DALLE PORTE CHIUSE ALLA MISSIONE

di p. Ottavio Raimondo

Tutti i credenti avevano ogni cosa in comune (I lettura: At 2,42-47)
Ci ha rigenerati per una speranza viva (II lettura: 1 Pt 1,3-9)
Otto giorni dopo venne Gesù (III lettura: Gv 20,19-31)
Le comunità del vangelo di Giovanni
Noi delle comunità di Giovanni ci chiedevamo: come dobbiamo vivere ora che Gesù ha concluso la sua missione nel mondo? Quali caratteristiche deve avere la nostra vita, la vita delle nostre comunità?
Dobbiamo vivere trincerati dietro porte ermeticamente chiuse? Dobbiamo continuare insieme o torniamo alle nostre case, alla vita di prima? C‘è futuro per noi? Possiamo sognare pace? Dobbiamo continuare a camminare sulle strade del mondo?
In questa nostra ricerca ci è difficile trovare delle risposte ma è certo che, pur non sapendo come, sentiamo che Gesù è vivo ed è in mezzo a noi. Questa esperienza straordinaria ci fa ritornare alla mente le sue parole che ci spingono a spalancare quelle porte chiuse e ad aprirci alla missione. Altre volte ci domandiamo: ma sarà più lui a non poter fare a meno di noi o noi a non poter vivere senza di noi. Tre anni trascorsi insieme e soprattutto la sofferenza della passione e morte uniti alla gioia di saperlo vivo hanno lasciato in noi un segno indelebile.
Le comunità cristiane di oggi
Rileggendo questo brano del vangelo di Giovanni, noi comunità cristiane dell’inizio del terzo millennio, proviamo molteplici stati d’animo e incontriamo grandi luci.
Ne condividiamo alcuni e li elenchiamo:
1. È vero: ci sono molte paure in noi e anche molte porte chiuse ma di fatto siamo insieme nello stesso luogo e finché saremo insieme le paure potranno essere vinte e le porte aperte. Condividiamo l’affermazione di Dietrich Bonhoeffer: “Il Cristo risorto è il Cristo in forma di comunità”.
2. Non ci impressiona tanto Gesù che entra anche se le porte sono chiuse ma la sua capacità di aprire le porte chiuse dei nostri cuori per darci la pace e il perdono, per vincere la paura e laàa diffidenza.
3. Con il suo gesto di mostrarci le mani ci dice: ma avete dimenticato che il Padre tutto ha posto in queste mani (Gv. 3,35 e 13,3) e che nessuno può strapparvi dalle mie mani (Gv 10,28)?. Con il gesto di mostrarci il costato ci dice il suo amore senza limiti.
4. A noi non basta sapere che Gesù è risuscitato: solo la sua presenza può darci sicurezza e gioia in mezzo alle ostilità del mondo. E Lui si fa presene per parlarci del Padre che lo ha inviato e per dirci anch’io vi invio. Di fronte a uomini che spesso sentono la vita come condanna, voi avete il compito di narrare la mi­sericordia divina, di fare opera di liberazione, di dare senso, respiro e vivibilità al Regno: il sogno del Padre..
5. E il cuore di tutto per noi è Gesù: è Lui al centro della comunità dei discepoli; la fonte della vita; il punto di riferimento; la forza di unità; la vite nella quale sono i tralci; il luogo in cui splende la gloria di Dio; colui che prende l’iniziativa.
6. Siamo comunità in cammino che come Tommaso vogliamo giungere a esclamare: “Mio Signore e mio Dio”.
Ricordo Socorro una donna che aveva sulle spalle una famiglia molto impegnativa. Ogni mattina alle 9,45 andava in cattedrale per la messa delle 10,30 e poi ritornava in fretta a casa. 45 minuti a piedi per andare e 45 minuti per tornare, sempre e solo a piedi perché i soldi per il bus non ce li aveva. “Socorro – le dicevo – non è necessario che faccia questa fatica ogni giorno”.. E lei mi rispondeva: “Se non incontro il mio Signore non ce la faccio a dire SI, a servire, a testimoniare la mia fede”. Solo chi incontra annuncia!
Suggerimento: Prendi visione del meeting che si svolgerà a Pesaro dal 6 all’8 maggio www.progettonuovacivilta.org e informati se esistono iniziative simili dove tu vivi.
p. Ottavio Raimondo – oraimondo@emi.it


Mercoledì 27 Aprile,2011 Ore: 15:00