La memoria è una facoltà che dimentica
IN CENTRAFRICA SI MUORE LENTAMENTE NELL’INDIFFERENZA INTERNAZIONALE

di Assunta Daniela Veruschka Zini

 

Il 9 luglio scorso, cinque ONG [Médecins Sans Frontières, Action Contre La Faim, Médecins Du Monde, Soldarité Internationale e Première Urgence] hanno lanciato un appello alla mobilitazione in favore della Repubblica del Centrafrica. Denunciano, in particolare, l’insufficienza della presenza della missione dell’ONU e la mancanza di aiuti finanziari.

Secondo alcuni osservatori, l’indifferenza internazionale verso il Centrafrica potrebbe essere pagata a caro prezzo. Zona grigia, senza controllo, potrebbe, infatti, servire da rifugio a gruppi criminali e terroristi.

Dal 10 dicembre 2012, il conflitto nella Repubblica del Centrafrica ha portato alla dislocazione interna di 206mila persone e alla fuga nei Paesi limitrofi di circa altre 55mila. L’insicurezza e il cattivo stato delle infrastrutture impediscono alle organizzazioni umanitarie di raggiungere le comunità toccate dalla crisi e di portare loro assistenza.

La situation en province et dans les campagnes est vraiment alarmante., afferma Alain Coutand, direttore delle azioni per il Sahel di Action Contre la Faim,

Il n’y a plus d’autorité, elle est portée par des chefs de la rébellion Séléka. Beaucoup de centres de santé ont été détruits, beaucoup de personnes doivent survivre en autonomie. Certaines régions sont au radar, au nord, au nord-est, à l’est du pays, à la frontière avec le Soudan ou le Tchad, le centre du pays, avec des présences tellement ponctuelles, qu’elles ne permettent pas d’avoir une vision claire de ce qui se passe actuellement.”

L’insécurité n’est pas une justification pour ne pas intervenir en Centrafrique.,

spiega Mégo Terzian, presidente di Médecins Sans Frontières,

Paradoxalement, certains acteurs sont prêts à augmenter leurs opérations de secours, mais ils n’en sont pas capables, faute d’argent. ”

di

Assunta Daniela Veruschka Zini

Nel momento in cui vi scrivo queste righe, la catastrofe umanitaria, che ha colpito il Centrafrica, è al cuore di tutti i media dell’informazione e di tutti i discorsi governativi nel mondo. Ma, nel momento in cui voi leggerete queste poche righe, la catastrofe umanitaria, che ha colpito il popolo del Centrafrica, sarà, probabilmente, affondata nel ricordo collettivo o sarà sul punto di essere cancellata da ogni grosso titolo di attualità.

Quando un dramma umanitario sopravviene, la popolazione mondiale si mobilita e i governi promettono somme esorbitanti di danaro e quantità fenomenali di risorse materiali e umane.

Quando un dramma umanitario è mediatizzato il semplice fatto di promettere somme di danaro di fronte a una telecamera può attirare la simpatia della popolazione e portare, così, un elettorato supplementare. Può essere facile per alcuni leaders lasciarsi trasportare e fare il pieno di belle promesse circa l’aiuto che sarà dato.

Lungi da me l’idea di accampare che ogni aiuto sia virtuale e basato su cattive intenzioni, perché alcuni governi e alcuni membri di governo spiegano reali sforzi per aiutare un popolo in difficoltà.

Di più, lungi da me anche l’idea di affermare che ogni aiuto, immediatamente portato dopo un dramma umanitario, sia inappropriato, perché questo aiuto resta essenziale e primario.

Tuttavia, questo aiuto deve perdurare nel tempo.

Questo aiuto deve trascendere la mediatizzazione e fare parte dei progetti governativi anche quando un popolo in difficoltà non è più “interessante” agli occhi dei media perché, sovente, come nel caso del Centrafrica, la catastrofe umanitaria è l’espressione di un problema più profondo, un problema saldamente radicato.

Il popolo del Centrafrica deve fare fronte alla povertà più totale, alla corruzione in seno ai diversi gradi governativi, alle infrastrutture inadeguate, alla mancanza di risorse naturali, alla deforestazione, alla violenza come istinto di sopravvivenza.

L’aiuto immediato, dunque, seppure essenziale, non è sufficiente a impedire al popolo del Centrafrica di ricadere nella miseria.

Ognuno deve far sentire la propria voce perché l’aiuto perduri e non sia una bieca forma di sgravio per la coscienza collettiva.

Solo in questo modo il popolo del Centrafrica potrà risollevarsi e intravedere un avvenire.

Assunta Daniela Veruschka Zini

Copyright © 16 luglio 2013 ADZ

 




Mercoledì 17 Luglio,2013 Ore: 17:55