Giovane (46 anni), aitante, fine parlatore, sportivo, scarso cestista:

sarà un buon presidente di questa Repubblica nata dalle ceneri del franchismo duro a morire?

Carattere forte ce l’ha e lo dimostra mettendosi contro il vecchiume del partito che sostiene la continuità del PP al governo, attraverso un’astensione del PSOE che permette a Rajoy di continuare con il suo mandato.

Il giovin Pedro non ci sta e rassegna le dimissioni da deputato.

Si autoesclude, ma continua con la sua lotta che lo porterà ad ottenere una votazione della base del partito che lo preferisce a Susana Diaz e lo rielegge Segretario del PSOE.

È la vittoria del giovane, si potrebbe dire, ma non è ben così: vince la base contro i baroni. Data da ricordare questo 18 giugno 2017.

Passa neanche un anno ed il 2 giugno 2018 Pedro Sanchez, che neppure è deputato, dopo una mozione di sfiducia contro Rajoy e compagnia governativa, giura come nuovo capo del governo spagnolo. Lo fa davanti al re Filippo VI e senza la presenza di alcun simbolo religioso.

Scelta di uno che si presenta come ateo e che vuole chiarire che non esiste alcun legame con la chiesa franchista.

Personaggio certamente interessante, ma che mi lascia alcuni dubbi. In varie occasioni dimostra , a mio parere, qualche difetto caratteristico dell’homo politicus. Lui l’assertore del ‘No è no’, a volte prende decisioni contradditorie e il ’no’ può essere un ‘ni’.

La sua intenzione, secondo un’intervista di ieri sera sulla RTVE, è di portare avanti il suo governo fino alla sua naturale durata di due anni, quando saranno indette le nuove Elezioni Generali. Affermazione questa molto importante, perché inaspettata e detta ai microfoni della televisione pubblica, spudoratamente nelle mani del PP. Sono in atto manifestazioni dei giornalisti al soldo di questa TV che lamentano di non essere liberi e che il loro Presidente sceglie le notizie da dare o tacere: stile PP.

Chi ruba, preferisce il silenzio.

Riuscirà Pedro a dare le ali alle promesse?

Lo spero e con me la Spagna nuova.