Informativa  sul Forum sociale mondiale di Tunisi   

di Alfonso Navarra

Network Antinucleare Europeo

Manifesto di Firenze 10+10

Info: locosm@tin.it

Informativa di Alfonso Navarra sul Forum sociale mondiale di Tunisi - Sabato 30, Marzo 2013

Il Forum sociale mondiale di Tunisi, in un clima di entusiasmo percepibile visivamente e rumorosamente (tra canti e balli di ogni tipo, donne e giovani protagonisti assoluti), è arrivato al capolinea. Ha visto succedersi, nei suoi giorni, dal 26 al 30 marzo, un fuoco pirotecnico di eventi: marce, mobilitazioni, iniziative di solidarietà, ateliers, seminari, assemblee, attivività culturali.

Vibrazioni positive nell’aria che hanno contagiato la città arabo-franco-africana, rimasta pienamente coinvolta: i sogni dei “venditori” di utopie, nel nobile senso di Martin Luther King, o di Nelson Mandela, o di Che Guevara, all’insegna della parola d’ordine “dignità”, hanno trovato “compratori” che li hanno pesati, incartati e portati a casa, qui come in ogni altra parte del mondo.

Nella Fiera delle idee per un nuovo mondo possibile hanno tenuto banco, tra molti altri, i temi che proviamo ad elencare schematicamente:

- la situazione tunisina e delle Primavere arabe;

- la questione palestinese (a cui è stata dedicata la manifestazione di chiusura del 30 marzo);

- la liberazione femminista;

- lo sviluppo verde contro il cambiamento climatico;

- la rivolta dei debitori contro la finanza globalizzata;

- i diritti degli immigrati;

- le grandi opere inutili;

- eccetera, eccetera, eccetera.

Il Forum, con la sua sola presenza, le sue modalità di vivere e manifestarsi, ha rappresentato un aiuto concreto alla transizione democratica in Tunisia, minacciata da tendenze autoritarie e fondamentaliste (si pensi solo al recentissimo assassinio del capo dell’opposizione ad Ennhaza Chokri Belaid); ed alla lotta delle donne arabe per una piena uguaglianza nella “dignità” e nelle opportunità sociali con gli uomini.

La convergenza tra i movimenti altermondialisti, espressa dai documenti finali delle varie assemblee, indica la necessità che l’uscita dalla crisi, prodotta da neoliberismo e finanza speculativa, si accompagni allo sviluppo di una vera democrazia nel mondo.

Bisogna adottare politiche che colmino, anziché aggravarli, gli squilibri mondiali tra i Paesi colpendo gli interessi dei creditori globali e la logica del profitto e delle privatizzazioni che si aggrappa a meccanismi sempre più virtuali e folli.

Il modello economico e sociale alternativo che va perseguito è una conversione ecologica che, da una parte, dismetta le produzioni nocive e, dall’altra, garantisca la soddisfazione dei bisogni umani valorizzando i beni comuni in modo compatibile con gli ecosistemi.

In tale contesto, c’è stato adeguato spazio per il pensiero e l’azione degli attivisti contro il nucleare civile e militare, anche di quelli che si riconoscono nel manifesto elaborato a Firenze 10+10, che, dentro il Forum, hanno lavorato perché:

- la pressione internazionale, per il totale disarmo nucleare, si concretizzi attuando la tappa fondamentale della denuclearizzazione euro-mediterranea, adottata dalle Nazioni Uniite nel maggio 2010 (con l’opposizione della sola Israele);

- due carovane convergano a Les Hague (Francia), da Italia e Germania, lungo il percorso del treno che trasporta le scorie nucleari per il loro ritrattamento (alla fine del mese di aprile ci si incontra in Val di Susa);

- la Rete contro le Grandi Opere e la rete "rifiuti zero" tengano conto della lotta anti-nucleare (il documento sulle “grandi opere inutili” emerso al Forum conferma questa necessità, estesa anche alla lotta antimilitarista).

Questo lavoro ha trovato una sponda fondamentale nella collaborazione con l’ICAN (Campagna internazionale contro le armi nucleari) a coordinamento francese, gestore di molti spazi di discussione nel Forum, a partire dall’appello, lanciato a Marsiglia da questa coalizione di organizzazioni (includente Sortir du Nucléaire), per un Mediterraneo pacifico e solidale, libero dalle armi nucleari.

E’ grazie all’ICAN, da noi appoggiato, che il FSM ha condiviso l’obiettivo di costruire una sicurezza mediterranea basata sulla fiducia ottenuta nel lavorare insieme alla soddisfazione dei bisogni umani, contro i tentativi di imporre il terrore atomico e militare come soluzione politica dei conflitti.

E' questa la condizione di una civilizzazione di pace che voglia rompere con la storia delle guerre e dei colonialismi.

(si riporta in calce, per aiutare la comprensione informativa con altrì puntì di osservazione, il resoconto di Simonetta Cossu di SEL , un comunicato del Movimento per la Pace francese ed il report di “A Sud”).

Lista delle associationi che promuovono:

Comitato per attuare la volontà del referendum antinucleare Italia costituitosi a Firenze 10+10 (Campagna OSM-DPN, Confederazione Cobas, Energia Felice, Si alle rinnovabili - No al nucleare, ed altre… )

Réseau Sortir du nucléaire – France

Bundesweites Bündnis: gegen Atomkraft und für Demokratie - Germania

sinistraecologialiberta.it

sabato 30 marzo 2013 / Redazione

Forum di Tunisi, i movimenti non si arrendono e sono pronti a rilanciare

Il forum mondiale di Tunisi si prepara a chiudere dopo cinque giorni intensi. Oggi la manifestazione di chiusura è dedicata alla Palestina. Ma prima di sfilare per l’ultima volta in questa città meravigliosa ed accogliente si lavora fino all’ultimo per limare i documenti finali delle diverse tematiche affrontate in questi giorni. I primi ad aver discusso nelle assemblee di convergenza i loro documenti sono stati gli attivisti che si sono impegnati ad elaborare gli impegni e le piattaforme che saranno al centro delle iniziative dei prossimi mesi che riguardano Clima e migranti.

Clima

Per la prima volta al Forum uno spazio intero è stato dedicato ai cambiamenti climatici dove circa cento organizzazioni si sono coordinate per costruire un vero e proprio laboratorio in cui mettere insieme una strategia e delle risposte concrete che la politica non riesce a dare all’emergenza riscaldamento globale e peggioramento delle condizioni sociali. «Lottare per il clima – ha detto Pablo Solon ex ambasciatore all’ONU per la Bolivia e oggi direttore esecutivo di Focus on The global south– oggi significa lottare contro il land grabbing, la privatizzazione dell’acqua, la distruzione del territorio, la deforestazione. Tutte queste battaglie hanno una una cosa in comune: abbiamo verificato che i problemi cui si oppongono non possono essere risolti nei negoziati delle Nazioni unite. Se troveremo una soluzione, sappiamo che succederày perché non abbiamo imboccato la strada giusta solo all’Onu, ma perché saremo riusciti a tfarlo nelle strade, nelle nostre comunità, nella vita concreta delle persone».
Il Leit motif di tutti gli incontri è stato “cambiare il sistema”. Non basta più affermare che occorre diminuire le emissioni, lottare contro la privatizzazione dei beni comuni, bisogna incidere e l’unico modo è cambiare il sistema politico e sociale in cui viviamo.L’obiettivo quindi che si sono dati gli attivisti non è stato quindi di mettere in fila l’ennesima sequenza di esposizioni informate, di analisi e un susseguirsi di impegni. Per la prima volta le diverse associazioni hanno rinunciato alle proprie specificità per puntare a un progetto più grande, con priorità comuni, concordando gli strumenti da utilizzare e quelli da lasciar perdere, bollati come «false soluzioni da tutti/e». Questo ha prodotto un documento comune che è ancora in limatura e che prova a tenere insieme ecosistema e crisi economica.

Migranti

Uno dei temi caldi su questo lato del mediterraneo. Una ventina i seminari che si sono tenuti tutti i giorni che hanno avuto al centro le politiche migratorie degli Stati limitrofi. Nel mirino non poteva non esserci l’Italia e nell’assemblea di chiusura è stata chiesta la formazione di una commissione d’inchiesta sui comportamenti del nostro paese e della Tunisia.
Nel documento finale dell’assemblea le richieste sono per una libera circolazione delle persone, diritto di asilo e chiusura dei campi detenzioni. Si ribadisce il principio che i diritti fondamentali devono essere riconosciuti a tutti e ovunque, indipendentemente dalla nazionalità e dalla provenienza. Parrà una banalità ma purtroppo non lo è.
Tra le varie questioni affrontate vale sicuramente la pena riportare innanzitutto la volontà di coordinare iniziative contro la crescente consapevolezza o e critica degli effetti delle politiche securitarie europee verso gli assetti economici e politici del continente africano. Insieme al processo di esternalizzazione della frontiera europea che costringe i paesi africani ad eseguire rimpatri ed espulsioni collettive calpestando sistematicamente i diritti umani, si afferma l’imposizione di nuove relazioni internazionali tra gli stessi paesi africani: è a Bruxelles, ad esempio che si decide la politica dei visti della Mauritania verso i paesi confinanti, constringendo questo paese ad adottare una legge sull’immigrazione che introduce l’obbligo del permesso di soggiorno per i cittadini africani che attraversano il paese nel loro percorso verso l’Europa, oppure del Mali, dove recentemente con fondi UE è stato finanziato un sistema per il controllo biometrico degli accessi sul territorio nazionale. Campagne come Watch the Med e FrontExit presentate in questi giorni al Forum, assumono quindi l’obiettivo di costruire reti di pressione sugli organismi politici sia europei che africani, partendo dalla consapevolezza che le rivoluzioni della primavera araba hanno aperto un varco importante per rivendicare trasparenza e partecipazione rispetto agli accordi di cooperazione e sviluppo.

Presente al forum anche una delegazione dei rifugiati del campo di Choucha. Sono i profughi della guerra in Libia arrivati in tunisia che da ormai due anni sono stati posteggiati in un campo ONU che però ha annunciato che chiudera nel maggio 2013. Sono rimasti in 1300 provenienti da 13 paesi differenti, la maggior parte originaria del Sudan, della Somalia, della Nigeria, dell’Eritrea, dell’Etiopia e del Ciad. Alle 400 persone a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato è stato però rifiutato l’accesso ai programmi di reinstallazione. L’UNCHR vuole integrarli localmente in Tunisia grazie all’aiuto di fondi dal governo tedesco, piuttosto che autorizzarli a raggiungere l’Europa. Un perfetto esempio di come l’Unione europea porta avanti la sua politica di esternalizzazione delle frontiere. A fine febbraio, questi rifugiati hanno organizzato una manifestazione davanti alla sede dell’UNCHR a Zarzis, esigendo un posto in una nazione con diritto di asilo. Non si sentono sicuri in Tunisia, dove non hanno ancora ottenuto lo statuto legale in quanto il paese non dispone di una legge sull’asilo.

Le altre tematiche del forum

Diritti sindacali, nuove regole per il commercio, la condizione della donna, i giovani, le grandi opere inutili sono tutti al lavoro per stendere le loro agende. Sicuramente gli appuntamenti che vedrà questi movimenti di nuovo riuniti sono l’Alter Summit di Atene il 6-7 giugno prossimo, il vertice Mercosur che si terrà in Uruguay sempre a giugno, e in particolar modo l’appuntamento in Indonesia a Bali dove nel dicembre prossimo si terrà la nuova ministeriale della Organizzazione mondiale del commercio (Wto): sarà qui che che sarà lanciato un nuovo ciclo di liberalizzazioni. Le misure hanno già un nome, il “Bali package” che prevede una stretta sulla proprietà intellettuale, ma soprattutto un nuovo trattato internazionale sui servizi (ISA) che potrebbe rapidamente portare, ovunque nel mondo, alla svendita e alla privatizzazione dei beni comuni come acqua, energia, sanità e comunicazioni.

Simonetta Cossu

From: <r.minetti@wanadoo.fr>
Date: 2013/3/29
Subject: FSM du Tunis : les citoyens veillent sur la paix

Forum Social Mondial de Tunis

Les citoyens veillent sur la paix

Vingt militants de l’association « le Mouvement de la Paix » sont en délégation au Forum Social Mondial de Tunis. Ils témoignent chaque jour de la dynamique à laquelle ils participent et de l’accueil du peuple Tunisien. Le forum social, espace ouvert où s'entrecroisent toutes les expériences du possible, se construit par les personnes qui y participent avec 1700 organisations et associations inscrites. L’ouverture du Forum en assemblée plénière par la Marche mondiale des femmes le 26 mars fut un moment extraordinairement riche. Cela contraste avec le peu d’écho qui est fait de cet événement majeur dans l’Hexagone.

Le Mouvement de la Paix co-anime des ateliers dont les intitulés démontrent toute la richesse de ce processus permettant aux citoyens de penser la mondialisation de la paix :

- « Démocratiser et refonder l'ONU pour assurer ses missions de paix et sauver le climat »,

- « Le désarmement pour un développement durable »,

- « Pour une Méditerranée libérée des armes nucléaires »,

- « Les conséquences humanitaires d'une guerre nucléaire

« Résolution des conflits en Afrique, quelle place et quels rôles pour les femmes »,

- « Dettes, conflits, dépenses militaires »

- « Éducation à la Culture de paix et de la Non-violence »,

- « Pour l'abolition de l'arme nucléaire dans le monde »,

- « Abolition of Nato - the role of Nato in Africa »,

- « La culture de la Non-violence »

Le Forum se terminera samedi par des assemblées de convergence. Pour nos délégués, le thème sera « Mondialiser la paix : face aux violences économiques, sociales et guerrières, construire un monde de justice et de paix ». Un thème qui éclairerait autrement nos débats nationaux.

Le Mouvement de la Paix - Saint-Ouen, le 29 mars 2013

Contacts :

Guillaume du Souich : 06 81 64 74 52 – nouss@mvtpaix.org

Catherine Rio : 01 40 12 72 34 - catherine.rio@mvtpaix.org

Forum Sociale Mondiale 2013

Tunisi - 26-30 marzo


Chiude il FSM 2013. L'epicentro delle lotte globali è il Mediterraneo

Chiude i battenti oggi con la grande manifestazione di piazza l'11° edizione del Forum Sociale Mondiale tenutasi per la prima volta - dalla sua nascita nel 2001 - in Maghreb. La mobilitazione cade proprio il 30 marzo, giornata internazionale della Terra, ed è dedicata non a caso al popolo palestinese e alla sua pluridecennale lotta per il riconoscimento di uno stato e per il diritto alla terra.

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Questa edizione del FSM è stata una scommessa per i popoli del Nord Africa che dalle Primavere Arabe del 2010 rivendicano un nuovo protagonismo sociale e una nuova stagione fondata sulla democrazia, il riconoscimento dei diritti e la giustizia sociale.

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Circa 30 le assemblee di convergenza tenutasi nelle ultime 2 giornate di lavori, che hanno raccolto analisi e proposte sui principali temi trattati negli oltre 1.500 seminari e conferenze iscritte al Forum. Tra essi: emergenza climatica, alternative per il mediterraneo, migranti, estrazioni minerarie, debito, grandi opere, oltre ai focus dedicati a Palestina e Maghreb/Masreq.

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A Sud ha seguito con attenzione i lavori dello spazio tematico dedicato ai cambiamenti climatici. Di seguito alcune tra le principali proposte presenti nel documento finale dell'assemblea di convergenza del Climate Space:

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- Lasciare più di due terzi delle riserve di combustibili fossili nel sottosuolo e porre fine allo sfruttamento delle sabbie bituminose e dello shale gas;

- Sostenere un'equa transizione per lavoratori e comunità locali da un'economia energivora ad economie locali resilienti basate sulla giustizia sociale, ecologica ed ambientale che produca e consumi a livello locale beni durevoli

- Lavorare ad una transizione energetica che costruisca un modello energetico sostenibile, decentrato e fondato sulle fonti rinnovabili, investendo sulla democrazia energetica

- Abbandonare i mega progetti infrastrutturali, costosi e inutili, e cambiare modello agricolo mediante una trnsizione dall'agroindustria all'agricoltura contadina e locale, fermando il land grabbing e sovrasfruttamento delle risorse Investire in un modello di gestione "rifiuti zero", superando il modello fondato su inceneritori e discariche

- Demilitarizzare le economie e fermare il libero commercio e gli accordi sugli investimenti

Non a caso il prossimo appuntamento importante per i movimenti di tutto il pianeta sarà a Bali, a dicembre prossimo, dove si riunirà la Conferenza Ministeriale del WTO, per portare avanti una nuova ronda di negoziazione sulla privatizzazione dei servizi: acqua, energia, sanità, trasporti. La direzione opposta rispetto alle risposte alla crisi che emergono dalle riflessioni e dalle esperienze delle oltre 4.000 organizzazioni di tutto il mondo presenti al Forum di Tunisi.

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A parte i temi in discussione, la vera novità di questo Forum è il risveglio dei popoli del Nord Africa e la nuova attenzione all'area del Mediterraneo, divenuta punto centrale nelle lotte mondiali in difesa della democrazia, dei diritti e dei territori.

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Al di là dei suoi aspetti rituali, il FSM rimane un luogo importante per il confronto e l'articolazione di movimenti e organizzazioni sociali a livello internazionale. Rispetto a 12 anni fa, i processi avvenuti e in corso insegnano che oltre ai ragionamenti e alle analisi che hanno sempre più una portata globale, la costruzione di alternative e di proposte concrete deve invece necessariamente vincolarsi allo scenario locale rispettando le specificità e le differenti battaglie e istanze emergenti. Non è un caso che al centro di questo forum ci siano le due sponde del mediterraneo, quella europea e quella africana a cercare strategie comuni per far fronte ad una crisi che sta interessando il bacino mediterraneo, e l'Europa in particolare, più che altre regioni.

Info e contatti:

segreteria@asud.net

www.asud.net

+39 0636003373




Domenica 31 Marzo,2013 Ore: 08:27