Islam.
Moschea a Firenze, tutte le religioni sono d'accordo, tranne una

di Agenzia NEV del 23/03/2011

Le comunità religiose di Livorno: libertà religiosa inscindibile dall'avere un luogo di culto


Roma (NEV), 23 marzo 2011 – Sembravano davvero tutti d'accordo i rappresentanti del mondo religioso e laico che hanno partecipato lo scorso 9 marzo a Firenze all'incontro “Moschea per la città”. Dal pastore valdese Pawel Gajewski al rabbino capo Joseph Levi, dal coordinatore del Centro pastorale diocesano per il dialogo ecumenico e interreligioso Marco Bontempi all'imam Ezzedin Elzir, tutti hanno affermato il diritto e la necessità della costruzione di una moschea cittadina in grado di ospitare i credenti musulmani del capoluogo fiorentino. C'è però chi ha fatto marcia indietro: secondo la curia fiorentina infatti i tempi per la costruzione in città di una moschea non sono ancora maturi. In campo è sceso direttamente il vescovo Giuseppe Betori sostenendo la possibilità di avere diverse piccole moschee sparse per la città, ma dicendosi contrario alla costruzione di un luogo di culto centrale. Sempre secondo Betori, “una moschea non è solo un luogo di culto, ma anche uno spazio di cultura e d'istruzione che non si può equiparare a una chiesa”. Non ci ha ripensato invece il pastore valdese Gajewski che ribadisce la posizione già espressa: “Non ho dubbi che la moschea debba esserci e debba essere costruita nel centro storico. Questa collocazione avrebbe un grande valore simbolico: una moschea costruita nel cuore della città comunicherebbe in modo immediato il messaggio della convivenza e dell’interazione della comunità islamica con il ricchissimo patrimonio di una città considerata, a ragione, una delle capitali culturali del mondo. Certo – ha proseguito Gajewski - c'è anche una questione estetica non indifferente: per mantenere, anzi per arricchire, lo skyline della città la progettazione della moschea dovrebbe seguire la logica dell’innesto. Esempi di questo genere si vedono in tante capitali europee, basti pensare a Berlino o a Parigi. Sulla base di un edificio preesistente si dovrebbe innestare una costruzione nuova corrispondente alla realtà dell’islam italiano vissuto e condiviso nella capitale della cultura italiana”.
Sempre rimanendo in Toscana, il problema della costruzione di una moschea si pone anche a Livorno. Qui però le confessioni religiose della città, chiesa cattolica compresa, hanno messo nero su bianco che la libertà religiosa sancita dalla Costituzione italiana “sia collegata in modo inscindibile alla possibilità di disporre di un edificio di culto dignitoso”. Una convinzione esposta in una lettera sottoscritta, tra gli altri, dal pastore valdese Klaus Langeneck, dalla pastora battista Lidia Giorgi, dal vicario episcopale Paolo Razzutti, e dal presidente della comunità ebraica Samuel Zarrugh.


Giovedì 24 Marzo,2011 Ore: 16:40