PENTECOSTE – 8 giugno 2014 - Commento al Vangelo
COME IL PADRE HA MANDATO ME, ANCH’IO MANDO VOI

di p. José Maria CASTILLO

Gv 20, 19-23
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

1. La festa di Pentecoste, così come l’ha vissuta per la prima volta la nascente comunità cristiana di Gerusalemme, si suole mettere in relazione con il mito della torre di Babele (Gn 11, 6-9). Secondo questa lettura, la Pentecoste giudaica, festa della raccolta, nella quale le primizie della raccolta di grano erano offerte a Yahvé (Es 23,16; 34,22; Lv 23, 15-21; Nm 28, 26-31; Dt 16, 9-12), rappresenterebbe l’inizio di un nuovo culto che raggiungerebbe un ampio ventaglio di nazionalità (E. Lohse). Ciò verrebbe ad essere come la «neutralizzazione» di Babele e delle sue nefaste conseguenze di divisione di popoli, culture ed uomini, incapaci di comprendersi gli uni con gli altri.
2. Tuttavia, nella misura in cui si conosce sempre meglio la storia di Israele, si comprende anche che Pentecoste è stata compresa e vissuta sempre meno come una «festa agricola». E nel frattempo è cresciuta l’idea che si trattava di una «festa storica», nella quale si commemorava il rinnovo dell’Alleanza di Israele con Yahvé. Senza dimenticare che Israele identificava l’Alleanza con la Torah (Sir 17, 11-17; 24,23; 28,7; 39,8; 42,2; 44, 19-20; 45, 5….) (J. D. G. Dunn).
3. Ebbene, nella misura in cui la Torah era la Legge che regolava la vita del popolo, in questa stessa misura noi cristiani dobbiamo comprendere l’avvenimento di Pentecoste nel senso che è lo Spirito a dare la vita ed a guidare noi cristiani. Il cristianesimo non è una «religione della legge», norme, rituali e cerimonie. È «religione dello Spirito» e può essere compresa e
vissuta solo da «donne ed uomini di Spirito». Quando noi cristiani non abbiamo neanche l’idea di una cosa simile e quando riduciamo tutto a verità, norme, osservanze e rituali, il cristianesimo è deformato, irriconoscibile, snaturato. Proprio quello che stiamo vivendo in quest’ora disgraziata per la Chiesa. Una Chiesa che il papato ora vuole riformare. Ma ad alcune condizioni per le quali non sappiamo se c’è più una soluzione. In ogni caso non perdiamo la speranza. Lo Spirito di Dio è più forte.
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Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
- JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús. Comentario al Evangelio diario, CICLO A (2013-2014), Desclée De Brouwer, 2013, pp. 385-386.


Martedì 03 Giugno,2014 Ore: 15:34