Lettera
Strane logiche cattoliche sul «fine-vita»

di Attilio Doni

  Una lettrice, su La Stampa del 20 aprile, scrive: "E’ vero che la società odierna predica l’individualismo come valore imperante, ma resta il fatto che io non mi sono fatta da me. Non solo: nessuno di noi può dire di aver deciso quando venire al mondo...Potranno essere argomentazioni banali, ma a me danno questa coscienza: io non sono mia. Certo, si può non aver fede, non credere in alcunché, ma eliminare la dimensione del Mistero che è legata all’esistenza di una vita (e che per me, cattolica, ha la M maiuscola) mi sembra porti alla vittoria dell’irrazionalità". La razionalità, quindi, secondo la lettrice, sarebbe la seguente: poiché non sono stato io a crearmi, io non sono padrone di me stesso. Quindi qualsiasi decisione riguardante la mia vita, come vivere e come morire, è subordinata al volere del mio Creatore. Il Creatore, poiché mi ha creato, è il mio padrone. Ammettendo pure questa strana logica, non si comprende per quale motivo il padrone, riguardo al «fine-vita», diventi lo Stato. O meglio, si comprende: lo Stato s'identifica col Creatore. Poco danno per la lettrice che non si sente "sua": ha solo cambiato padrone. Gravissimo danno per me che mi sento "mio": ho trovato un padrone prepotente ed anche vigliacco, giacché s'impossessa di me quando non sono in condizioni di reagire.

 

Attilio Doni

Genova

 

 



Sabato 30 Aprile,2011 Ore: 21:08