Appello
Fermiamo il bagno di sangue in Siria

di Associazione Donne Musulmane D’Italia

Appello al governo italiano e ai governi del mondo, alle autorità religiose di tutte le religioni ed in particolare del Vaticano


Associazione Donne Musulmane D’Italia -      membro dell’EFOMW www.efomw.eu
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L’Associazione delle Donne Musulmane in Italia ADMI ha organizzato per venerdì 30 settembre un sit-in in piazza San Babila a Milano, dalle ore 16.00 alle 19.00 per denunciare l’ennesimo crimine perpetrato dal regime Siriano nei confronti del suo popolo, questa volta contro una ragazza indifesa di 18 anni, colpevole di essere la sorella di uno degli organizzatori delle manifestazioni pacifiche a Homs, la terza città in Siria. Zainab Al-Hosni è stata rapita, torturata, scorticata, e fatta a pezzi. ll cadavere della ragazza e' stato scoperto dalla famiglia il 13 settembre scorso durante l'identificazione, in un ospedale militare, del corpo del fratello Mohammad, anche lui arrestato, torturato e ucciso mentre era in carcere. Zainab al-Hosni era stata arrestata dagli uomini della sicurezza siriana il 27 luglio scorso, per cercare di convincere il fratello, l'attivista Mohammad Deeb al-Hosni a consegnarsi agli agenti. Dopo l'arresto di Zainab a luglio, il giovane era stato contattato al telefono dai suoi rapitori, che gli avrebbero detto che, se lui avesse smesso di organizzare attività anti regime, la sorella sarebbe stata rilasciata.
Lo denuncia anche Amnesty International che sottolinea come questo ritrovamento rappresenti una prova dell'estrema brutalità utilizzata dalle forze siriane nei confronti dei manifestanti arrestati. Con l'uccisione di Zainab al-Hosni sale a 103 il numero delle persone morte in carcere dallo scorso marzo, quando sono iniziate le proteste contro il regime. Tutti i corpi ritrovati mostrano segni di percosse, torture e colpi di arma da fuoco.
Alla madre dei due giovani, prima di ritirare i cadaveri dei figli, è stato fatto firmare un documento in cui dichiarava che Zainab e Mohammed erano stati rapiti e uccisi da bande armate.
Il popolo siriano sta manifestando pacificamente ormai da sette mesi per chiedere la fine del regime dittatoriale e sanguinario di Bashar Al Assad, preceduto da quello del padre, altrettanto spietato nei confronti di chiunque avesse manifestato il proprio dissenso nei confronti della politica del partito unico e delle barbare persecuzioni nei confronti di chi non si riconosce in essa.
Da più di quarant’anni, dal momento della salita al potere di Assad padre, i siriani non hanno la libertà di esprimersi e di scegliere da chi essere governati. Hanno dovuto sopportare per decenni ogni sorta di oppressione e di umiliazione, stretti nella morsa di un regime totalitario e corrotto.
Da sette mesi a questa parte i siriani hanno finalmente trovato il coraggio di alzare la testa e di scendere nelle piazze per chiedere, tutti insieme, la caduta del regime. Da sette mesi a questa parte non vi è città siriana nella quale non ci siano state manifestazioni, in particolare ogni venerdì, per chiedere libertà e democrazia, manifestazioni sistematicamente represse nel sangue dai cecchini di Assad, ma che nonostante questo stanno continuando, sempre più numerose, sia di giorno che di notte. I militari che rifiutano di sparare contro la folla vengono immediatamente uccisi. La città di Deraa, nella quale sono iniziate le manifestazioni pacifiche, è stata assediata dai carri armati per settimane: la popolazione di Deraa è stata privata del cibo e dell’acqua dal regime, ha sofferto la fame e la sete come rappresaglia per aver chiesto pacificamente libertà e democrazia. Oltre alle torture feroci inflitte a coloro che sono stati imprigionati in seguito a rastrellamenti durante i quali non sono stati risparmiati nemmeno i beni materiali: molte case sono state distrutte e devastate nel corso degli arresti.
Non sono stati risparmiati nemmeno i bambini: Hamza Al Khatib (13 anni) è uno di quelli il cui corpo martoriato da torture indescrivibili è stato restituito ai genitori alcune settimane dopo il suo arresto.
Il regime ha pensato che continuando a terrorizzare il popolo avrebbe sedato le proteste. Ma si è sbagliato, le manifestazioni pacifiche e le iniziative di disobbedienza civile si stanno moltiplicando, nonostante i manifestanti uccisi durante le manifestazioni e in seguito alle torture siano ormai più di 3.562
Numerosissimi anche i dispersi ed i prigionieri (oltre 70mila), i profughi (oltre 14.577)che sono riusciti a fuggire in Libano o a trovare rifugio in Turchia, prima che i carriarmati del sanguinario Maher Al Assad (fratello di Bashar) si appostassero sulle principali vie di fuga bloccandole.
Sentiamo il dovere di denunciare tutto questo. L’ADMI condivide e fa proprie gli appelli di Amnesty International e di tutte le associazioni per i diritti umani che condannano i crimini perpetrati dal regime siriano nei confronti del suo popolo.
Chiediamo al governo italiano e ai governi del mondo, alle autorità religiose di tutte le religioni ed in particolare del Vaticano di intervenire in modo più incisivo affinchè sia fermato il bagno di sangue in Sira, così come chiediamo alle organizzazioni, alle associazioni e alle persone che hanno a cuore i diritti delle donne di sottoscrivere questo documento.

Venerdì 30 settembre saremo in Piazza San Babila a Milano dalle ore 16.00 alle 19.00 insieme a donne di diverse età, nazionalità e religioni per condividere la comune indignazione di fronte alla barbarie perpetrata dal regime siriano e ribadire il nostro amore per la vita, la libertà, la dignità, la pace e il rispetto dei diritti umani.

Milano, 29.09.2011 Il direttivo ADMI

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Venerd́ 30 Settembre,2011 Ore: 12:27