CHIESA E POTERE, OGGI.

a cura di Federico La Sala

Camminare nella luce della grazia o nella luce di “mammona” e della “menzogna”?!


FRANCESCO E LA CHIAREZZA. Bergoglio dichiara che la Chiesa "non ha natura politica ma è spirituale", ma ora si deve fare carico di "quei fantasmi della dittatura che la memoria si porta dietro". Una nota di Mimmo Càndito, con la cronaca dell’incontro del papa con i giornalisti

Papa Francesco, incontrando la stampa nell’Aula Paolo VI, abbandona il foglio che gli era stato passato per il discorso ed esprime il desiderio che lo ha portato ad accettare il pontificato: "Vorrei tanto una Chiesa povera e per i poveri", ripete.


Quei fantasmi della dittatura che la memoria si porta dietro
L’impegno di alcuni sacerdoti oscurato dall’appoggio ai generali

«Non ti impicciare», era la frase che sintetizzava la paura della gente
Gli oppositori venivano rapiti in auto con i vetri oscurati e fatti sparire
Per molti l’unico modo per continuare a vivere è stato voltare la testa

  • Jorge Videla. Al potere dal 1976 al 1983. Dal 2007 sconta una condanna a 50 anni
  • «No te metás», No, non t’impicciare, dicevano, e scuotevano la testa. Ma anche «Por algo sera», Un motivo ci sarà, e lascia perdere.

di Mimmo Càndito (La Stampa, 16.03.2013)

C’erano parole che giravano pesanti, in quegli anni, in Argentina. Parole che suonavano come una condanna, parole che spalancavano le porte dell’inferno ma tu te ne lavavi le mani. Si sparava, si ammazzava, sequestravano uomini e donne e anche i ragazzi, ma bastava girare la testa, non guardare, non sapere; non voler sapere. Ed era fatta. La coscienza è un lusso che non sempre ci si può permettere, e quelli erano tempi di un sacco di morti per le strade dell’Argentina, morti ammazzati o morti fattisi fantasmi, come d’una guerra che nessuno aveva dichiarato e che però bruciava la vita della gente qualunque, giorno dopo giorno. Era la paura, il terrore che si faceva scelta di vita.

I preti in quegli anni praticavano il loro mestiere, alcuni; e tentavano aiuto a chi cercava rifugio, in parrocchia, o anche nella casa di Dio. Ma non era facile, per loro, perché la Chiesa - la Chiesa del Papa, del Nunzio, del cardinale, di quelli insomma con tutti i paramenti dorati e l’ufficialità e le sfilate accanto ai generali della Junta - quella Chiesa aveva fa t t o una scelta di campo, e poiché i generali ammazzavano e torturavano e violentavano «in nome di Cristo e dell’Occidente» quella Chiesa ringraziava e benediceva.

Fare il prete «contro» quella Chiesa voleva dire forse disubbidire, o forse scegliere l’Iddio che sta dentro gli uomini e non l’Iddio dei paramenti dorati. E magari non tutti volevano girare la testa.Ma magari la testa invece la giravano, ed erano i più, perché alla fine anche un prete è un uomo, e chi può sapere che cosa è più giusto fare quando la gente s’ammazza e chi può sapere che un giorno uno diventa Papa.

I morti ammazzati li facevano i guerriglieri dell’Erp, e i Montoneros, ma poi anche gli Squadroni della morte e la Triple A. I primi si giocavano la guerra perché volevano la rivoluzione, e Marx e Perón potevano valere allo stesso modo; q u e s t ’a l t r i facevano la guerra invece per conto della Junta, che era la «guerra sucia», la guerra sporca, e andavano in giro con le loro Falcon verdi e i vetri oscurati e con i soldati che chiudevano le strade e facevano la retata. Se eri un «subversivo», t’aspettava l’inferno; ma non l’inferno astratto, di chi muore e finisce lì, no, era l’inferno vero, delle torture e della violenza usati fino a farti pregare di morire subito e che finisca per sempre.

In questo viaggio verso la morte, c’erano preti che davano la benedizione nelle stanze della tortura, perfino l’estrema unzione, come se soltanto d’un dovere d’ufficio si trattasse; e dimenticavano l’agnello di Dio predicato la domenica e davano una mano ancora più sporca agli Squadroni e alle loro Falcon verdi, segnalando, spiando, consegnando i sovversivi.

È stata una guerra bestiale, nella quale il nome di Cristo è stato usato per negare anche la dignità dell’uomo. Non ci sono registri, gli archivi sono spariti; resta la memoria, che talvolta aiuta e talvolta inganna.

Sotto un cielo cupo d’angoscia, in un vivere segnato dal terrore che una Falcon ora s’avvicina a prendere qualcuno da portare all’inferno, l’unica forma di sopravvivenza diventava allora girare la testa da un’altra parte, non guardare, non vedere, non sapere. No te metás, por algo sera. Così finirono per s e m p r e 30.000 uomini donne ragazzi, anche preti; cancellati, desaparecidos. E quasi 10 mila morirono di guerra rivoluzionaria.

Durò 7 anni, il tempo buono per ammazzare una generazione e distruggere le coscienze. Poi le Malvinas cambiarono la storia e venne il tempo della giustizia. I generali finirono dentro, l’amnistia cancellò il passato. Ma non sempre. Il passato torna talvolta, si mostra più forte del perdono, brucia nel sospetto i rimorsi della coscienza. Nunca mas, mai più, hanno detto.

Ma il prete di un tempo che ora è diventato Papa deve farsi carico dei fantasmi che la memoria si porta dentro.


Papa: "Come vorrei una Chiesa povera".
Bergoglio da Ratzinger il 23 marzo
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Città del Vaticano - (Adnkronos/Ign) - Parlando ai giornalisti, il Pontefice abbandona il foglio con il discorso e racconta con sorprendente spontaneità i momenti dell’elezione e la scelta del nome, ispirato al santo di Assisi: "Ho pensato ai poveri e alla pace". Sabato prossimo a Castel Gandolfo. Domani il primo Angelus

Citta’ del Vaticano, 16 mar. (Adnkronos/Ign) - "Come vorrei una Chiesa povera". Papa Francesco, incontrando la stampa nell’Aula Paolo VI, abbandona il foglio che gli era stato passato per il discorso ed esprime il desiderio che lo ha portato ad accettare il pontificato: "Vorrei tanto una Chiesa povera e per i poveri", ripete.

Con grande spontaneita’, Papa Bergoglio racconta l’iter che ha portato alla sua elezione. "Adesso vi spiego -dice- perche’ il vescovo di Roma ha voluto chiamarsi Francesco. Nell’elezione io avevo accanto l’arcivescovo emerito di San Paolo e il cardinale Claudio Hummes, che ’’confortava" colui che di li’ a poco sarebbe stato proclamato Pontefice.

Quindi la votazione arrivava ai due terzi come previsto dal motu proprio di Ratzinger. "E’ arrivato l’applauso -racconta ancora Papa Francesco- e Hummes mi abbraccio’ e mi bacio’ e mi ha detto non dimenticarti dei poveri’". Da qui e’ maturata la decisione del Papa di chiamarsi Francesco. "Ho subito pensato a San Francesco d’Assisi, poi alle guerre mentre lo scrutinio proseguiva. Ho detto sia Francesco, e’ l’uomo della pace".

Nell’udienza alla stampa, Francesco rivela uno scherzoso retroscena seguito al raggiungimento dei due terzi dei voti necessari per la proclamazione a Pontefice. Diverse le ’’battute’’ a lui rivolte in quei momenti, come quella di chi gli disse ’’’Dovresti chiamarti Adriano perche’ Adriano VI e’ stato un riformatore e bisogna riformare’. Un altro -ha raccontato il Papa- mi ha detto ’il tuo nome dovrebbe essere Clemente XV cosi ti vendichi contro Clemente XIV che ha soppresso la Compagnia di Gesu’!’’.

Nel salutare ’’cordialmente’’ i giornalisti riuniti nell’Aula Paolo VI, il Papa ha quindi sottolineato che ’’il ruolo dei mass media e’ andato sempre crescendo in questi ultimi tempi, tanto che e’ divenuto indispensabile - ha rilevato Francesco - per narrare al mondo la realta’ contemporanea’’.

Il Pontefice, entrando nell’Aula Nervi per l’udienza con i media viene accolto da un’autentica ovazione: "Viva il Papa, viva il Papa". Lui con grande spontaneita’ rivolge un pensiero scherzoso al lavoro che la stampa vaticana ha svolto nei giorni successivi alle dimissioni di Papa Ratzinger che hanno portato al Conclave e alla successione del Papa argentino. "Rivolgo un grazie, nei giorni scorsi avete lavorato eh", scherza Papa Francesco.

Ricevendo una rappresentanza di giornalisti, il Pontefice ha accarezzato il cane labrador che accompagnava un operatore dell’informazione non vedente, Alessandro Forlani del giornale radio. A differenza del lupo di Assisi, che San Francesco riusci’ ad ammansire, il labrador e’ stato esemplare per il comportamento, paziente e discilpinato lungo tutta la fila.

L’opera della Chiesa e quella svolta dai media sono strettamente collegate nella promozione di "verita’, bonta’ e bellezza" ha sottolineato Papa Francesco. Accogliendo la stampa nella sua prima udienza nell’Aula Paolo VI, elogia "la preziosa opera" svolta dalla stampa. "Voi -ha detto alla stampa- raccogliete ed esprimete le esigenze del nostro tempo. Il vostro lavoro comporta una particolare attenzione nei confronti di verita’, bonta’ e bellezza. E questo ci rende vicini".

Il Papa ha detto quindi che "la Chiesa, pur essendo una istituzione storica, non ha natura politica ma e’ spirituale". Il Pontefice, arrivato con la sua consueta semplicita’ avvolto nella talare bianca, ha ammonito nuovamente a mettere Cristo al centro. "Senza di Lui, Pietro e la Chiesa non esisterebbero. Il protagonista, in ultima analisi e’ sempre lo Spirito Santo".

Papa Francesco ricorda che e’ stato lo Spirito Santo a guidare Benedetto XVI nella decisione delle dimissioni, ed e’ sempre stato lo Spirito Santo ad intervenire nella fase successiva, quella della elezione del Papa argentino.

Intanto, Sabato prossimo Papa Francesco incontrerà il Papa emerito Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Ne da’ notizia il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, precisando che alle 12 e’ in programma la partenza in elicottero dall’eliporto vaticano e alle 12.15 e’ previsto l’arrivo a Castel Gandolfo. All’incontro con Ratzinger fara’ seguito il pranzo, successivamente e’ previsto il rientro in Vaticano.

* Adnkronos, ultimo aggiornamento: 16 marzo, ore 12:28




Sabato 16 Marzo,2013 Ore: 19:44