Vangelo del 28/02/2016
Possesso e Dono

di Aldo Antonelli

Le mie riflessioni sul Vangelo del 28/02/2016: Marco (10,17-31).
Ve le offro di cuore, per arricchire la domenica e riscaldare il vostro cammino.
Questo il brano del Vangelo.
 
Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». a Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
 
Queste le mie riflessioni
L’episodio del giovane ricco è troppo conosciuto e ciò impedisce, come avviene sempre in questi casi, che vi si possa leggere la sorprendente novità e la portata rivoluzionaria della narrazione. Avviene con la narrazione ciò che avviene con le persone: l’eccessiva familiarità invece che valorizzare rende banale. L’abitudine toglie la bellezza (interiore ed esteriore) delle persone ma cancella anche il cuore delle parole, le depotenzia e le svilisce. Di qui l’antico proverbio latino: “A suetis non fit passio - Dalle abitudini non viene la passione”! «Se c'è qualcosa di peggio -, scriveva Charles Péguy - di avere un animo malvagio è d'aver un animo assuefatto»!
Ecco, io leggerei tutto il racconto a partire dalla domanda iniziale del giovane: «Maestro, cosa devo fare per avere la vita eterna?» e dalla risposta finale di Gesù: «va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi».
Il giovane è prigioniero della dittatura del possesso, che si esprime nella logica del “fare per avere”, e contro la quale Gesù propone quella del dare per la relazione: possesso e dono…
Qui è la grande “pro-vocazione”: noi siamo invitati a passare dall’azione finalizzata al possesso (fare per avere) al dono che fonda la relazione (dare per seguire…).
La risposta di Gesù a Pietro, poi: «non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto», può essere ben tradotta con quanto si legge sulla bacheca dell’Avis di Avezzano: “Il diritto di avere sarà soddisfatto quando il dovere di dare sarà parte della nostra cultura”….
Perché le cose non si possono possedere veramente. Al massimo si può averle a disposizione per un pò di tempo. Chi non è capace di privarsene, ne è posseduto. Qualunque sia il tuo tesoro, tienilo nel palmo della mano come fai con l'acqua. Se la stringi ti sfugge via. Se te ne appropri la insudici. Se la lasci libera è tua per sempre.
Il continuo ed esasperato desiderio di possesso a cui ci ha educati il nostro colonialismo culturale ci fa cadere sempre nel baratro di una bulimia insaziabile che, a sua volta, ci rende degli eterni insoddisfatti, tristi, come il giovane ricco del vangelo.
A noi il compito di incuneare, come fermento, nella ferrea dittatura del commercio la logica del dono: liberi per liberare.
Buona domenica.
Aldo Antonelli



Domenica 28 Febbraio,2016 Ore: 16:58