L'ACCADEMIA PER LA VITA IN RIVOLTA: 5 MEMBRI CHIEDONO LE DIMISSIONI DI MONS. FISICHELLA

da: Adista Notizie n. 17 del 27/02/2010

35452. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. 5 membri di spicco della Pontificia Accademia per la Vita hanno chiesto al Papa a sollevare l'arcivescovo Rino Fisichella, dall'incarico di presidente dell'organismo vaticano di cui fanno parte. Si tratta di Luke Gormally, ex direttore del Linacre Centre for Healthcare Ethics di Londra, di Christine de Marcellus de Vollmer, presidente di Alliance for the Family, Venezuela, di mons. Michel Schooyans, professore emerito dell'Università di Lovanio, Belgio, di Maria Smereczynska, Polonia, di Thomas Ward, presidente del National Association of Catholic Families, Stati Uniti. I 5 hanno redatto un documento, datato 16 febbraio ed elaborato alla fine della riunione plenaria dell'Accademia, svoltasi in Vaticano dall'11 al 13 febbraio scorsi (v. notizia successiva), in cui si afferma che "ci sono informazioni attendibili che all'interno della Curia Fisichella sia ampiamente ritenuto inadeguato al suo ruolo di presidente della Pontificia Accademia per la Vita e c'è una ragionevole speranza che il Santo Padre riconoscerà la necessità di assegnarli un incarico più adatto alle sue capacità". Il documento prosegue spiegando che "l'assenza di una aperta contestazione a Fisichella ha creato la spiacevole impressione che gli Accademici si siano allineati al loro presidente, per rassegnazione o per altri motivi". Un'impressione che Fisichella è "evidentemente interessato a diffondere". Ma "niente è più lontano dalla verità". "Lungi dal creare unità e l'armonia vera e propria presso l'Accademia", il comportamento di mons. Fisichella ha avuto l'effetto "di confermare nella mente di molti Accademici l'impressione di essere guidati da un ecclesiastico che non capisce ciò che il rispetto assoluto per l'innocente vita umana comporta. Si tratta di un assurdo stato di cose in una Pontificia Accademia per la Vita, ma che possono essere corrette solo da coloro che sono responsabili della sua nomina a presidente".

Il casus belli
L'acrimonia nei confronti di mons. Fisichella, lungamente covata, è esplosa in seguito al caso del procurato aborto sulla bambina di 9 anni di Recife (Carmen, stuprata dal patrigno, incinta di due gemelli) e alla scomunica da parte del vescovo del luogo, allora mons. José Cardoso Sobrinho, nei confronti dei medici che avevano praticato l'interruzione di gravidanza. Fisichella, il 15 marzo 2009, dalle colonne dell'Osservatore Romano (v. Adista n. 35/09), aveva preso le distanze da Sobrinho, affermando che casi come quello della bambina stuprata costituiscono una "decisione ardua per il medico e per la stessa legge morale. Scelte cui nessuno, proseguiva, giunge "con disinvoltura; è ingiusto e offensivo il solo pensarlo"..
L'intervento di Fisichella aveva suscitato un vespaio tra i settori più conservatori dell'Accademia, che rinfocolava un già diffuso risentimento nei confronti del presidente e del suo modo di gestire l'organismo pontificio. Mons. Schooyans, uno dei firmatari del documento di "sfiducia" era infatti intervenuto a contestare punto per punto tutte le affermazioni di Fisichella in una riflessione del marzo 2009 ("Se il papa tace, si ripeterà ciò che è avvenuto con la Humanae vitae...", rintracciabile sul sito di Sandro Magister, http://chiesa.espresso.repubblica.it) . Bisognava, secondo Schooyans e altri membri dell'Accademia, contrastare l'impressione, lasciata da Fisichella, di un'accettazione dell'aborto terapeutico da parte della Chiesa. Tanto più che, afferma Magister l'8 febbraio nel suo sito, l'articolo di Fisichella aveva avuto l'approvazione totale del Segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone. L'uscita dell'articolo di Fisichella aveva inoltre provocato la reazione di ben 27 membri su 46 dell'Accademia, che avevano scritto a Fisichella chiedendo una immediata rettifica del suo articolo. Fisichella non se n'era dato per inteso. Una rappresentanza degli accademici era ricorsa perciò direttamente al papa. Tardando, questi, ad intervenire, alcuni accademici erano giunti a minacciare le dimissioni, minaccia rientrata con la pubblicazione, il 10 luglio, sull'Osservatore Romano di una "Chiarificazione" della Congregazione per la Dottrina della Fede che riconfermava la nota dottrina cattolica in materia di aborto.

"Compassione" per Fisichella
Il Vaticano ha ufficialmente reagito con un certo fastidio all'iniziativa dei 5 membri dell'Accademia: "Stupisce e appare non corretto", ha dichiarato il 19 febbraio scorso il direttore della Sala Stampa, p. Federico Lombardi, che chi contesta l'azione di mons. Fisichella alla guida della Pontificia Accademia della Vita, ne chieda le dimissioni non direttamente a papa Benedetto XVI, "ma attraverso una dichiarazione pubblica". Che però oggi la fronda a Fisichella abbia trovato una qualche sponda anche presso Benedetto XVI lo dimostrerebbe il fatto che nel discorso del 13 febbraio ai partecipanti all'Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita il papa abbia parlato di "facile pietismo dinanzi a situazioni limite". Una formula che fa pensare che Ratzinger abbia presente (e condivida) il contenuto di un articolo, "Le trappole della compassione", scritto a gennaio da mons. Michel Schooyans (reperibile in rete al sito: www.oriensforum.com  ): otto pagine più di due di note, che iniziavano con la seguente constatazione: "Nelle notizie che riguardano dei casi di aborti, di eutanasia, di suicidio assistito, è frequente che si invochi la compassione per 'giustificare' l'atto che è stato compiuto o che sta per esserlo". L'autore si dilungava poi nel resoconto di una serie di esempi concreti, fra i quali gli avvenimenti di Recife: "Nel caso di Recife, abbiamo potuto osservare un caso flagrante di compassione menzognera". Si è dato "prova di compassione nei riguardi dei medici che avevano praticato un doppio aborto diretto".
Secondo Schooyans, in totale contrasto con l'opinione di Fisichella, il figlio dello stupro poteva essere tranquillamente partorito da "Carmen": la "letteratura medica", afferma, riporta situazioni simili di gravidanze assai precoci, in cui però, osserva, "la vera compassione si è espressa nei riguardi delle giovanissime madri e dei loro figli". "Il caso più noto è quello di una giovane peruviana, Lina Medina, nata nel 1933, che ebbe le sue prime regole all'età di 8 mesi (sic). All'età di 5 anni e 8 mesi (sic) ella diede alla luce un bambino, Geraldo". "I medici - continua mons. Schooyans - avevano diagnosticato, nella madre, una pubertà precoce costituzionale, non patologica. Ciò che va rimarcato, nella storia di Lina Medina, è precisamente che sono stati i medici a constatare che la gravidanza della bambina non aveva niente di patologico. L'eventualità di un aborto non fu mai presa in considerazione. I medici hanno al contrario dato prova di compassione vera nei riguardi della madre e del suo bambino. Notiamo che questa madre vive tuttora nella periferia di Lima, in Perù".
Stile molto distaccato, quello di Schooyans. Forse per questo, non c'è l'espressione di un moto di orrore, né una parola di condanna per chi ha potuto compiere un delitto così riprovevole quale lo stupro di una bambina di cinque anni e di un'altra di nove.
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da: Adista Notizie n. 17 del 27/02/2010

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Marted́ 23 Febbraio,2010 Ore: 10:27