Cuba
Ma i Cinque erano davvero spie?

di Alessandra Riccio

Ogni 5 del mese è ormai una pratica generosa e necessaria ricordare i Cinque cubani, quattro dei quali in carcere ormai da quindici anni, condannati con accuse pesantissime “per aver rappresentato un gravissimo pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.

Ricardo Alarcón, ex rappresentante permanente di Cuba presso le Nazioni Unite, ex Ministro degli Esteri ed ex Presidente dell’Assemblea del Poder Popular (il parlamento cubano), da aprile è in pensione e dedica le sue forze alla causa dei Cinque con testardaggine e generosità.

In concomitanza con il 5 settembre, ha posto il dito sull’accusa di spionaggio che nella vulgata sembra essere la colpa principale di quei coraggiosi combattenti contro il terrorismo portato dentro l’isola dalle forze anticastriste della Florida, appoggiate e stimolate sempre dai servizi segreti statunitensi. Citando le fonti processuali e i documenti della Corte, Alarcón ricorda che la Pubblica Accusa non ha mai accusato nessuno degli imputati di spionaggio; ha però lavorato intensamente per persuadere un Tribunale favorevolmente predisposto della pericolosità dei cinque cubani infiltrati in territorio nordamericano in alcuni casi sotto falsa identità., accusandoli di voler “distruggere gli Stati Uniti” e chiedendo alla giuria il dovere patriottico di condannarli per non “tradire la comunità”. La storia dello spionaggio è stata insinuata e poi ingrandita dai media fino ad incollare per sempre l’etichetta odiosa di “spia” agli imputati.

Nel settembre 2008 la corte d’appello aveva concluso che non vi erano prove del fatto che gli imputati “avessero ottenuto o trasmesso informazioni segrete” e neanche che avessero causato danni alla Sicurezza Nazionale e dunque ha annullato la sentenza che riguardava il capo Due dell’accusa, quella di cospirazione per commettere spionaggio. Per questa ragione vi fu la revisione delle sentenze che riguardavano Ramón Labañino e Antonio Guerrero e per quanto lo stesso procedimento avrebbe dovuto essere riservato anche a Gerardo Hernández, il Tribunale non lo ha fatto sostenendo che l’imputato era comunque già condannato all’ergastolo. Ben strano modo di procedere per un tribunale!

Che in nessun momento l’attività dei Cinque in Florida avesse riguardato informazioni militari segrete o avesse attentato alla sicurezza degli Stati Uniti, risulta anche dalle testimonianze rese da tre generali del Pentagono, Edward Breed Atkeson, Charles Elliot Wilhelm y James R. Clapper, oltre all’ex ammiraglio Eugene Carrol. Queste testimonianze sono state rese in pubbliche udienze ma, evidentemente quattro alti ufficiali pieni di decorazioni che vanno a testimoniare a favore di cinque cubani in un Tribunale della Florida dovevano passare sotto silenzio.

Ricardo Alarcón cita le pagine in cui sono raccolte le testimonianze nelle trascrizioni ufficiali e ricorda anche la diversità di trattamento riservato agli imputati di altri casi dove, addirittura, gli accusati, impiegati della Casa Bianca, del Pentagono o del Dipartimento di Stato, sottraevano informazioni per committenti stranieri (anche per Saddam Hussein) e che sono stati condannati a qualche anno di prigione, a volte neanche a quello.

Il 5 settembre scorso, René González, ormai libero dopo aver scontato a pena, ha invitato i suoi concittadini a inondare Cuba di nastri gialli per richiedere il ritorno in patria dei suoi quattro compagni.

Ricardo Alarcón ci ha fornita altri argomenti per rinforzare questa battaglia di giustizia: i combattenti contro il terrorismo a Cuba devono tornare in patria!




Lunedì 09 Settembre,2013 Ore: 19:19