El País – Tribuna
Italia: con una buona siesta tutto passa

di Shukri Said – 10 luglio 2009

(traduzione dallo spagnolo di José F. Padova)


http://www.elpais.com/

Chiunque ami l’Italia e si avvalga del singolare privilegio di non essere coinvolto direttamente in uno dei suoi mille giochi di potere si vede obbligato ad assistere a una gravissima malattia. È la stessa democrazia, la più bella espressione dell’Italia dalla unità del Paese in poi, che si sta frantumando, mentre ripetute infiltrazioni di cortisone inibiscono la visibilità della devastazione dei suoi tratti distintivi. Il cancro che sta corrodendo l’Italia è il berlusconismo.

Ciò che in realtà ha maggiore importanza non è se l’attuale presidente del Consiglio frequenti ragazzine minorenni come Noemi o prostitute la notte e prelati di giorno, ma il fatto che moltissimi italiani lo ignorano. Da circa due mesi e mezzo una parte d’Italia è al corrente delle amicizie notturne e bisbocce del Cavaliere e di queste si occupa la stampa internazionale, tuttavia sono molti quelli che nulla sanno e che pertanto non possono giudicarlo. Se uno passeggia in un qualsiasi capoluogo di provincia non tarda a rendersi conto che le abitudini del capo del Governo non soltanto non sono note ma che, una volta spiegate, non vengono credute. Gli argomenti sono di questo tipo: “Una persona come lui come fa ad andare a puttane!”. La provincia italiana, senza dubbio, continua a essere sana quando afferma indignata che :”Andare a puttane è qualcosa di immorale!” e, invitata a informarsi in Internet, promette: “Lo farò, non dubiti!”.

Chi risponde così sono i giovani della febbre del sabato sera, che lavorano come operai, artigiani o apprendisti: le nuove generazioni che possono vivere senza informazione quotidiana o che, come molti, si nutrono del Telegiornale della Prima Rete RAI. Ed è qui che il problema democratico si combina col conflitto d’interessi che vede Berlusconi come proprietario diretto di tre reti televisive nazionali (Canale 5, Rete 4 e Italia 1), alle quali occorre aggiungere altre due pubbliche sotto controllo del governo (RAI 1 e RAI 2) ma anche l’influsso che la presidenza del governo può esercitare su altre reti private, in virtù del regime di concessione pubblica (La 7). Anche l’invito fatto agli imprenditori perché si astengano dal farsi pubblicità sul quotidiano che più insiste nell’inchiesta sulle feste berlusconiane (La Repubblica) ha peso, perché proviene dal capo del governo.

D’altro canto, fra gli italiani che “sanno”, una certa percentuale considera che le frequentazioni del presidente del Consiglio sono un affare privato, vale a dire non meritevole di tanta insistenza mediatica, e anche non particolarmente riprovevole. Sono quelli che ricordano come nelle istituzioni siano stati eletti gay imbarazzanti, stelline del porno in abiti succinti e transessuali che esitano nello scegliere il sesso del gabinetto. Sono loro che dicono di sentirsi orgogliosi di un presidente fornito di tanto testosterone.

Certi dettagli di questi precedenti, compresi quelli storici, non passano loro per la testa e si consolano col criterio del male minore.

L’insieme di queste due categorie di italiani, quelli che non sanno e quelli che si consolano, costituisce la maggioranza e permette a Silvio Berlusconi di rispondere alle domande sulle sue abitudini che lui è così e che gli italiani lo valutano positivamente per un 61%. Tuttavia questa maggioranza non si rende conto di aver contratto la metastasi della corruzione.

Questa corruzione fatta di permissività totale è ciò che dalla sfera pubblica dilaga in quella privata, permettendo che coniugi infedeli si sopportino senza che si arrivi mai a un chiarimento e vi siano tanti figli disorientati senza che alcuno si chieda le ragioni della loro insoddisfazione. Questa corruzione si diffonde con l’insofferenza davanti alle regole, con la violazione costante dei limiti di velocità e dei diritti dei pedoni, visti in definitiva come meri birilli da abbattere, che ammette il parcheggio in seconda fila o sui marciapiedi. È questa corruzione che nega ai tutori [della legge] e ai docenti l’autorità dello Stato, perché gli istituti universitari e ospedalieri esibiscono nelle loro nomine un clientelismo al di là di ogni decenza. Essa si compiace dell’evasione fiscale e vende il proprio voto elettorale; costruisce abusivamente confidando nei condoni che prima o poi arriveranno. Se approvano lo scudo fiscale per i ricchi, come non approveranno il condono per due mattoni sulla spiaggia!

Di menzogna in inganno le falsità di Stato si estendono a qualsiasi settore, senza altra considerazione per tutto ciò che non sia il potere come fine a sé stesso e al proprio interesse. Il respingimento degli africani ha luogo senza la minima selezione di coloro che potrebbero chiedere il diritto di asilo, suscitando allarme internazionale: che c’è di più? Ci sono elezioni e la Lega Nord deve piantare la sua bandierina sulla pelle dei più poveri al mondo. E sulla sua scia il Cavaliere si duole che Milano si sia trasformata in una città africana. Poi, il giorno dopo, stringe la mano a Obama. Che ci si potrebbe aspettare più di un caffè?

La corruzione dei costumi passa dalla sfera privata a quella pubblica e dà appena il tempo che si attenui la pressione della stampa sul Noemigate quando altri scandali si propongono alla pubblica attenzione. Berlusconi è stato accusato di aver pagato la falsa testimonianza dell’avvocato inglese David Mills in un processo su soldi neri che sembrano condurre a colui che fu eletto per la terza volta presidente del Consiglio nell’aprile 2008. La prima cosa che fa il Parlamento di nominati dai partiti (e non eletti dal popolo) è votare con fulminea rapidità una legge che lascia indenne il capo del governo dai processi penali in corso: la legge passa alla storia come lodo Alfano, dal nome del ministro della Giustizia che l’ha proposta. Il processo Mills si divide in due rami: quello che riguarda Mills si è concluso da poco con la condanna dell'avvocato; quello che coinvolge Berlusconi si interrompe con la remissione del lodo Alfano alla corte costituzionale, che già ha annullato un procedimento analogo, il lodo Schifani, pochi anni fa. La corte ha fissato la discussione sulla costituzionalità del lodo Alfano al prossimo mese di ottobre. Nel frattempo due dei 15 giudici della corte si riuniscono a metà maggio in una cena con il ministro Alfano e il presidente Berlusconi in casa di uno di questi magistrati. Scoppia lo scandalo circa l'inopportunità che chi viene giudicato si sieda a tavola con il suo giudice, ma quest'ultimo, a ragione, tira fuori la medesima giustificazione tirata fuori da Berlusconi circa le sue feste: "In casa mia io faccio ciò che voglio". Quasi come se la dignità istituzionale fosse un abito da lavoro.

Il fatto è che non si vede, nell'opposizione, nessuno che possa risalire la china. Il partito democratico è nato sotto una pessima stella: l'unione dei cattolici e della sinistra è servita soltanto per trascinare quest'ultima sull'altra sponda del Tevere (il Vaticano). Qualsiasi problematica nell'ambito dei diritti civili e morali viene oscurata davanti all'impossibilità di mantenere una coerenza fra l'obbedienza clericale e la laicità sociale, con il che si finisce per diluire in disorganizzazione e in silenzio un patrimonio di fermezza etica che era stato elevato a emblema e orgoglio. Coloro che hanno dilapidato in questo modo un simile patrimonio hanno perso qualsiasi credibilità davanti agli occhi dei vecchi simpatizzanti e la sinistra viene a trovarsi tanto carente di leadership da vedersi obbligata a ricorrere al ricambio generazionale, non senza litigi. Tanto meno il giustizialismo popolare stile Di Pietro dà segnali di essere un sostituto equilibrato di queste virtù.

Il presidente della Repubblica ha sollecitato una tregua per il G8. È difficile pensare che si tratti di un invito diretto alla stampa. Non è nello stile di Napolitano. È più facile supporre che abbia voluto evitare un altro errore della magistratura come quello del 1994, quando in pieno G-7 contro la criminalità arrivò al Cavaliere l'avviso di garanzia per corruzione inviato da "Mani Pulite".

Un cambiamento profondo potrà solo avvenire di nuovo ricuperando i punti cardinali della democrazia. Prima di tutto, l'informazione. Sotto il motto di "conoscere per poter discutere". In caso contrario, il sonno delle coscienze ci farà cantare come Enzo Jannacci fece alcuni anni fa: "E c'è chi dice... con una buona siesta tutto passa, fino al cancro".

PS: Rigoletto: il libertino duca di Mantova (Berlusconi) insidia la virtù di Gilda (Italia), figlia di Rigoletto (gli italiani), con la complicità dei cortigiani, ai quali Rigoletto si rivolge con la nota aria cortigiani, vil razza dannata. La cosa finisce con Gilda che muore fra le braccia di Rigoletto dopo essersi sacrificata per permettere che il duca di Mantova, del quale si era innamorata, sopravviva all'attentato organizzato da Rigoletto stesso.

Testo originale:

EL PAÍS, Madrid  -  TRIBUNA: Shukri Said
Italia: con una buena siesta se pasa todo
Shukri Said 10/07/2009
 
http://www.elpais.com/
Cualquiera que ame Italia y disfrute del singular privilegio de no estar involucrado directamente en uno de sus mil juegos de poder, se ve obligado a asistir a una enfermedad gravísima. Es la democracia misma, la más hermosa expresión de Italia desde la unidad del país, la que va siendo mellada mientras repetidas infiltraciones de cortisona inhiben la visibilidad de la devastación de sus rasgos.
La carcoma que está corroyendo Italia es el berlusconismo.
Lo que en realidad tiene más importancia no es si el actual presidente del Gobierno frecuenta chicas menores de edad como Noemi, o prostitutas por la noche y prelados durante el día, sino el hecho de que haya muchísimos italianos que lo desconocen. Hace aproximadamente dos meses y medio que una parte de Italia está al corriente de las amistades nocturnas y juerguistas del Cavaliere y que de ello se ocupa la prensa internacional, pero son muchos los que nada saben y quienes, por lo tanto, no pueden valorarlo. Si uno pasea por una capital de provincias cualquiera, no tarda en percatarse de que las costumbres del presidente del Gobierno no sólo no son conocidas, sino que, una vez explicadas, no resultan creídas. Los argumentos son de este tipo: "Una persona como él ¡cómo va a irse de putas!". La provincia italiana, sin embargo, sigue sana cuando afirma indignada que: "¡Irse de putas es algo inmoral!", e, invitada a informarse en Internet, promete: "¡Lo haré, no le quepa duda!".
Quienes responden así son los jóvenes de la fiebre del sábado noche, que trabajan como obreros, artesanos o aprendices: las nuevas generaciones que pueden vivir sin información cotidiana o que, como mucho, se nutren del Telediario de la primera cadena de la RAI. Y es aquí donde el problema democrático enlaza con el conflicto de intereses que ve a Berlusconi como propietario directo de tres redes televisivas nacionales (Canale 5, Rete 4 e Italia 1), a las que hay que añadir otras dos públicas bajo su influencia gubernativa (RAI 1 y RAI 2), así como el influjo que la presidencia del Gobierno puede desplegar sobre otras redes privadas en virtud del régimen de concesiones públicas (La 7). También la invitación dirigida a los empresarios para que se abstengan de contratar publicidad con el diario que más insiste en la indagación sobre las fiestas berlusconianas (La Repubblica) posee vigor porque proviene del presidente del Gobierno.
Por otro lado, entre los italianos que "saben", un porcentaje no menor considera que las amistades del presidente del Gobierno son un asunto privado, es decir, no merecedor de tanta insistencia publicitaria, y no particularmente reprochable. Son aquellos que recuerdan que en las instituciones han sido elegidos gays embarazosos, estrellas del porno públicamente ligeras de ropa y transexuales que dudan ante la puerta del baño. Son esos que dicen sentirse orgullosos de un presidente con tanta testosterona.
Algunos detalles, históricos incluso, de esos precedentes ni se les pasan por la cabeza y se consuelan con el criterio de lo menos malo.
El conjunto de estas dos categorías de italianos, entre quienes no saben y quienes se consuelan, constituye la mayoría y permite a Silvio Berlusconi responder a preguntas sobre sus costumbres que él es así y que los italianos lo valoran positivamente en un 61%. Pero esa mayoría no se percata de haber contraído la metástasis de la corrupción.
Es esa corrupción de la permisividad total que desde la esfera pública anega la esfera privada, permitiendo que cónyuges infieles se toleren sin que se llegue nunca a clarificación alguna, y haya tantos hijos desorientados sin que nadie se pregunte nunca por las razones de su insatisfacción. Es esa corrupción que se difunde con la impaciencia ante las reglas; con la violación constante de los límites de velocidad y de los derechos de los peatones, vistos definitivamente como meros bolos que derribar; que admite el aparcamiento en doble fila o sobre las aceras. Es esa corrupción que niega a los tutores y a los docentes la autoridad del Estado porque las instituciones universitarias y hospitalarias exhiben en sus nombramientos un clientelismo más allá de toda decencia. Es esa corrupción que se complace en la evasión fiscal y vende su propio voto electoral; que construye abusivamente confiando en una condonación que antes o después llegará. ¡Si aprueban el escudo fiscal para los ricos, cómo no van a aprobar la condonación para dos ladrillitos en la playa!
De mentira en mentira, las patrañas de Estado se extienden en cualquier frente, sin consideración alguna hacia todo lo que no sea el poder como fin en sí mismo y el propio interés. El rechazo de los africanos tiene lugar sin una mínima selección de quien pueda optar al derecho de asilo, suscitando la alarma internacional: ¿qué más da? Hay elecciones y la Liga Norte debe reivindicar su propia banderita sobre la piel de los más pobres del mundo. Y, en su estela, el Cavaliere se queja de que Milán se ha vuelto una ciudad africana. Después, al día siguiente, va a estrechar la mano a Obama. ¿Qué podía esperarse más allá de un café?
La corrupción de las costumbres vuelve desde la esfera privada a la pública y apenas da tiempo a que se atenúe la presión de la prensa sobre el Noemigate cuando otros escándalos se proponen a la atención pública. Berlusconi ha sido acusado de haber pagado el falso testimonio del abogado inglés David Mills en un proceso sobre dinero negro que parece conducir a quien fue elegido por tercera vez como presidente del Gobierno en abril de 2008. Lo primero que hace el Parlamento de los designados por los partidos (no de los elegidos por el pueblo) es votar con fulminante rapidez una ley que deja indemne el presidente del Gobierno ante procesos penales en curso: la ley pasa a la historia come Laudo Alfano por el nombre del ministro de justicia que la ha propuesto. El proceso Mills se divide en dos ramas: la que atañe a Mills ha concluido hace poco con la condena del abogado; la que atañe a Berlusconi se interrumpe con la remisión del Laudo Alfano al Tribunal Constitucional, que ya anuló un procedimiento análogo, el Lodo Schifani, hace pocos años. La Corte establece la discusión de la constitucionalidad del Lodo Alfano para el próximo mes de octubre. Entretanto, dos de los 15 jueces de la Corte se reúnen para cenar a mediados de mayo con el ministro Alfano y el presidente Berlusconi en casa de uno de esos magistrados. Estalla el escándalo debido a la inoportunidad de que quien es juzgado se siente a la mesa con su juez, pero este último, con toda razón, evoca la misma justificación esgrimida por Berlusconi sobre sus fiestas: "En mi casa yo hago lo que quiero". Casi como si la dignidad institucional fuera un uniforme de trabajo.
El caso es que no se ve, en la oposición, a nadie que pueda remontar la ladera. El Partido Democrático nació bajo una pésima estrella: la unión de católicos y de la izquierda para lo único que ha servido es para llevar la cabellera de esta última a la otra orilla del Tíber (el Vaticano). Cualquier problemática en el ámbito de los derechos civiles y morales queda oscurecida ante la imposibilidad de guardar coherencia entre la obediencia clerical y la laicidad social, con lo que acaba por diluirse en la desorganización y en el silencio un patrimonio de firmeza ética que había sido elevado a emblema y orgullo. Quienes han dilapidado de esa manera tal patrimonio han perdido toda credibilidad ante los ojos de los viejos simpatizantes y la izquierda vuelve a verse tan carente de liderazgo que se ve obligada a recurrir, no sin pendencias, al recambio generacional. Tampoco el justicialismo popular al estilo de Di Pietro da señales de ser un sustituto equilibrado de esas virtudes.
El presidente de la República solicitó una tregua para el G-8. Es difícil pensar en una invitación dirigida a la prensa. No es del estilo de Napolitano. Más fácil es suponer que haya querido evitar otro error de la magistratura como el del 1994, cuando en pleno G-7 contra la criminalidad le llegó al Cavaliere el aviso de inculpación por corrupción enviada por "Manos limpias".
Un cambio profundo sólo podrá llevarse a cabo recuperando los puntos cardinales de la democracia. Antes que nada, la información. Bajo el lema de "conocer para poder discutir". En caso contrario, el sueño de las conciencias nos hará cantar como Enzo Jannacci hace ya algunos años: "Y hay quien dice... con una buena siesta todo se te pasa, hasta el cáncer".
P. D.: Rigoletto: El libertino duque de Mantua (Berlusconi) atenta contra la virtud de Gilda (Italia), hija de Rigoletto (los italianos), con la complicidad de los cortesanos, a quienes Rigoletto se dirige con la conocida aria Cortigiani, vil razza dannata... La cosa acaba con Gilda que muere entre los brazos de Rigoletto al haberse sacrificado para permitir que el duque de Mantua, de quien se ha enamorado, sobreviva al atentado organizado por el propio Rigoletto.
Shukri Said es secretaria de la Asociación Migrare. Traducción de Carlos Gumpert.



Lunedì 13 Luglio,2009 Ore: 15:12