Le Monde Diplomatique, luglio 2009
In Austria, l’amaro bilancio degli anni di Haider

Il 9 maggio 2009 neonazisti austriaci hanno attaccato alcuni sopravvissuti di Mauthausen, durante la giornata di ricorrenza annuale per la commemorazione della liberazione di questo campo, il più importante dell'Austria. Come si è potuti arrivare a questo punto? Sembra evidente che l'insufficiente lavoro collettivo sulla storia nazista del Paese spieghi questo rigurgito. Come anche l'entrata nel governo del partito di Jörg Haider, nel febbraio 2000, che ha offerto rispettabilità alle idee di estrema destra.
Dal nostro inviato speciale Pierre Daum, giornalista. (traduzione dal francese di José F. Padova)

Klagenfurt, sabato 18 ottobre 2008. Sulla piazza centrale della capitale della Carinzia 25.000 persone venute da tutto il Paese aspettano in silenzio il trasporto della salma del dirigente di estrema destra austriaca e governatore della regione, Jörg Haider, morto qualche giorno prima in un incidente automobilistico (1). Un’impressionante devozione attraversa la folla. La sera prima sono stati messi a disposizione treni supplementari. Quella mattina, dalle 11.30 alle 13, la televisione pubblica trasmette in diretta integrale la cerimonia. L'esercito rende gli onori, l'arcivescovo pronuncia un'omelia.

Nelle prime file nessuno degli uomini politici austriaci manca all'appello. Fra essi, Heinz Fischer, presidente della Repubblica e membro del Partito sociale democratico austriaco (SPO), il cancelliere Alfred Gusenbauer (SPO), tutti i ministri del governo come pure i dirigenti di tutti partiti. "Veri e propri funerali nazionali", ammette Gusenbauer, che chiede perfino di prendere la parola mentre nulla ve lo obbligava (2).

E tutto questo per un uomo che, durante un dibattito al parlamento della Carinzia, il 13 giugno 1991, vantava la «politica del lavoro ben condotta» dal III Reich. Che a Krumpfendorf, in occasione di un raduno, il 30 settembre 1995 espresse la sua ammirazione per i veterani delle Waffen-SS, «questi uomini integri, rimasti fedeli fino a oggi alle loro convinzioni, malgrado i venti contrari». Che ha introdotto la xenofobia nelle campagne politiche, con slogan come Stop der Überfremdung! «Stop al dilagare degli stranieri!», dove la parola Überfremdung si riferisce direttamente al vocabolario nazista. Qualche giorno prima della sua morte rinchiuse persone che chiedevano asilo [politico] in un centro isolato in mezzo agli alpeggi e sorvegliato da miliziani privati, col pretesto che alcuni fra loro erano sospettati di delitti minori. «È per quell’uomo che l’Austria intera si è messa a piangere», conferma il politologo Jean-Yves Camus, specialista delle destre estreme europee. «Ma anche  se ciò a noi può sembrare sbalorditivo, non lo è per nulla per gli austriaci. In quel giorno la classe politica del Paese ha reso omaggio a uno dei suoi».

Sanzioni europee più simboliche che reali
Ci si era un poco dimenticati di questa piccola enclave alpina di solamente otto milioni d’abitanti, dopo l’uragano mediatico provocato nel febbraio 2000 dall’entrata di un partito d’estrema destra in un governo dell’Unione Europea. Una “prima”, si era detto all’epoca – cosa d’altra parte falsa, perché la Lega Nord e il Movimento Sociale Italiano (MSI), che non aveva ancora abiurato il fascismo, avevano partecipato da maggio a dicembre 1994 al primo governo di Silvio Berlusconi.

Da allora, soltanto storie di ragazze tenute prigioniere per anni nelle cantine di ville anodine (3) o gli exploit sportivi dello sciatore Herman Maier rimettevano talvolta il Paese sulla prima pagina dell’attualità internazionale.

Alle elezioni legislative dell’ottobre 1999 il Partito austriaco della libertà (FPÖ) di Haider raggiunge l’inatteso risultato del 26,9%, superando di qualche voto i cristiani conservatori del Partito popolare austriaco (ÖVP). Sconfitto in queste elezioni, il capo dell’ÖVP Wolfgang Schüssel forma un governo stringendo un patto con l’FPÖ, fatto che suscita l’inquietudine dei quattordici altri membri dell'Unione, alle prese anche loro in quell'epoca con destre estreme sempre più popolari. Trascinati da Jacques Chirac, essi decidono sanzioni più simboliche che reali: blocco delle relazioni bilaterali e rifiuto di nominare austriaci a posti di responsabilità nelle istituzioni internazionali.

In quell'epoca il resto dell'Europa non si rende veramente conto della misura in cui l’FPÖ partecipa già da tempo alla vita politica del paese. Il socialdemocratico Fred Sinowatz non ha forse formato un governo, dal 1983 al 1986, con questa formazione specializzata nel riciclaggio politico di ex nazisti? A livello dei Länder (regioni) come anche dei comuni, tutti gli eletti si conoscono, si apprezzano e non vedono alcuno scandalo nell’allearsi gli uni o gli altri a seconda dei risultati elettorali. «L’accettabilità sociale e morale del FPÖ è senza confronti con la sorte riservata alle altre formazioni di estrema destra in Europa», ricorda Camus. Tanto più che in Austria, contrariamente a quanto accade in Germania, l'indulgenza del FPÖ riguardo al nazismo non ha mai funzionato come un elemento di contrasto.

Di fronte una situazione completamente inedita, i Quattordici si ritrovano rapidamente in grande imbarazzo. Schlüssel non soltanto è riuscito provocare un vero e proprio movimento di unione nazionale intorno alla sua persona, ma minaccia di bloccare il funzionamento dell'apparato comunitario. Con un’accurata messa in scena, il Parlamento europeo spedisce tre «saggi» in Austria. Il rapporto, consegnato l'8 settembre 2000, riconosce che l’FPÖ, «partito populista di destra dalle caratteristiche estremiste (...) ha utilizzato è incoraggiato i sentimenti di xenofobia nel corso delle campagne elettorali, [creando] un'atmosfera nella quale le pubbliche critiche dirette contro gli stranieri sono diventate plausibili, causando sentimenti di paura», ma raccomanda ai Quattordici di togliere le sanzioni. Ciò che viene fatto immediatamente.

Dopo di allora? Niente. Tutti gli sguardi sono rivolti sull'Austria e, a poco a poco, gli artefici di questo «patto della vergogna» sono stati reintegrati nei migliori salotti. La signora Benita Ferrero-Waldner, ministro ÖVP degli affari Esteri nel governo Schüssel, che il 12 febbraio 2000 dichiarava a Libération di avere «altro da fare che perdere tempo» sul sostegno ostentato dal FPÖ ai nostalgici del III Reich, ha ottenuto in seguito il posto di commissario alle Relazioni estere dell'Unione. Quanto a Schüssel, coperto di elogi da Angela Merkel (4), potrebbe a sua volta vedersi attribuire una confortevole funzione a Bruxelles.

Levata di scudi contro Vienna, silenzio di fronte a Roma
Soprattutto, le sanzioni essendosi volte in farsa, quasi tutti i compromessi con l'estrema destra divennero possibili. Quasi nessuna voce si fece sentire in occasione dell'entrata di tre ministri della Lega Nord, nel giugno 2001, nel secondo governo Berlusconi (5). E neppure nel maggio 2006, al momento dell'alleanza fra il partito conservatore polacco e due formazioni xenofobe: il partito Autodifesa di Andrzej Lepper e la Lega delle famiglie polacche di Roman Giertych. Un mese più tardi, il leader della sinistra slovacca Robert Fico formava un governo con il Partito nazionale slovacco dell'estremista Jan Slota.

Quali furono le conseguenze di questa partecipazione di ministri di estrema destra al governo austriaco? Riuscì Schüssel a demistificare il FPÖ, facendogli subire la prova del potere – così come, per giustificarsi, prometteva ai suoi colleghi europei?

In un primo tempo si poté credere che ci fosse riuscito. I sei ministri forniti da Haider (che, in prima persona, non ha mai partecipato al governo) in diverse occasioni diedero prova della loro incompetenza e, non avendo ricevuto il ministero dell'Interno, non poterono mettere in pratica il «blocco immediato dell'immigrazione» promesso ai loro elettori. Quanto al ministro dell'Economia, Karl-Heinz Grasser, applicò la politica più liberale della storia del paese: accelerazione delle privatizzazioni, riduzione dei contributi e della fiscalità per le imprese, vantaggi fiscali accordati ai grandi capitali, attacco contro le pensioni...

Risultato: alle elezioni del 2002, gli operai e i piccoli impiegati, che avevano costituito il grande bastione degli elettori del FPÖ tre anni prima, espressero la loro delusione. Il FPÖ precipitò al 10%, l’ÖVP balzò al 42% e Schüssel esultò. Tre mesi più tardi, ricostituì la sua coalizione con l'Alleanza per l'avvenire dell'Austria (BZÖ), il nuovo partito di Haider (6), permettendo così all'estrema destra di stare al governo, in totale, per sette anni.

La scommessa mancata del governo Schüssel
Alle elezioni di ottobre 2006 la destra si riprese un poco (11% per l’FPÖ e 4% per il BZÖ, ossia il 15%). Il suo ritorno sui banchi dell'opposizione, nel gennaio 2007, durante il governo di coalizione rosso-nero (7) guidato da Gusenbauer, le permise di ricostituire tutte le sue forze. E perfino di trovarne di nuove: alle elezioni di settembre 2008 l'estrema destra (FPÖ + BZÖ) ottenne il 28,2% dei voti, superando il punteggio storico del 1999! La «strategia» di Schüssel sembra essere totalmente naufragata.

Durante tutti questi anni l'estrema destra non soltanto non ha moderato il suo discorso razzista, ma gli altri partiti si sono a poco a poco lasciati trascinare sul medesimo terreno. Presso i socialdemocratici, che tanto avevano denunciato nel febbraio 2000 il «patto della vergogna» di Schüssel con l’FPÖ, tutti o quasi prendono oggi in considerazione senza battere ciglio l'eventualità di un'alleanza rosso-blu (SPÖ+FPÖ) alle prossime elezioni regionali. «Perfino i Verdi, fino ad allora risparmiati, danno segno di tentennamento», sostiene il filosofo viennese Oliver Marchart, per il quale «una delle conseguenze più tangibili del febbraio 2000 è l'infiltrazione lenta ma inesorabile del razzismo nel discorso pubblico». Recentemente a Linz un eletto Verde ha ripreso facendola sua l'esigenza dell'estrema destra di «espulsione immediata e senza eccezioni di tutti coloro che domandano l'asilo e sono stati respinti (8)». Dopo un dibattito, la direzione del partito ha deciso di sostenere il suo eletto – e la sua rivendicazione.

«Per quanto riguarda gli stranieri, il FPÖ non ha bisogno di essere al potere», osserva Georg Hoffmann-Ostenhof, editorialista del settimanale Profil. «Le sue idee sono applicate tanto dall’ÖVP che dal SPÖ». Effettivamente, anche se una tendenza era già percepibile prima dell'entrata dell'estrema destra nel governo, i nove ultimi anni hanno segnato un forte irrigidimento della legislazione. A piccoli passi, la situazione dei migranti è diventata ogni volta più difficile: instaurazione della doppia pena, riduzione drastica delle quote di immigrazione, condizioni più restrittive per il ricongiungimento familiare (esigenza di un guadagno mensile di € 1500 al minimo, buon livello di conoscenza della lingua), obbligo di seguire corsi di tedesco, con un esame finale, per gli aspiranti ai permessi di soggiorno di lunga durata, ostacoli supplementari per le naturalizzazioni (allungamento della durata di presenza in Austria o degli anni di matrimonio), livello di conoscenza della lingua, conoscenza dei «valori di base di uno Stato democratico», senza che questi siano definiti da nessuna parte, poteri straordinari accordati alla polizia, autorizzata a mantenere in centri di detenzione chi chiede asilo senza autorizzazione giudiziaria, per una durata che può raggiungere i 10 mesi, restrizioni delle possibilità di appellarsi per chi chiede asilo ed è rifiutato in prima istanza, eccetera.

Confrontare le situazioni degli stranieri in un paese o nell'altro rappresenta un esercizio difficile, a causa del numero di fattori da prendere in considerazione. È l'oggetto del Migrant Integration Policy Index (Mipex), elaborato nel 2007, che tiene conto di sei criteri: le possibilità di accesso al mercato del lavoro per gli immigrati, la loro partecipazione alla vita politica(9), gli ostacoli al ricongiungimento familiare, le condizioni per l'accesso al permesso di residenza di lunga durata, le regole per la naturalizzazione e la discriminazione. In una tavola comparativa dei 25 membri dell'Unione (e di tre non membri: il Canada, la Norvegia e la Svizzera), l'Austria ottiene... il 26º e peggiore punteggio, appena davanti a Cipro e alla Lettonia (10).

L’assenza di una sinistra combattiva ha favorito la xenofobia
In Austria il razzismo si esprime più con i discorsi e le leggi che con la violenza fisica. Cosa che non lo rende meno doloroso: gli insulti, il rifiuto a essere servito in un caffè, i graffiti sui muri abbondano e colpiscono particolarmente la comunità nera. «Non si può immaginare che cosa significhi essere un nero in Austria!», si lamenta il giornalista Simon Inou, direttore del giornale informatico Afrikanet.info. «Quando vado nel metrò, so che i tre posti intorno a me rimarranno vuoti. In strada lo sguardo della gente è sempre negativo, sia inquieto, sia chiaramente ostile». Adèle, una professoressa di francese nata nel Gabon, è vissuta a lungo in Francia prima di stabilirsi a Vienna: «Il razzismo esiste dappertutto, evidentemente. Ma, in Francia, vi sono persone profondamente antirazziste. Mentre qui, io non posso neppure costituire un piccolo cerchio di amici con i quali essere totalmente in confidenza su questa questione».

In seguito a un'enorme campagna di stampa condotta da 10 anni a questa parte dal quotidiano Kronen Zeitung (11), d'intesa con Haider, i neri sono diventati, nell'immaginario collettivo, sinonimo di trafficanti di droga e di pedofili. Più recentemente sono comparse due altre categorie sulle quali fissare i propri fantasmi: coloro che chiedono asilo e i musulmani. Due dei principali slogan della campagna elettorale della star in ascesa dell'estrema destra, Heinz-Christian Strache, 39 anni, il nuovo leader del FPÖ, sono stati: Asylbetrug heißt Heimatflug («Frode sul diritto d'asilo significa ritorno al proprio paese») e Daham statt Islam («Piuttosto a casa nostra che in terra d’Islam»). Cliché razzisti sulla scia di questi due Leitmotiv compaiono tutti i giorni anche sulle pagine del Kronen Zeitung, negli articoli o nelle abbondanti lettere dei lettori.

Il politologo Patrick Moreau (12), del centro nazionale per la ricerca scientifica (CNRS), cerca di spiegare questo successo persistente dell'estrema destra: «Gli austriaci sono sempre vissuti in un mondo piccolo, richiuso su se stesso, che godeva di un vero e proprio benessere, con poca disoccupazione, un livello di vita elevato e un inquinamento limitato... e, sullo sfondo, la paura viscerale della scomparsa di questo paradiso. Ora, poiché l'Austria non ha mai avuto colonie, i suoi primi immigrati sono arrivati soltanto di recente. Essi hanno subito focalizzato su loro stessi questa paura, diventata oggi un elemento costitutivo della cultura austriaca e sul quale Jürg Haider ha costruito il suo successo». A questo conviene aggiungere una lettura, non tratta dall'episodio nazista, che rende questa ideologia così poco ripugnante agli occhi degli austriaci; e l'assenza totale di partiti politici ispirantisi alla sinistra radicale, portatori di discorsi veramente antirazzisti, e verso i quali potrebbe dirigersi una parte dei voti di protesta (13).

In queste condizioni «un avvenire radioso si offre all'estrema destra», presagisce Moreau. Il BZÖ funzionava come un'organizzazione di gruppi, chiaramente condotta da da Jürg Haider. Con la sua morte, il BZÖ può ancora sperare qualche buon punteggio in Corinzia, prima di scomparire rapidamente. Il FPÖ, diretto dal molto dotato Heinz-Christian Strache, potrà di nuovo raccogliere tutti i perdenti della mondializzazione e tutti coloro che, sulla questione del rifiuto degli immigrati, preferiscono l'originale alle copie presentate dagli altri partiti».


(1) Haider si è ucciso l'11 ottobre all'1.30 del mattino. Viaggiava a più di 140 km all'ora, in una zona con il limite dei 70 km, e con 1,8 g di alcol nel sangue. Malgrado l'evidenza dei fatti, numerosi austriaci restano persuasi che egli è stato vittima di un complotto (perpetrato dal Mossad, dalla C.I.A., dagli islamici, dalla mafia cecena,...).
(2) Interrogato sul suo atteggiamento, il dirigente socialdemocratico abbassò gli occhi prima di rispondere: «Sapete bene, siamo tutti molto cattolici. Per noi, la morte cancella tutti i peccati».
(3) Il 23 agosto 2006 la signorina Natascha Kampusch, diciottenne, riuscì a evadere dalla cantina di una casa della periferia di Vienna, nella quale si trovava sequestrata da più di otto anni. Il 28 aprile 2008 Josef Fritzl, un pensionato di 73 anni, ammetteva di aver sequestrato e violentato sua figlia Elizabeth durante più di 24 anni nell’abitazione ricavata nella cantina della sua casa di Amstetten; diversi figli sono nati da questa unione forzata.
(4) «La signora Merkel vanta l'austriaco Schüssel, ex alleato dei populisti», Le Monde, 14 giugno 2008.
(5) Fra i quali il dirigente della lega, Umberto Bossi, che nel giugno 2003 dichiarava al Corriere della Sera: «I clandestini devono essere ricacciati con le buone o con le cattive maniere. Arriva un momento in cui occorre usare la forza. La marina e la Guardia di Finanza devono unirsi nella difesa delle nostre coste e usare i cannoni».
(6) Nell'aprile 2005 in seno al FPÖ scoppiò un conflitto che forzò Haider a lasciarlo per formare il BZÖ.
(7) Una lunga tradizione austriaca attribuisce un colore a ogni partito: rosso per il SPI, nero per l’VP, blu per il FPÖ, arancione per il BZÖ e verde per i Verdi.
(8) Intervista a Efgani Dönmez intitolata «Le distorsioni alla legge devono avere conseguenze», apparsa su Der Standard, Vienna, 14 dicembre 2008.
(9) Alle ultime elezioni legislative la signora Alev Korun, militante dei Verdi nata in Turchia, divenne la prima persona proveniente dall'immigrazione extraeuropea ad essere eletta al Parlamento nazionale austriaco.
(10) La totalità del Mipex può essere scaricata da www.integrationindex.eu.
(11) Questo giornale è eletto dal 40% degli austriaci di più di 15 anni, ciò che costituisce un record mondiale per un quotidiano d'informazione.
(12) Autore di Haider, le FPÖ et l'Autriche, di prossima pubblicazione presso Editions du Rocher.
(13) Il partito comunista (KPÖ) non ha superato la soglia dell'1% da decenni. Esistono tre organizzazioni trotzkiste, con appena qualche decina di militanti ognuna e completamente assenti dal panorama politico. La critica più radicale dell'estrema destra, all'origine delle manifestazioni di strada dell'anno 2000, deve essere cercata in alcuni ambienti culturali e in iniziative individuali, per esempio intorno alla rivista Malmoe (www.malmoe.org) o al sito www.racism.net.

Testo originale:

Le Monde Diplomatique, juillet 2009
En Autriche, l'amer bilan des années Haider

Le 9 mai 2009, des néonazis autrichiens ont attaqué
des survivants de Mauthausen, lors de la journée annuelle
de commémoration de la libération de ce camp,
le plus important d'Autriche. Comment a-t-on pu
en arriver là ? Il semble évident que l'insuffisance
de travail collectif sur l'histoire nazie du pays explique cette
résurgence. Tout comme l'entrée au gouvernement
du parti de Jörg Haider en février 2000, qui a offert
une respectabilité aux idées d'extrême droite.
par notre envoyé spécial Pierre Daum, journaliste*

Klagenfurt, samedi 18 octobre 2008. Sur la place centrale de la capitale de la Carinthie, vingt-cinq mille personnes venues de tout le pays attendent en silence le transfert de la dépouille du dirigeant de l'extrême droite autrichienne et gouverneur de la région, Jörg Haider, mort quelques jours plus tôt dans un accident automobile (1). Une impressionnante piété traverse la foule. La veille, des trains supplémentaires ont été affrétés. Ce matin-là, de 11 h 30 à 13 heures, la télévision publique retransmet en direct l'intégralité de la cérémonie. L'armée rend les honneurs, l'archevêque prononce une homélie.

Au premier rang, aucun des hommes politiques autrichiens ne manque à l'appel. Parmi eux, M. Heinz Fischer, président de la République et membre du Parti social-démocrate autrichien (SPO),,.le chancelier Alfred Gusenbauer (SPO), tous les ministres du gouvernement, ainsi que les dirigeants de tous les partis. « De véritables .funérailles nationales », admet M. Gusenbauer, qui réclama même de prendre la parole, alors que rien ne l'y obligeait (2).

Et tout cela pour un homme qui, lors d'un débat au Parlement de Carinthie, le 13 juin 1991, vanta la « politique de l'emploi bien menée » du IIIe Reich. Qui, à l'occasion d'un rassemblement, à Krumpendorf, le 30 septembre 1995, exprima son admiration pour les vétérans des Waffen-SS, « ces hommes intègres, restés fidèles jusqu'à aujourd'hui à leurs convictions, malgré les vents contraires ». Qui introduisit la xénophobie dans les campagnes politiques, avec des slogans comme Stop der Uberfremdung ! – « Stop au déferlement d'étrangers ! » –, le mot Uberfremdung renvoyant directement au vocabulaire nazi. Quelques jours avant sa mort, il enferma des demandeurs d'asile dans un centre isolé au milieu des alpages, et gardé par des milices privées, sous prétexte que certains d'entre eux étaient soupçonnés de délits mineurs. « C'est pour cet homme-là que l'Autriche entière se mit à pleurer, confirme le politologue Jean-Yves Camus, spécialiste des extrêmes droites européennes. Mais, même si cela peut nous sembler ahurissant, cela ne l'est pas du tout pour les Autrichiens. Ce jour-là, la classe politique du pays a rendu hommage à l'un des siens. »

Des sanctions européennes plus symboliques que réelles
On avait un peu oublié cette petite enclave alpine de seulement huit millions d'habitants depuis l'ouragan médiatique provoqué en février 2000 par l'entrée d'un parti d'extrême droite dans un gouvernement de l'Union européenne. Une première, avait-on dit à l'époque – ce qui était d'ailleurs faux, la Ligue du Nord et le Mouvement social italien (MSI), qui n'avait pas encore abjuré le fascisme, ayant participé, de mai à décembre 1994, au premier gouvernement de M. Silvio Berlusconi.

Depuis, seules des histoires de filles emprisonnées pendant des années dans les sous-sols de villas anodines (3) ou les exploits sportifs du skieur Hermann Maier replaçaient parfois le pays à la « une » de l'actualité internationale.

Aux élections législatives d'octobre 1999, le Parti autrichien de la liberté (FPO) de Haider atteint le score inattendu de 26,9 %, dépassant de quelques voix les chrétiens conservateurs du Parti populaire autrichien (OVP). Grand perdant de ces élections, le chef de l'OVP Wolfgang Schüssel forme un gouvernement en scellant un pacte avec le FPO, ce qui déclenche l'inquiétude des quatorze autres membres de l'Union, eux-mêmes confrontés à cette époque à des extrêmes droites de plus en plus populaires. Menés par M. Jacques Chirac, ils décident des sanctions plus symboliques que réelles : gel des relations bilatérales et refus de nommer des Autrichiens à des postes à responsabilités dans les institutions internationales.

A l'époque, le reste de l'Europe ne se rend pas vraiment compte à quel point le FPO participe déjà depuis longtemps à la vie politique du pays. Le social-démocrate Fred Sinowatz n'a-t-il pas formé un gouvernement, de 1983 à 1986, avec cette formation spécialisée dans le recyclage politique d'anciens nazis ? Au niveau des Länder (régions) comme des communes, tous les élus se connaissent, s'apprécient et ne voient aucun scandale à s'allier avec les uns ou les autres au gré des résultats électoraux. « L'acceptabilité sociale et morale du FPO est sans comparaison avec le sort réservé aux autres formations d'extrême droite en Europe », rappelle Camus. D'autant plus qu'en Autriche, contrairement à ce qui se passe en Allemagne, l'indulgence du FPO à l'égard du nazisme n'a jamais fonctionné comme un repoussoir (lire l'article ci-contre).

Face à une situation complètement inédite, les Quatorze se retrouvent rapide-ment très embarrassés. Non seulement M. Schüssel réussit à provoquer un véritable mouvement d'union nationale autour de sa personne, mais il menace de bloquer le fonctionnement de l'appareil communautaire. Dans une mise en scène soignée, le Parlement européen dépêche trois « sages » en Autriche. Le rapport, remis le 8 septembre 2000, reconnaît que  le FPO, « parti populiste de droite aux caractéristiques extrémistes (...), a utilisé et encouragé les sentiments de xénophobie au cours des campagnes, [créant] une atmosphère dans laquelle les remarques publiques dirigées contre les étrangers sont devenues acceptables, engendrant des sentiments de peur », mais recommande aux Quatorze la levée des sanctions. Ce qui est fait immédiatement.
Depuis ? Rien. Tous les regards se sont détournés de l'Autriche et, peu à peu, les artisans de ce « pacte de la honte » ont été réintégrés dans les meilleurs salons. MR1e Benita Ferrero-Waldner, ministre OVP des affaires étrangères du gouvernement Schüssel, qui déclarait à Libération, le 12 février 2000, qu'elle avait « autre chose à faire que de s'attarder » sur le soutien affiché du FPO aux nostalgiques du IIIe Reich, a obtenu depuis le poste de commissaire aux relations extérieures de l'Union. Quant à M. Schüssel, couvert d'éloges par Mme Angela Merkel (4), lui aussi pourrait se voir attribuer une fonction confortable à Bruxelles.

Tollé contre Vienne, silence vis-à-vis de Rome
Surtout, les sanctions ayant tourné à la farce, presque toutes les compromissions avec l'extrême droite devinrent possibles. Quasiment aucune voix ne s'éleva lors de l'entrée, en juin 2001, de trois ministres de la Ligue du Nord dans le deuxième gouvernement Berlusconi (5). Ni en mai 2006, au moment de l'alliance entre le parti conservateur polonais et deux formations xénophobes : le parti Autodéfense de M. Andrzej Lepper et la Ligue des familles polonaises de M. Roman Giertych. Un mois plus tard, le leader de la gauche slovaque Robert Fico formait un gouvernement avec le Parti national slovaque de l'extrémiste Jan Slota.

Quelles furent les conséquences de cette participation de ministres d'extrême droite au gouvernement autrichien ? M. Schüssel réussit-il à démystifier le FPO, en lui faisant subir l'épreuve du pouvoir – ainsi qu'il le promettait, pour se justifier, à ses collègues européens ?

Dans un premier temps, on put croire qu'il avait réussi. Les six ministres fournis par Haider (qui lui-même n'a jamais participé au gouvernement) firent à plusieurs reprises preuve de leur incompétence et, n'ayant pas reçu le ministère de l'intérieur, ne purent mettre en œuvre 1'« arrêt immédiat de l'immigration» promis à leurs électeurs. Quant au ministre de l'économie, M. Karl-Heinz Grasser, il appliqua la politique la plus libérale de l'histoire du pays : accélération des privatisations, réduction des cotisations patronales et de la fiscalité des entreprises, avantages fiscaux accordés aux grosses fortunes, attaques contre les retraites...

Résultat : aux élections de 2002, les ouvriers et petits employés, qui avaient constitué les gros bastions des électeurs du FPO trois ans plus tôt, exprimèrent leur déception. Le FPO dégringola à 10 %, l'OVP bondit à 42 %, et M. Schüssel exulta. Trois mois plus tard, il reconduisait sa coalition avec le FPO, puis avec l'Alliance pour l'avenir de l'Autriche (BZO), le nouveau parti de Haider (6), permettant ainsi à l'extrême droite de siéger, au total, sept années.

Le pari raté du gouvernement de M. Schüssel
Aux élections d'octobre 2006, celle-ci reprit quelques couleurs (11 % pour le FPO et 4 % pour le BZO, soit 15 %). Son retour sur les bancs de l'opposition, en janvier 2007, lors du gouvernement de coalition rouge-noir (7) mené par M. Gusenbauer, lui permit de reconstituer toutes ses forces. Et même d'en trouver de nouvelles : aux élections de septembre 2008, l'extrême droite (FPÖ + BZO) obtint 28,2 % des voix, dépassant le score historique de 1999 ! La « stratégie » de M. Schüssel semble avoir complètement échoué.

Pendant toutes ces années, non seulement l'extrême droite n'a pas modéré son discours raciste, mais les autres partis se sont peu à peu laissé entraîner sur le même terrain. Chez les sociaux-démocrates, qui avaient tant dénoncé en février 2000 le « pacte de la honte » de M. Schüssel avec le FPO, tout le monde, ou presque, envisage aujourd'hui sans sourciller l'éventualité d'une alliance rouge (SPO) - bleue (FPO) aux prochaines élections régionales. « Même les Verts, jusque-là épargnés, donnent des signes de vacillement », soutient le philosophe viennois pour qui « une des conséquences les plus perceptibles de février 2000 est l'infiltration lente mais inexorable du racisme dans le discours public ». Récemment, à Linz, un des élus Verts a repris à son compte l'exigence de l'extrême droite d'« expulser immédiatement et sans exception tous les demandeurs d'asile déboutés (8) ». Après débat, la direction du parti a décidé de soutenir son élu – et sa revendication.

«En ce qui concerne les étrangers, le FPO n'a pas besoin d'être au pouvoir, remarque Georg Hoffmann-Ostenhof, éditorialiste au magazine Profil. Ses idées sont appliquées, aussi bien par 1'OVP que par le SPO. » En effet, même si une ;tendance était déjà perceptible avant'l'bntrée de l'extrême droite au gouvernement, les neuf dernières années ont marqué un très fort durcissement de la législation. Par petites touches, la situation des migrants est devenue chaque fois plus difficile : instauration de la double peine ; baisse drastique des quotas d'immigration ; conditions plus restrictives au regroupement familial (exigence d'un revenu mensuel de 1 500 euros minimum, niveau de langue) ; obligation de suivre des cours d'allemand, avec un test final, pour les aspirants aux cartes de séjour de longue durée ; obstacles supplémentaires aux naturalisations (allongement de la durée de présence en Autriche ou des années de mariage, niveau de langue, connaissance des « valt?irs de base d'un Etat démocratique:>' que celles-ci soient précisées th lle part) ; pouvoir extraordinaire accord à la police, autorisée á maintenir en cet re de rétention un demandeur d'asile4sans consultation d'un juge, pour une dtirée pouvant atteindre dix mois ; restriction des possibilités d'appel pour un demandeur d'asile débouté en première instance ; etc.

Comparer les situations des étrangers d'un pays à l'autre représente un exercice difficile, en raison du nombre de facteurs à prendre en considération. C'est l'objet du Migrant Integration Policy Index (Mipex), élaboré en 2007, qui prend en compte six critères : les possibilités d’accès au marché du travail des immigrés, leur participation à la vie politique (9), les obstacles au regroupement familial, les conditions d'accès à la résidence de longue durée, les règles de naturalisation et la discrimination. Dans un tableau comparatif de vingt-cinq membres de l'Union (et de trois non membres : le Canada, la Norvège et la Suisse), l'Autriche obtient... le 26e plus mauvais score, juste avant Chypre et la Lettonie (10).

L'absence d'une gauche combative a favorisé la xénophobie
En Autriche, le racisme s'exprime plus par des discours et par des lois que par de la violence physique. Ce qui ne le rend pas moins douloureux : les insultes, les refus d'être servi dans un café, le$ graffitis sur les murs abondent et affectent particulièrement la communauté noire. « On ne peut pas imaginer ce que !'est qu'être un Noir en Autriche ! se lamente le journaliste Simon Inou, directeur du journal en ligne Afrikanet.info. Quand je vais dans le métro, je sais qus les trois sièges autour de moi vont rester vides. Dans la rue, le regard des gens est toujours négatif, soit inquiet, soit carrément hostile. » Adèle, une professeure de français née au Gabon, a longtemps vécu en France avant de s'installer à Vienne : « Le racisme existe partout, évidemment. Mais, en France, il existe des gens profondément antiracistes. Alors qu'ici, je ne peux mime pas me constituer un petit cercle d'amis avec lesquels je peux être totalement en confiance sur cette question-là. »

A la suite d'une énorme campagne menée depuis dix ans par le quotidien Kronen Zeitung (11), de concert avec Haider, les Noirs sont devenus, dans l'imaginaire collectif, synonymes de trafiquants de drogue et de pédophiles. Plus récemment, deux autres catégories sur lesquelles fixer ses fantasmes sont apparues : les demandeurs d'asile et les musulmans. Deux des principaux slogans de campagne de l'étoile montante de l'extrême droite, M. Heinz-Christian Strache, 39 ans, le nouveau leader du FPO, ont été : (« Fraude au droit d'asile signifie retour vers le pays ») et Daham statt Islam (« Plutôt chez nous qu'en terre d'islam »). Des clichés racistes sur ces deux groupes apparaissent aussi tous les jours dans les pages du Kronen Zeitung, dans des articles ou dans le copieux courrier des lecteurs.

Le politologue Patrick Moreau (12), du Centre national de la recherche scienti-fique (CNRS), tente d'expliquer ce succès persistant de l'extrême droite : « Les Autrichiens ont toujours vécu dans un monde petit, refermé sur lui-même, jouissant d'un véritable bien-être, avec peu de chömage, un niveau de vie élevé et une pollution limitée... Et, au fond, la peur viscérale de la disparition de ce paradis. Or, l'Autriche n’ayant jamais eu de colonies, ses premiers immigrés ne sont arrivés que récemment. Ils ont tout de suite focalisé sur eux cette peur, devenue aujourd'hui un élément constitutif de la culture autrichienne, et sur laquelle Jörg Haider a bâti son succès. » Ce à quoi il convient d'ajouter une leçon non tirée de l'épisode nazi, qui rend cette idéologie si peu repoussante aux yeux des Autrichiens ; et l'absence totale de partis poli-tiques relevant de la gauche radicale, porteurs de discours vraiment antiracistes, et vers lesquels pourrait se diriger une partie des votes protestataires (13).

Dans ces conditions, « un avenir radieux s'offre à l'extrême droite, prédit Moreau. Le BZO. fonctionnait comme une organisation de groupies, entièrement portée par Jörg Haider. Avec sa mort, le BZO peut encore espérer quelques bons scores en Carinthie, avant de rapidement disparaître. Le FPO, mené par le très doué Heinz-Christian Strache, va donc pouvoir à nouveau rassembler tous les perdants de la mondialisation, et tous ceux qui, sur la question du refus des immigrés, préfèrent l 'original aux copies présentées par les autres partis. »
PIERRE DAUM.


(1) Haider s'est tué le 11 octobre à 1 h 30 du matin. Il roulait à plus de 140 km/h, dans une zone limitée à 70 km/h, avec 1,8 gramme d'alcool dans le sang. Malgré la clarté des faits, de très nombreux Autrichiens demeurent persuadés qu'il a été victime d'un complot (perpétré par le Mossad, la Central Intelligence Agency, les islamistes, la mafia tchétchène...).
(2) Interrogé sur son attitude, le dirigeant social-démocrate baissa les yeux avant de répondre : « VOUS savez, nous sommes tous très catholiques. Pour nous, la mort efface tous les péchés. »
(3) Le 23 août 2006, M°' Natascha Kampusch, 18 ans, réussit à s'échapper de la cave d'une maison de la banlieue de Vienne dans laquelle elle était séquestréedepuis huit ans. Le 28 avril 2008, M. Josef Fritzl, un retraité de 73 ans, reconnaissait avoir séquestré et violé sa fille Elisabeth pendant près de vingt-quatre ans dans la cave aménagée de sa maison d'Amstetten; plu-sieurs enfants sont nés de cette union forcée.
(4) « Mn' Merkel vante l'Autrichien Schüssel, ex-allié des populistes », Le Monde, 14 juin 2008.
(5) Dont celle du dirigeant de la Ligue, M. Umberto Bossi, qui déclarait en juin 2003 dans le Corriere della Sera : « Les clandestins doivent être chassés par les bonnes ou par les mauvaises manières. Il arrive un moment où il faut user de la force. La marine et la brigade des finances doivent s 'unir dans la défense de nos côtes et utiliser le canon. »
(6) En avril 2005, un conflit éclata au sein du FPÖ, qui força Haider à le quitter pour former le BZÖ.
(7) Une longue tradition autrichienne attribue une couleur.. à chaque parti : rouge pour le SPI, noire pour l'VP, bleue pour le FPO, orange pour le BZO et verte pour les Verts.
(8) Interview de M. Efgani Dönmez titrée « Les entorses à la loi doivent avoir des conséquences », parue dans Der Standard, Vienne, 14 décembre 2008.
(9) Aux dernières élections législatives, Mn' Alev Korun, militante des Verts née en Turquie, devint la première personne issue de l'immigration extra-européenne à être élue au Parlement national autrichien.
(10) La totalité du Mipex est téléchargeable sur www. integrationindex. eu
(11) Ce journal est lu par 40 % des Autrichiens de plus de 15 ans, ce qui constitue un record mondial pour un quotidien d'information.
(12) Auteur de Haider, le FPÖ et l'Autriche, à paraître aux Editions du Rocher.
(13) Le Parti communiste (KPÖ) n'a pas dépassé la barre des 1 % depuis des décennies. Il existe trois organisations trotskistes, fortes d'à peine quelques dizaines de militants chacune et complètement absentes du paysage politique. La critique la plus radicale de l'extrême droite, celle à l'origine des manifestations de rue de l'année 2000, est à chercher dans certains milieux culturels et dans des initiatives individuelles, par exemple autour de la revue Malmoe (www.malmoe.org) ou du site www.racism.net




Venerd́ 24 Luglio,2009 Ore: 14:33