II TEMPO ORDINARIO – 19 gennaio 2014 - Commento al Vangelo
ECCO L’AGNELLO DI DIO, COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO

di p. José Maria CASTILLO

Gv 1,29-34
[In quel tempo, Giovanni,] vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

1. Giovanni Battista interpreta Gesù utilizzando l’immagine dell’«agnello» (agnos) (DGENT). Un’immagine tanto amata e celebrata dagli ebrei. L’agnello sgozzato, il cui sangue liberò gli israeliti dallo sterminio la notte in cui fuggirono dall’Egitto (Es 12,5.13; Is 53,7) e così si rese possibile la liberazione dalla schiavitù. Nell’applicare lo stesso termine a Gesù (agnos), Giovanni Battista gli attribuisce lo stesso significato di liberatore del popolo.
2. Ma il Battista introduce un elemento nuovo: Gesù è il liberatore, non da una schiavitù concreta, quella dall’Egitto, ma dalla schiavitù del “peccato del mondo”. Non si tratta dei “peccati” che possono commettere gli uomini. È “il peccato”, al singolare. Il peccato comune a tutta l’umanità, che non è un’«azione», ma una «situazione». Si tratta della condizione umana limitata ed, inoltre, orientata (dal “desiderio”) (Es 20,17) a volere ed a fare quello che danneggia gli altri, quello che fanno alcuni (o molti) appropriandosi delle cose altrui, quello che dis-umanizza gli uomini, li domina e li umilia mediante la violenza in tutte le sue forme.
3. Gesù è l’«agnello» che libera da questa dis-umanizzazione mediante il sangue che, come l’agnello pasquale, ha sofferto fino alla morte. Ma a questo punto è fondamentale capire correttamente. Se la morte dell’agnello si intende come “rito sacro”, il presunto Dio che ha bisogno di questo sangue, è un “dio-vampiro” che merita solo disprezzo. Se la morte dell’agnello si intende come “generosità umana”, nata dalla bontà e dalla libertà che lotta contro la sofferenza altrui, a partire da quest’interpretazione si vede Gesù – ed il Dio di Gesù – come il trionfo supremo dell’ideale umano. Questo è Gesù di Nazareth.
Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
- JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús. Comentario al Evangelio diario, CICLO A (2013-2014), Desclée De Brouwer, 2013, pp. 101-102.



Mercoledì 15 Gennaio,2014 Ore: 17:25