La donna nell’Islam

di Cristina Guerrieri

Intervento pronunciato al Convegno "L'attualità del Messaggio divino di Muhammad Sallallaho alayhi wa sallam" a cura dell'Associazione Culturale Islamica Muhammadiah


Vi riporto il testo del mio discorso dello scorso 9 dicembre. Il discorso è stato visionato e approvato da due Sapienti con tanto di titoli (veri) di due scuole di pensiero diverse. Buona lettura. ( Cristina Guerrieri )
Bismillah Ir-rahman Ir-rahim
Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso.
Parlare della donna nell’Islam rappresenta attualmente un compito non semplice considerando la vastità delle tematiche che ruotano intorno alla sua figura, dalle più complesse come in merito ai suoi diritti sanciti dalla Shariah e il suo ruolo nella società, a quelle più semplici (ma non sicuramente meno importanti, e forse a volte più apprezzati dal gossip giornalistico) come la questione del velo, l’età minima per contrarre il matrimonio, ecc. Ancora oggi nel mondo occidentale, il binomio “donna musulmana” evoca immagini di sottomissione, fragilità, donne prive di cultura e diritti. Sarebbe troppo riduttivo e semplicistico pensare che la condizione delle donne musulmane sia la stessa considerando che nel mondo ci sono quasi due miliardi di musulmani, distribuiti in ogni angolo del pianeta. Ci sono paesi molto più liberali come l’Indonesia o il Marocco, e altri più chiusi e ortodossi come l’Arabia Saudita. Inoltre la condizione della donna musulmana può variare anche all’interno di un stesso stato, come per esempio in Pakistan, dove abbiamo molte sfaccettature e differenze passando dalle zone più rurali alle grandi metropoli. Inoltre, non esiste un’unica interpretazione in vari argomenti della dottrina islamica, ma divergenze a seconda delle scuole, a maggioranza  sunnita, senza considerare le correnti islamiche minoritarie.  
Secondo il Corano, come si può leggere nella sura Baqarah (la Giovenca), al versetto 256: “Non c’è costrizione nella religione La retta via ben si distingue dall'errore. Chi dunque rifiuta l'idolo e crede in Allah, si aggrappa all'impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è Sami’ (colui che tutto ascolta) e ‘Alìm (il Sapiente)
O ancora: Se il tuo Signore volesse, tutti coloro che sono sulla terra crederebbero. Vorrai tu (o Profeta) forzare la gente sino a quando essi diventano Musulmani?" (Yunus “Giona” 10:99)
Nella società preislamica i musulmani erano politeisti e adoravano gli idoli, si racconta che all’interno della Ka’aba alla Mecca ci fossero più di 300 idoli. La società araba era retta, come molte società antiche, dal dominio maschile e dalla disparità dei sessi in qualsiasi ambito: la condizione della donna era assai dura, considerata una disgrazia per la famiglia, oppressa, disprezzata e privata di ogni più elementare diritto, considerata come un oggetto o una proprietà che si poteva perfino ereditare.
La prima “rivoluzione” si ebbe grazie all’Islam dove si parlò per la prima volta di parità dei credenti e delle credenti di fronte a Dio.
Nella raccolta di ahadith Jami’ at-Tirmidhi, nel Capitolo su Tafsir (Interpretazione autentica del Corano) viene riportato un hadith (tradizione) narrato da una moglie del Profeta sallallaho alayhi wa sallam, Umm ‘Umarah Al-Ansariyyah” (Radi Allāh ‘Anhā):
lei venne dal Profeta (sallallaho alayhi wa sallam) e disse: “non vedo altro che ogni cosa è per gli uomini, e non vedo nulla che è stata detta per le donne.” Così questo Ayah (versetto del Corano) fu rivelato:
“In verità i musulmani e le musulmane, i credenti e le credenti, i devoti e le devote, i leali e le leali, i perseveranti e le perseveranti, i timorati e le timorate, quelli che fanno l'elemosina e quelle che fanno l'elemosina, i digiunatori e le digiunatrici, i casti e le caste, quelli che spesso ricordano Allah e quelle che spesso ricordano Allah, sono coloro per i quali Allah ha disposto perdono ed enorme ricompensa.” (versetto 35, surah Al- Ahzâb “Le fazioni alleate”). Grado: Hasan (Darussalam) (English reference : Vol. 5, Book 44, Hadith 3211 Arabic reference : Book 47, Hadith 3517)
Esiste certamente nel Corano un “appello alla parità” che si riconosce, senza distinzioni tra uomini e donne, attraverso parole come “gente”, “figli di Adamo”, “popolo” o umma (comunità), come esistono versetti del Corano, come quello riportato poc’anzi, che fa distinzioni, ma questo solo per dare più enfasi al valore della parità uomo e donna, come facenti parte di un’unica creazione e quindi giudicati in egual modo di fronte al cospetto di Dio:
"I credenti e le credenti sono alleati gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole, eseguono l'orazione pagano la decima e obbediscono ad Allah e al Suo Messaggero. Ecco coloro che godranno della misericordia di Allah. Allah è eccelso, saggio."(At-Tawba “il pentimento” 9:71).
"Il loro Signore risponde all'invocazione: "In verità non farò andare perduto nulla di quello che fate, uomini o donne che siate, ché gli uni vengono dagli altri. "(Al-‘Imran “La famiglia di Imran” 3:195).
"Chi farà un male, subirà una sanzione corrispondente, mentre chi fa il bene, essendo credente, maschio o femmina, sarà fra coloro che entreranno nel Giardino in cui riceveranno di ogni cosa a profusione. " (Al-Ghafir “Il Perdonatore” 40:40).
"Daremo una vita eccellente a chiunque, maschio o femmina, sia credente e compia il bene. Compenseremo quelli che sono stati costanti in ragione delle loro azioni migliori." (An-Nahl “Le api” 16:97)
Senza nulla togliere alle differenze fisiche e alla diversa sensibilità che caratterizza un uomo e una donna, per il Sacro e Glorioso Corano, entrambi sono creature di Dio con l’obiettivo sulla terra di adorare il loro Signore compiendo il bene evitando il male, e giudicabili allo stesso modo. Nel Corano non troveremmo mai la donna come fonte di seduzione e di inganno per il suo compagno, ma al contrario, troveremo citate due grandi donne della storia di cui si invita a seguire l’esempio di lealtà verso Dio, donne come la vergine Maria salaam Allāh ʿalayha e la moglie del faraone vissuta ai tempi di Musa (Mosè) ʿalayhi as-salām
Nella surah 66 At-Tahrim dai versetti 11 al 12 leggiamo:
 "Allah ha proposto ai credenti l'esempio della moglie di Faraone , quando invocò: « Signore, costruiscimi vicino a Te una casa nel Giardino. Salvami da Faraone e dalle opere sue. Salvami dagli ingiusti». E Maria, figlia di 'Imrân, che conservò la sua verginità; insufflammo in lei del Nostro Spirito. Attestò la veridicità delle Parole del suo Signore e dei Suoi Libri e fu una delle devote”.
Maryah bint ‘Imran salaam Allāh ʿalayha, di cui il Corano ne riconosce il miracolo della verginità e la grande devozione verso Allah (al punto da dedicarle un’intera Sura) è l’unica donna che viene nominata anche per identificare il nome di Gesù, che rappresenta un’eccezione nella onomastica araba (viene chiamato Īsā ibn Maryam ʿalayhi as-salām).
La moglie del Faraone, citata in alcuni ahadith come Asiyah la moglie di Fir’awn o chiamata anche Asiya bint Muzahim, si dice che fu una delle grandi donne del passato. Rinnegò la fede politeista dell’antico Egitto e abbracciò il monoteismo di Musa ʿalayhi as-salām pregando in segreto e morendo sotto torture una volta scoperta.
Durante il periodo della missione profetica di Muhammad (sallallaho alayhi wa sallam) altre donne si aggiungeranno all’elenco delle grandi donne del passato.  In un hadith tratto da Jami’ at-Tirmidhi, Il Capitolo delle Virtù abbiamo una testimonianza narrata da Anas RadhiAllahu'anhu:
Il Profeta (sallallaho alayhi wa sallam) disse: Sufficienti per voi (indicando esempi di virtù) tra le donne dell’umanità siano Maryah bint ‘Imran, Khadijah bint Khuwailid, Fatimah bint Muhammad e Asiyah la moglie di Fir’awn.” Grado: Sahih (Darussalam) Riferimento inglese: vol. 1, libro 46, Hadith 3878 Riferimento arabo: libro 49, Hadith 4252
Khadijah bint Khuwailid Radi Allāh ‘Anhā fu la prima moglie del Profeta (sallallaho alayhi wa sallam), madre dei suoi figli, prima donna musulmana della storia e l’unica che fin dal principio credete alle parole del marito e lo incoraggiò nella sua opera, una donna che verrà ricordata e citata molto spesso, anche dopo la sua morte. Fatimah bint Muhammad Radi Allāh ‘Anhā è invece la figlia prediletta del Profeta, esempio raro di coraggio, forza, che lo sosteneva nelle difficoltà, oltre ad essere sostenitrice della sua famiglia come moglie di Alì ibn Talib RadhiAllahu'anhu (che sarà successivamente il quarto califfo ben guidato) e madre degli unici discendenti maschi: Hasan e Husayn RadhiAllahu 'anh'um.
Le donne musulmane occupavano un posto di rilievo nella società che si stava venendo a creare, partecipando attivamente alla vita della comunità. Molto spesso si dimentica dell’apporto che diedero le prime donne musulmane alla divulgazione del messaggio, lo stesso Umar RadhiAllahu'anhu, che sarà successivamente il secondo Califfo, si convertì dopo una discussione con la sorella, divenuta musulmana prima di lui, e che gli diede alcuni ayat da leggere, come riporta il Tabarì.
La terza moglie del Profeta ʿĀʾisha bint Abī Bakr Radi Allāh ‘Anhā, conosciuta come “as-saddiqa bint as-siddik”, la veridica, figlia del veridico, parteciperà attivamente alla vita della comunità fino ai suoi ultimi giorni di vita terrena, riportando, grazie alla sua grande intelligenza e memoria, il maggior numero di ahadith che noi conosciamo. Abu Musa RadhiAllahu'anhu diceva di lei: “Per ogni questione che ci sembrava di difficile risoluzione, noi Compagni del Profeta, ci recavamo da ‘Aisha, presso cui trovavamo la soluzione”. Abu Salman Abd Ar-Rahman dirà di lei: “in tutta la mia vita non ho mai incontrato persona più colta e sapiente di ‘Aisha per quel che riguarda la Sunna del Profeta, l’esegesi del Corano e gli affari del Culto”.
Come riporta Ibn Hisham, nei primi anni dell’Islam accanto alla Moschea Masjid an-Nabawi di Medina, furono costruite due stanze in mattoni, una per Hazrat Sawda e una per Hazrat Aisha RadhiAllahu 'anh'um. La parte superiore delle stanze era coperta da tronchi di dattero. Più tardi, vennero costruite più stanze quando il Profeta sposò altre mogli. Quattro stanze erano fatte di mattoni e le altre cinque erano di pietra. I loro tetti erano fatti di rami di dattero. Il Profeta sallallaho alayhi wa sallam si trasferì nelle stanze costruite accanto a Masjid an-Nabawi dalla casa di Abu Ayyub al-Ansari, dopo la loro costruzione. (vedi Ibn Hisham, ibid, V. 2, p. 143). Questa testimonianza rimarrà fino all’epoca del califfo omayyade Waled Ibn Abdulmalik. Tra gli anni 707 e 708, quando Omar ibn Abdulaziz era il governatore di Madina, le stanze delle mogli del Profeta (sallallaho alayhi wa sallam) verranno incorporate alla moschea, causando grande dolore e turbamento tra i musulmani.
Con il passare dei secoli ebbe sempre maggior importanza riportare l’esempio maschile citandone nomi e atti, dimenticando il valore delle “Compagne del Profeta” e di tutte quelle donne che parteciparono, a volte, pure in battaglia, per la difesa del proprio credo, escludendo, le donne, dalla vita religiosa e dalla stessa moschea, come avviene al giorno d’oggi nei credi più ortodossi ed estremisti.
Si dimenticherà con il tempo anche il grande contributo che diedero donne del calibro di Fatima Al-Fihriya, che fondò nell’859 la più antica istituzione educativa esistente al mondo, l’Università al-Qarawiyyin; e di Al-Khanzidara che edificò l’università di Al-Alzhar in Egitto, oggi una delle principali e universalmente riconosciute Università Islamiche.
Un intellettuale egiziano, Oasim Amin, dirà "La Legge islamica ha preceduto tutte le altre Legislazioni, proclamando l'uguaglianza della donna e dell'uomo.", anche se ciò avvenne solo teoricamente, poiché la condizione femminile nel mondo non è mutata poi così tanto.
Come riporta Vittoria Alliata nel suo libro Harem, Memorie d’Arabia di una nobildonna siciliana, libro sulle sue esperienze di viaggio nel mondo arabo alla fine degli anni 70-primi anni 80, al capitolo 24, parlando con la figlia dell’ex ministro yemenita:
“E’ in nome del Corano che dobbiamo lottare,” mi rispose Giamilia, quando le espressi il mio raccapriccio per la condizione delle donne yemenite. “L’Islam è giustizia ed eguaglianza, l’Islam è tradizione e rivoluzione, l’Islam è spirito e azione, ma i musulmani sono degli ignoranti”. […]
“Dovrei raccontarti che il diritto musulmano è stato il primo al mondo a dare alla donna l’eguaglianza patrimoniale, a garantire diritto all’eredità, a proteggerla in caso di divorzio, a provvedere per gli alimenti ai figli, ad assicurare la sopravvivenza degli orfani, a capire l’importanza della sessualità anche per la donna, e a far sì che essa non venisse sfruttata né in casa né sul lavoro. Bisognerebbe sottolineare il fatto che il Corano raccomanda d’istruire le ragazze, di non sposarle contro il loro desiderio e di versare a loro l’intera somma della dote.
“Tu mi potresti rispondere che questa non è eguaglianza, che la testimonianza di una donna in tribunale vale la metà di quella di un uomo, che il marito ha diritti di controllo e sorveglianza incompatibili con il concetto di parità di sessi; che modestia e pudore non sono delle virtù da imporre con il velo, che il ripudio è una cosa aberrante e la poligamia lo è altrettanto.
Ti risponderei a mia volta che in realtà la poligamia non è affatto accettata dal Corano, poiché il testo dice: “Se temete di non riuscire a risolvere equamente il problema degli orfani, allora sposate delle donne di vostra scelta, due, tre o quattro; ma se temete di non riuscire a trattarle equamente allora sposatene una sola”. E più in là “Non sarete mai capaci di essere equi e giusti nel confronto di più donne”. Ciò significa che solo in tempo di guerra, ove si presenti un eccesso di donne, vedove ed orfane, è tollerato che l’uomo prenda più mogli, a patto però di trattarle in maniera identica.
[…] sul ripudio il Profeta ebbe a dichiarare “tra le cose permesse il divorzio è la più detestabile”. […] e sul velo l’unico versetto (portato come testimonianza): “esse dovrebbero coprire il loro seno e non mostrare le loro bellezze se non ai loro mariti, padri, suoceri…”aggiungendo che si ammoniscono anche gli uomini ad abbassare lo sguardo e ad essere anch’essi modesti. […]
[..] Dovrei ricordarti i primi secoli dell’Islam, quando studiosi di fama partivano dal Maghreb, e dalla Spagna per andare a consultare le teologhe dell’Iraq o dell’Arabia, le scienziate e le sagge, mentre in Europa bruciavano le streghe.” […]
In questa epoca in cui quotidianamente veniamo a contatto con ogni genere di notizie, molto spesso di violenze sulle donne in ogni angolo del pianeta, dove spesso vengono divulgate falsità sulle dottrine religiose da parte di persone che non hanno a cuore né la pace e la crescita della comunità, né l’uguaglianza tra gli esseri umani, risulta sempre più urgente creare istituzioni atte ad istruire ed educare per rendere migliori le generazioni future. La missione di ogni credente, uomo e donna che sia, è quella di mantenere e salvaguardare il senso spirituale delle rivelazioni divine, il senso nascosto, esoterico, e quindi valido al di là della storia e del tempo. La coscienza religiosa dell’Islam è centrata su un patto di fedeltà tra Dio e gli esseri umani, una fedeltà che i profeti sono venuti a ricordare nel corso dei secoli, agli uomini. Noi donne dobbiamo rappresentare ed assolvere al nostro compito, non solo di madri all’interno della famiglia, ma anche di educatrici all’interno della stessa comunità. Bisogna riconoscere che se in alcuni paesi arabi le donne non godono dei diritti a loro accordati la causa è solo nell’interpretazione errata e personale che viene data delle scritture e alla società maschilista in cui vivono. Il Corano non fa distinzione di sesso quando esorta a leggere, imparare, conoscere.
Hazrar Mevlana Jalaluddin Rumi Efendimiz scrisse:
Il Profeta (sallallaho alayhi wa sallam) ha detto che la donna prevale sugli uomini saggi e intelligenti. Invece gli uomini ignoranti prevalgono sulla donna, poiché in essi è imprigionata la ferocia dell'animale. Sono privi di tenerezza, di bontà e di affetto, poiché l'animalità prevale sulla loro umanità. L'amore e la tenerezza sono qualità umane; la collera e la lussuria sono qualità animalesche.
La donna è un raggio di Allah e quando è molto amata non è più creatura terrena: è un essere umano, sì, eppure sembra entità increata.
Concludo il mio discorso dicendo che il Profeta sallallaho alayhi wa sallam fino all’ultimo istante della sua vita terrena non si dimenticò mai delle donne. Nel suo ultimo sermone ammonì i musulmani con queste parole: “Trattate bene le vostre donne e siate gentili con esse perché sono le vostre compagne e  le vostre aiutanti fidate”. Un politico pakistano, Bāchā Khān dirà: “Se vuoi sapere quanto una cultura è civilizzata, guarda come tratta le donne” .
Quanto detto sia per la maggior Gloria di Allah
Cristina Amira Guerrieri, Brescia 9 dicembre 2017 – 21 Rabi’l 1439 AH
 



Domenica 17 Dicembre,2017 Ore: 18:23