Papa Francesco e la economia politica della esclusione

di Leonardo Boff Teologo e Filosofo

(traduzione Antonio Lupo)


Chi ascolta i vari interventi del Vescovo di Roma e attuale Papa, si sente a casa e in America Latina. Egli non è eurocentrico, nè romanocentrico e molto meno vaticanocentrico.
Egli è se stesso, un pastore che è venuto dalla fine del mondo, dalla periferia della vecchia cristianità europea, decadente e agonica (solo il 24% dei cattolici sono europei);
Proviene dal nuovo cristianesimo che si è elaborato in oltre 500 anni in America Latina con il suo volto e la sua teologia.
Papa Francesco non ha conosciuto il capitalismo centrale e trionfante dell'Europa ma il capitalismo periferico, subalterno, aggregato e socio minore del grande capitalismo mondiale.
Il grande pericolo non è mai stato il marxismo, ma la barbarie del capitalismo incivile.
Questo tipo di capitalismo ha generato nel nostro continente latino-americano un accumulazione scandalosa di pochi a scapito della povertà e dell'esclusione della stragrande maggioranza del popolo.
Il suo discorso è diretto, esplicito, senza metafore nascoste, come è abitudine del discorso ufficiale e equilibrista del Vaticano, che mette l'accento più sulla sicurezza e l'equidistanza che sulla verità e la chiarezza della propria posizione.
La posizione di Papa Francesco è chiarissima: a partire dai poveri e dagli esclusi, non ci deve essere alcun dubbio che indebolisca questa opzione, che esiste un legame indissolubile tra la nostra fede e il povero (Esortazione n.48).
Denuncia con forza che il sistema sociale ed economico è ingiusto nella sua radice (n.59), dobbiamo dire di no a una economia di esclusione e disuguaglianza sociale; questa economia uccide, l'essere umano è considerato, in se stesso, come un bene di consumo che si può usare e poi buttare via, gli esclusi non sono gli sfruttati, ma sono i rifiuti e avanzi (n. 53).
Non si può negare che questo tipo di formulazione di Papa Francesco richiama il magistero dei vescovi latinoamericani a Medellin (1968), Puebla (1979) e Aparecida (2005), come il pensiero comune della teologia della liberazione.
Questo ha come suo asse centrale l'opzione per i poveri, contro la povertà e in favore della vita e della giustizia sociale.
C'è un'affinità evidente con l'economista Karl Polanyi, che per primo ha denunciato la Grande Trasformazione (Titolo del libro del 1944), per rendere l'economia di mercato una società di mercato. In essa tutto diventa merce, le cose più sacre e le più vitali. Tutto è oggetto di profitto.
Tale società si regge strettamente sulla concorrenza, sull'individualismo e l'assenza di qualsiasi limite. Quindi non rispetta niente e crea un brodo di violenza, intrinseca al modo in cui si è costruita e lavora, duramente criticato dal Papa Francisco (n. 53). Essa ha nutrito un effetto atroce.
Nelle parole del Papa questa società ha sviluppato una globalizzazione dell'indifferenza; diventiamo incapaci di simpatizzare quando sentiamo le grida degli altri; ormai non piangiamo alla vista dell'altrui dramma, né ci interessiamo a prenderci cura di loro (n.54).
In una parola, viviamo in tempi di grande disumanità, crudeltà e mancanza di pietà.
Ci possiamo considerare ancora civilizzati se per civilizzazione intendiamo l'umanizzazione dell'essere umano? In realtà, siamo regrediti alle forme primitive di barbarie.
Conclusione finale che il Pontefice deriva da questa inversione è che non possiamo più confidare su forze cieche e sulla mano invisibile del mercato (n.204).
Così attacca il cuore ideologico e falso del sistema vigente.
Dove cercare alternative? Non in una attesa Dottrina Sociale della Chiesa. Rispettala, ma osserva che non possiamo evitare di essere concreti affinchè i grandi principi sociali non diventino semplici generalizzazioni che non chiamano in causa nessuno (n.182).
Vai a cercare nella pratica umanitaria del Gesù storico. .
Non intendere il suo messaggio come regola, ingessato nel passato, ma come fonte di ispirazione che si apre alla storia in continua evoluzione. Gesù è colui che ci insegna a vivere e convivere, a riconoscere l'altro, curare le ferite, costruire ponti, rafforzare i legami e a aiutarci a portare i pesi l'uno dell'altro (N.67).
Personalizzando il suo scopo, ci dice: a me interessa far sì che quanti vivono schiavi di una mentalità individualista, egoista e indifferente, possano liberarsi di tali indegne catene e raggiungere uno stile di vita e pensiero più umano, più nobile, più fecondo che nobiliti il suo passaggio su questa terra (n.208). Questo intento è simile a quello della Carta della Terra e che appunta valori principi per una nuova umanità, che abiti con amore e cura il pianeta Terra.
Il sogno di Papa Francesco realizza il sogno del Gesù storico, il regno della giustizia, dell'amore e della pace. Non era nell'intenzione di Gesù creare una nuova religione, ma persone che amano, solidarizzano, mostrano misericordia, sentono tutti come fratelli e sorelle, perché tutti figli e figlie nel Figlio.
Questo tipo di cristianesimo non ha nulla del proselitismo, ma conquista per l'attrazione della sua bellezza e profonda umanità.
Tali sono i valori che salveranno l'umanità.
 
Leonardo Boff ha scritto: Il Cristianesimo: il minimo del minimo,Vozes 2011.



Lunedì 16 Dicembre,2013 Ore: 18:50