DEBUTTA LO IOR IN STILE FRANCESCO. MA PER ORA LE RIFORME SONO SOLO PAROLE

di Adista Notizie n. 22 del 15/06/2013

37195. ROMA-ADISTA. «Che cosa succederà ora allo Ior con papa Francesco?»: se lo sono chiesti in molti negli ultimi mesi, dentro e fuori la Chiesa. Per la verità, per ora, è successo ben poco. A parte qualche discorso sui mali dell’economia e della finanza, come quello pronunciato nel corso dell’udienza generale del 5 giugno scorso, quando il papa se l’è presa con «una economia e una finanza carenti di etica» e con un sistema in cui «uomini e donne vengono sacrificati all'idolo del profitto e del consumo»; a parte alcuni riferimenti diretti allo Ior, come il passaggio dell’omelia pronunciata nel corso della Messa celebrata il 24 aprile scorso davanti ai dipendenti della “banca” vaticana, quando Bergoglio disse: «Ci sono quelli dello Ior, scusatemi eh, tutto è necessario, gli uffici sono necessari, ma sono necessari fino a un certo punto». A parte questo, di concreto ancora nulla. Qualcuno aveva anche ventilato l’ipotesi che il papa potesse compiere qualche gesto eclatante. Tempo fa una notizia, battuta dal vaticanista del National Catholic Reporter e della Cnn, John Allen, aveva fatto il giro del mondo in poco tempo, e sosteneva – citando le parole dell’ex portavoce del cardinale Bergoglio, Federico Wals, secondo il quale «è del tutto possibile che papa Francesco applichi in Vaticano le stesse ricette di gestione amministrativa usate quando era arcivescovo di Buenos Aires» – che lo Ior potesse essere chiuso. Voci cui si erano aggiunte le dichiarazioni del cardinale di Abuja John Olorunfemi Onaiyekan rilasciate ai microfoni di La7 (11/3): «Lo Ior non è essenziale al ministero del Santo Padre. Non so se san Pietro avesse una banca. Lo Ior non è fondamentale, non è sacramentale, non è dogmatico».Ma lo Ior è ancora lì. Così come i suoi vertici, al momento ben saldi al loro posto. In testa il presidente dell’Istituto, Ernest von Freyberg, al centro di polemiche dentro e fuori il mondo cattolico perché presidente anche della Blohm&Voss, cantieristica navale tedesca che costruisce tra l’altro navi da guerra. Se dal punto di vista sostanziale tutto è rimasto come ai tempi di Benedetto XVI, sotto l’aspetto dell’immagine, e della comunicazione, qualcosa di nuovo c’è. Complice il nuovo stile papale, ma soprattutto il giudizio di Moneyval (l’organismo del Consiglio d’Europa incaricato di monitorare i sistemi antiriciclaggio dei Paesi europei), che pende tuttora sullo Ior, e che pare arriverà entro dicembre, lo Ior ha cambiato strategia. Passando dall’assoluto riserbo ad una strategia di apertura e dialogo con i media. Laici e cattolici. Così il presidente della "banca" della Santa Sede ha dato avvio ad una offensiva mediatica che sembra finalizzata a ridare credibilità all’istituto che presiede, oltre che a se stesso (anche se per ora le “riforme”, restano solo quelle annunciate).Ad inaugurare questa nuova fase, l’intervista a von Freyberg, raccolta, in lingua inglese dal direttore della sezione tedesca dell’emittente, il gesuita Bernd Hagenkord, trasmessa dalla Radio Vaticana il 31 maggio. Le domande (e le risposte) sono più nel segno del “colore”, della volontà cioè di raccontare la quotidianità dello Ior, la sua “mission”, oltre che l’inedita esperienza romana del suo nuovo presidente tedesco. Un’intervista ampia e pacata, per tranquillizzare l’opinione pubblica cattolica sull’assoluta normalità dello Ior, non senza una ulteriore rassicurazione sulla vigile attività dell’Istituto contro il malaffare: «Applichiamo una politica di tolleranza zero nei riguardi di clienti e di impiegati coinvolti in attività di riciclaggio», ha chiarito infatti von Freyberg nel corso della chiacchierata. Diverso invece il contenuto dell’intervista concessa dallo stesso von Freyberg a Maria Antonietta Calabrò del Corriere della Sera e pubblicata il 3 giugno scorso. In quella occasione il presidente dello Ior ha snocciolato dati e cifre, non sottraendosi a nessuna domanda. Von Freyberg ha chiarito che nel 2012 lo Ior ha generato profitti per 86,6 milioni di euro, contro una media di 69 milioni nei tre anni precedenti; che ne versa 55 al papa; che i correntisti sono scesi a circa 19mila (spiegando che le ragioni della repentina chiusura di molti conti, circa 6mila in pochi mesi, risiederebbero nel fatto che si trattava di «conti dormienti o con depositi minimi, spesso inferiori a 100 euro»), assicurando che di questi conti almeno 12mila posizioni-cliente saranno controllate entro il 2013, al ritmo di circa mille al mese, «a cominciare da quelle più a rischio». L’attività di vigilanza messa in atto dall’Istituto, e dall’organismo creato appositamente per vigilare su di esso, l’Aif, ha comunque già prodotto risultati concretio: oltre ai sei casi di sospetta irregolarità individuati nel 2012, altri sette casi sospetti sono venuti alla luce dal 1 gennaio del 2013: due segnalati dall'Aif e cinque dallo stesso Ior. Ancora: von Freyberg ha chiarito che lo studio legale Grande Stevens continua ad essere consulente dello Ior, «ma non attraverso l'avvocato Michele Briamonte», indagato dalla Procura di Siena e da quella di Roma per insider trading e riciclaggio. Ma, ha incalzato Calabrò, il Rapporto Moneyval del luglio 2012 chiedeva che l'indagine conoscitiva sui clienti (Customer Due Diligence) fosse completata entro il 31 dicembre, cioè oltre cinque mesi fa. «Ho posto a tutti, dirigenti, funzionari e impiegati dello Ior, la deadline del 31 luglio per concludere questo progetto di aggiornamento. Lo scriva: 31 luglio, così tutti vedono pubblicata questa data e se la ricordano, 31 luglio 2013». Infine la questione, rilevata con preoccupazione dall’Aif, del flusso di denaro contante che attraversa quotidianamente Porta Sant'Anna. «I numeri forniti dall'Aif sono i nostri sulle transazioni in contanti. La nostra impressione è che la maggioranza dei fondi dichiarati alla dogana sono per depositi o prelievi da e per lo Ior. Nel 2012 lo Ior ha eseguito circa il 20 per cento delle sue transazioni in contanti. Questo ha a che fare con la natura dei nostri clienti. Il nostro sistema di monitoraggio deve essere adeguato per controllare un flusso di contanti più alto della media di un altro istituto, perché le offerte in chiesa si fanno ancora oggi per la maggior parte in contanti». (valerio gigante)

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Domenica 16 Giugno,2013 Ore: 08:06