Die Zeit, Hamburg - 26 gennaio 2015
  Vittoria elettorale di Syriza

Una sveglia democratica per l'Europa


di Christos Katsioulis

La vittoria elettorale del capo di Syriza Alexis Tsipras offre la chance di un nuovo inizio nel rapporto Europa-Grecia. Quello che ora l'Europa dovrebbe fare. (Traduzione dal tedesco di José F. Padova)


In Germania la stampa si sta dividendo: chi auspica un'intesa con la Grecia di Syriza, chi si oppone. Die Zeit dà un'immagine di contrasto: l'articolo allegato si commenta da sé, ma è seguito da numerosissimi interventi di lettori. Quasi tutti vorrebbero che i greci fossero abbandonati al loro destino, meglio, cacciati dall'Europa, ma soprattutto: fatevi ridare i nostri soldi. Probabilmente oltre all'autorevole Zeit si abbeverano ad altre fonti, non meno inquinate in Teutonia delle nostre in Berlusconia. Desolante. JFPadova
La Grecia ha votato - e il resto dell'Europa cerca di capire: che farà adesso il nuovo governo sotto il capo di Syriza Alexis Tsipras? In Grecia dal 2010 corre la grande scommessa della storia, ancora breve, dell'Eurozona. In gioco sono 240 miliardi di euro in aiuti finanziari e un programma di riforme e di risparmi, senza precedenti. Tuttavia si tratta ora del benessere di milioni di greci, che la politica degli anni scorsi ha fatto scivolare nella povertà.
I predecessori di Tsipras hanno realizzato ben poco, comparativamente. Certamente la Grecia, attraverso il suo angusto tracciato di risparmi, ha evitato negli ultimi tempi l'apertura di nuovi debiti pubblici. Tuttavia l'economia si è ridotta di oltre un quarto, la percentuale dei disoccupati è salita al disopra del 25% e i redditi individuali sono diminuiti di un terzo. Allo stesso tempo le necessarie riforme strutturali si sono trascinate fiaccamente in avanti e in molti settori sono ancora insufficienti.
In questa difficile situazione Tsipras ha vinto le elezioni parlamentari in un modo sorprendente ed è salito al potere su un'onda di furore, levatosi contro la politica della lesina e contro la gestione, insufficiente e manchevole, dei governi precedenti. Era in gioco anche un po' di speranza: con la vecchia casta di politicanti Tsipras ha poco a che fare. Alcuni pensano che sotto la sua guida il Paese possa finalmente risalire la china.
Tsipras ha annunciato di farla finita con la politica del risparmio. Vuole spendere di più per le necessità sociali e porre fine al nepotismo in economia e alla corruzione imperversante in tutto il Paese. Inoltre in Grecia i ricchi dovranno finalmente fornire un contributo al risanamento del Paese. La responsabilità della sua politica nella coalizione con i populisti di destra di ANEL (Greci Indipendenti) sarà assunta quasi esclusivamente da ministri espressi da Syriza. Tsipras ha bisogno di quel piccolo partito, che è entrato in Parlamento di stretta misura, per garantirsi la maggioranza nel Parlamento stesso.
Necessari duri compromessi
Come deve trattare l'Europa con questo giovane barbaro? Tsipras minaccia di ribaltare il Continente da sinistra. La risposta è relativamente semplice: la cosa migliore è mantenere la calma di fronte ai suoi annunci.
Alexis Tsipras non sarebbe il primo politico che vince le elezioni con grandi promesse e soltanto dopo verifica quali di queste può mantenere: un bilancio equilibrato e allo stesso tempo un programma di effettivo aiuto sociale per i greci più poveri? La fine della collaborazione con la Troika e allo stesso tempo la permanenza della Grecia nell'Eurozona? Una sostanziale riduzione del gigantesco debito pubblico greco senza che gli altri Euro-Stati, che ne detengono l'80%, subiscano perdite? Tutto questo suona come: lavami pure la pelliccia, ma non bagnarla.
Come capo del governo Tsipras sarà costretto ad alcuni compromessi, per lui molto duri. Contemporaneamente anche alla Commissione europea, al FMI e alla BCE dovrebbe essere ben chiaro: le esperienze fin qui fatte col programma greco di riforme sono deludenti. Le decisive riforme strutturali sono state trascinate avanti a stento, sempre più annacquate e alla fine non mostrano di aver avuto effetto. La causa è una miscela di risentimento politico e di rifiuto amministrativo - soprattutto però la sensazione dei greci che la Troika abbia loro imposto le riforme con la forza [ndt.: il diktàt].
Uno dei più grandi errori del capo del governo dimissionario Antonis Samaràs è stato non aver posto l'accento sulle conseguenze delle sue riforme. Invece di ciò ha parlato per lo più delle concessioni che avrebbe strappato alla Troika. Le controversie con la Troika circa i dettagli delle riforme sono stati sempre definite pubblicamente. I crediti in aiuto furono promessi e non si giunse a un accordo se non all'ultimo momento. Alla luce di tutto questo non deve stupire che il termine riforme in Grecia sia diventato una parolaccia. Per i greci riformare ha lo stesso significato di risparmiare.
Al contrario Alexis Tsipras ha potuto mettere insieme un programma che è accettato dai greci. Potrebbe scaglionare i pesi delle riforme in misura più equa. Fino a oggi si sono fatti i tagli soprattutto a carico dei deboli, i benestanti e i ricchi sono stati ampiamente risparmiati. Se Tsipras cambia questo, potrebbe raggiungere un bilancio statale equilibrato e allo stesso tempo alleviare le asprezze sociali delle riforme fin qui fatte. Il Paese esige anche urgentemente la crescita.
Tsipras sulla via di mezzo
Il problema maggiore è l'alta disoccupazione. Nel corso dell'anno 2014 la quota dei senza impiego è invero gradualmente calata, al 25,5%, ma è ancora a un livello come in nessun altro Paese dell'Unione Europea. Specialmente colpiti sono i giovani greci. Dai 15 ai 24 anni uno su due è senza lavoro.
Inoltre accade che in Grecia dallo scoppio della crisi in poi le persone hanno dovuto subire enormi perdite di reddito. Secondo dati concordanti forniti dal governo e dai sindacati i redditi dal 2009 sono calati del 30 percento. Anche le pensioni sono state ridotte drasticamente e nel pubblico impiego sono spariti dagli stipendi le ferie e la tredicesima.
Per un programma di questo genere Tsipras ha bisogno non soltanto di un governo e di un'amministrazione pubblica che funzionino, ma anche del consenso di chi concede il credito. Costoro devono riconoscere che la strategia della Troika ha fallito - e che la vittoria elettorale di Syriza offre allo stesso tempo quattro possibilità di porre una buona volta fine alla storia piena di sofferenze dei rapporti Europa-Grecia.
1. Con la vittoria di Tsipras alle elezioni e la spinta del nuovo governo il popolo greco potrebbe essere coinvolto sulla strada delle riforme. Si tratta di una chance che fu persa nel 2010 durante i primi mesi del governo Papandreu e ciò compromise fin dall'inizio l'intero programma di riforme.
2. Le elezioni ad Atene hanno rafforzato i margini dello spettro politico e da domenica sera Syriza comincia a muoversi verso il centro, ampiamente vuoto. Un accordo dell'Europa con Tsipras circa gli aspetti costruttivi del suo programma garantirebbe questo movimento di stabilizzazione e preserverebbe Syriza da possibili cadute in trappole populistiche, nelle quali cade volentieri il partner della coalizione ANEL.
3. Una intesa con Europa legherebbe la nuova e per molti versi imprevedibile compagine governativa a una normalità europea e può contribuire a sfruttare i suoi impulsi filoeuropei.
4. In Grecia ha avuto luogo la prima di molte elezioni che si svolgeranno nei Paesi in crisi della zona euro. Un naufragio del governo Tsipras rafforzerebbe le forze antieuropee ai margini politici destro e sinistro. Alla fine ne sarebbe minacciata l'intera Unione monetaria.
L'elezione di Tsipras, radicale di sinistra, è una sveglia democratica per l'Europa. L'Unione Europea deve imparare dai propri errori a riconsiderare e adattare la sua gestione delle crisi. Altrimenti potrebbe accadere che l'Unione Europea perda la grande scommessa sulla Grecia.



Mercoledì 28 Gennaio,2015 Ore: 10:52