Sul peccato originale

di don Aldo Antonelli

Il peccato originale?
Impossibile ed assurdo!
Vi prego di non spaventarvi, innalzando, a difesa, le antenne della diffidenza preventiva.
Se per peccato originale intendiamo, così come ci è stato insegnato da piccoli e come l’opinione corrente ritiene, il peccato che i primogenitori, Adamo ed Eva, hanno commesso nel Paradiso Terrestre e che, di conseguenza, noi tutti, loro discendenti, abbiamo ereditato, il discorso non tiene perché non tiene il presupposto dell’esistenza di Adamo ed Eva e del Paradiso Terrestre come punto iniziale della storia dell’umanità. E, d’altra parte, non regge l’accostamento al racconto biblico come se fosse un racconto, meglio, un resoconto storico; essendo solo un mito.
Qui si corre il rischio di un secondo “caso Galilei”!
Oltretutto, il vecchio concetto di “peccato originale” presupporrebbe una visione creazionista e monogenetica dell’universo, contro una visione evoluzionista e poligenetica, molto più rispettosa delle scoperte storico/scientifiche.
Di contro, il peccato originale deve essere inteso come situazione strutturale dell’uomo nella sua limitatezza, nella sua precarietà, nella reale tendenza alla retrocessione, all’interno del continuo processo di creazione (mai definitivamente finita) e di evoluzione (tuttora, ancora in atto).
Nella perspicace e più adeguata visione del grande gesuita Pierre Teilhard De Chardin, noi nuotiamo nel grande fiume della storia che si sviluppa, in linea ascensionale, dal punto iniziale “Alfa” fino a realizzarsi nella sua pienezza nel punto finale “Omega”.
Ernesto Balducci scrive che «Noi siamo tutti inseriti in una contingenza illegittima che si chiama, cristianamente, peccato» (Il mandorlo e il fuoco; vol. 3 p. 25).
E Carlo Molari, nel numero 23 di Rocca di quest’anno esprime bene la necessità di “rivedere” tutta la “teologia” del peccato originale. Scrive: «Continuando la riflessione avviata in Rocca del 15 novembre vorrei chiarire l'aspetto fondamentale della dottrina relativa al peccato originale e individuare le sue componenti caduche e provvisorie. Dobbiamo dare per scontato che una dottrina fondata su racconti così remoti come quelli della Genesi e sulle riflessioni dell'Apostolo Paolo ai Romani (Rom. 5, 12-21) contengano 'rivestimenti' culturali oggi improponibili e che la Chiesa si trovi nella necessità “di presentare, difendere ed illustrare le verità della fede divina con concetti e parole più comprensibili alle menti formate alla odierna cultura filosofica e scientifica” (Paolo VI, discorso del 1 luglio 1966 ai partecipanti al Simposio sul peccato originale tenutosi a Nepi). Questa esigenza è oggi impellente per i molti credenti che hanno assunto e utilizzano il modello evolutivo e che perciò hanno notevoli difficoltà ad accogliere la dottrina del peccato originale così come è esposta con il linguaggio tradizionale, ad esempio, nel Catechismo della Chiesa cattolica».
All’interno di questa nuova visione anche la figura dell’Immacolata prende nuova valenza ed il Battesimo stesso acquista nuovo significato.
Ma qui si aprono nuovi scenari che non è possibile esaurire in questa occasione.
In allegato, sempre sul tema del peccato originale, alcune riflessione del teologo spagnolo Padre Castillo.
Buona Festa a tutte e tutti.
Aldo



Sabato 07 Dicembre,2013 Ore: 15:52