datore di lavoro sarà disposto ad assumerle, dal momento che hanno osato rivendicare dei diritti.
Come intervenire? Nel caso del supermercato una possibile azione è il boicottaggio; personalmente lo sto attuando, ma mi rendo conto che, anche qui, una rondine non fa primavera. Certo che fa una rabbia immensa pensare che se un morto di fame ruba un chilo di pasta o un litro di latte in quel supermercato le forze dell’ordine e la magistratura si attivano immediatamente, mentre il proprietario può rubare salario in forma continuata ai dipendenti, senza che nessun tutore della legge avverta il bisogno di intervenire. Possibile che nessuno sbirro e nessun magistrato pensi di mettere delle “cimici” a tutela del lavoro?
Vi chiedo: avete dei suggerimenti perché giustizia sia fatta partendo dal basso? Perché il solo denunziare e lamentarsi, senza incidere nella realtà delle cose, a lungo andare diventa sterile e frustante.
Come si sente la mancanza di un forte partito comunista!

Vincenzo Lombardo
Raffadali



Luned́ 22 Agosto,2011 Ore: 18:22