I cavalieri del burqa

di Lidia Ravera

Adesso sono tutti d’accordo, dal Presidente Sarkozy alla ministra Carfagna: vietiamo il Burqa, strappiamo alle immigrate il Niqab dalla faccia. Fuori dalla scuola le sottomesse alla Religione Padrona. Se vogliono stare nei nostri civilissimi Paesi che si mettano anche loro microgonna e push up, mostrino il culo, mostrino il seno, come facciamo noi, che abbiamo conquistato la libertà di farci valutare al primo sguardo. Noi sì che sappiamo come si trattano le donne. Diamo “Pari opportunità” alle immigrate. Vietiamo loro di essere diverse da noi. Chissà, magari aumentiamo la fornitura di quarti di manza da appendere al gancio delle nostre libere macellerie! È curioso, tutto questo improvviso interesse per l’emancipazione femminile. È curioso che, ancora una volta, si decida di legiferare sul corpo delle donne, come se appartenesse non alle donne medesime, in quanto persone, ma allo Stato, ai Governi. Tutte velate, vuole la Legge Coranica. Tutte svelate, vuole la Legge Italica. E le donne continuano a venire vestite e spogliate, obbligate e ricattate, costrette a piegarsi o comandate a ribellarsi. Il rispetto dov’è, in tutto questo vociare? «Tutti in Afganisthan a liberare le Afgane dall’oppressione degli Afghani». È quello che siamo andati a fare in Afghanistan, in Iraq? No, naturalmente, ma pare bello nascondersi dietro questa sorta di Cavalleria Violenta. Le donne immigrate nel nostro Paese da Paesi di diversa tradizione culturale e religiosa, devono essere aiutate e sostenute e difese se e quando vogliono ribellarsi a padri padroni, usanze intollerabili, limitazione della loro libertà personale. Non devono passare dalla tutela dei Komeinisti a quella dei Leghisti, dalla persecuzione dell’integralismo islamico a quella della presunta superiorità morale occidentale. Le donne hanno diritto alla libertà. Tutte.

28 gennaio 2010
 


Luned́ 01 Febbraio,2010 Ore: 15:37