Egitto,credenti uniti nella non violenza contro la tirannide

di Amina Salina

Ancora una volta in Egitto ieri giorno di preghiera. In piazza Tahrir si sono viste oltre un milione di persone che hanno manifestato pacificamente giorno e notte per la definitiva cacciata del rais Mubarak. Ancora una volta le masse protagoniste assolute della mobilitazione sono quelle stesse che secondo i teorici della fine della storia dovevano definitivamente uscire di scena assieme alla classe operaia e che prima non aveva dato alcun segno di voler ancora una volta rivoluzionare gli assetti geopolitici del Sud del Mediterraneo.
In questi giorni hanno manifestato insieme persone di ogni ceto sociale ed appartenenza religiosa, sacerdoti copti assieme ad imam, mentre ad Alessandria d'Egitto un gruppo di musulmani è stato difeso fisicamente dalla comunità copta dall'assalto di milizie armate di bastoni e coltelli che volevano reprimere il movimento popolare. Ci sono state nella repressione oltre mille feriti mentre decine di giornalisti ed attivisti dei diritti umani sono stati picchiati, arrestati dalla polizia che difende Mubarak perché non potessero documentare la feroce repressione contro il movimento democratico. Per fortuna alcuni di loro sono stati liberati e sembra che la repressione si sia allentata anche perché il presidente degli Stati Uniti sembra orientato a favorire la cacciata del presidente.
I Fratelli musulmani, che sono formalmente nella clandestinità, sono destinati ad avere un notevole peso sia sociale che politico nel nuovo Egitto del dopo Mubarak. Essi dopo aver tenuto un basso profilo per non strumentalizzare il movimento ed aver sempre optato per la nonviolenza, anche davanti alla repressione sanguinosa dei miliziani contro la popolazione inerme sono diventati la principale forza di opposizione.
Tra i commentatori esperti del mondo arabo si sta concretizzando l'ipotesi di trovarsi davanti di qui a pochi anni a paesi arabi sostanzialmente democratici, dove la ricchezza verrà distribuita in modo meno disuguale tra la popolazione e dove un islam moderato alla turca, non necessariamente anti-americano e antioccidentale, può diventare una realtà. E' l'ipotesi su cui stanno lavorando gli esperti dell'amministrazione Obama. Questo scenario diminuirà senz'altro il ruolo dei paesi neocolonialisti sulla politica e sull'economia dei paesi arabi. Senza arrivare a uno scontro di civiltà può favorire una pace vera e una stabilità effettiva in modo che l'area possa decollare economicamente.
Il recupero dell'identità arabo-islamica della propria storia della propria cultura andrà di pari passo con l'uscita dalla miseria materiale e spirituale .
Che Allah sostenga e guidi questo popolo verso la libertà senza la quale è molto difficile vivere da musulmani.
SALAM
AMINA SALINA.



Sabato 05 Febbraio,2011 Ore: 18:18