VIII TEMPO ORDINARIO – 2 marzo 2014 - Commento al Vangelo
“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia”

di don Aldo Antonelli

«La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona.
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena».
(Matteo 6, 22-34)
Confesso subito il mio disagio.
Queste parole, che mi hanno sempre affascinato, mi hanno sempre innamorato di un mondo sempre sognato e mai trovato; questa parole, che mi hanno sempre riscaldato di quell’utopia di naturalità sempre agognata e mai sperimentata; queste parole mi mettono a disagio.
“Guardate gli uccelli del cielo e i gigli del campo”!
Questo invito, se letto nello spazio vuoto dei nostri sogni e del nostro sentimentalismo, chiudendo gli occhi sulla drammaticità del nostro vivere quotidiano, corre il rischio di imprigionarci nell’alienazione di un “naturalismo” fatuo ed inesistente.
“Come sarebbe bello vivere come gli uccelli del cielo e i fiori del campo”!
Illusione! Pura illusione!
Sta di fatto che noi, uomini e donne, non siamo solo natura ma anche cultura.
Ho voluto aggiungere, al brano riportato dal Vangelo, anche i versetti 22 e 23 che non vengono riportati nel testo liturgico, “La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!”.
Questo a conferma che lo sguardo con cui vediamo le cose (che è cultura) è determinante e fondamentale ai fini di un corretto e giusto rapporto con esse.
I nostri occhi sono occhi di rapina, che ci pongono di fronte al mondo come avvoltoi invece che come poeti, avendo sostituito le categorie del bello con quella dell’utile!
Sta di fatto che la natura stessa non è più “naturale”, essendo stata colonizzata dai nostri veleni e lottizzata dalle nostre bulimie di possesso…!
Gli uccelli non sono più liberi di volare nel cielo, impallinati senza scampo dalle nostre manie predatorie. E i fiori del campo non profumano più l’aria, sterilizzata dalle acque acide di piogge non più innocenti.
Nella assurda pretesa di poter servire i due padroni, Dio e il Denaro, la Religione e il Mercato, abbiamo sacrificato la divinità alla profanità, uccidendo Dio e dopando il Mercato, fino a ritrovarci, ciocchi secchi, dentro l’asfissiante e strozzante Religione di Mercato.
C’è poi una priorità, nella narrazione evangelica, alla quale non abbiamo mai dato la dovuta importanza: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia”.
Arturo Paolo commenta:
«Cercate prima (proton), ossia prima di accingersi a fare ogni cosa, pensare al regno e alla sua giustizia. L'indicazione costituisce un ideale relazionale, mettendo l'essere personale in confronto con gli altri e con i beni della terra. Omettendo la relazione con i beni della terra, la relazione con gli altri si fa inevitabilmente ingiusta, perché la spiritualità perde il suo contenuto essenziale, il proton, il primo.... Omettendo il proton, ossia il regno di Dio e la sua giustizia, si è trasmessa una spiritualità che non ha difeso i credenti cattolici dall'idolatria. E si può avere l'illusione di adorare il vero Dio servendo l'idolo. E' questo il vero disagio che oggi si avverte nella chiesa cattolica... Una spiritualità incompleta e priva del suo scheletro costituito dalla relazione con i beni della terra che oggi si chiama economia, è una spiritualità che non può costruire il vero regno di Dio»
(Arturo Paoli: Qui la meta è partire; p. 95)
BUONA DOMENICA!
ALDO ANTONELLI



Sabato 01 Marzo,2014 Ore: 16:32