14 marzo 2010
GLI STESSI SENTIMENTI DEL PADRE

di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Gli israeliti non ebbero più manna. (I Lettura: Gs,5,9°.10-12)
Dio ci ha riconciliato con sé mediante Cristo. (II Lettura: 2 Cor 5,17-21)
Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita. (III Lettura: Lc 15,1-3.11-32)
 
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo
 
Attenzione! Si avvicinavano per ascoltarlo. Non dice: “per chiedere” ma dice “per ascoltarlo”. E costoro erano le persone “pericolose” del tempo…
A te chi si avvicina per ascoltarti? E alla nostra chiesa, alle nostre comunità, chi si avvicina per ascoltarci?
Un discepolo che non è buona notizia per chi è in difficoltà non è discepolo di Gesù. “Le persone che frequentano quella parrocchia sono persone con problemi di ogni genere, ammalati ed emarginati”, commentavano con un certo sarcasmo alcuni preti. Non si rendevano conto che se dal vangelo togliamo i poveri, gli ammalati, gli emarginati, del vangelo rimane ben poco. E neppure si rendevano conto che quelle persone frequentavano la comunità non per chiedere ma per ascoltare.
Se poi ci ostiniamo a togliere i poveri dal vangelo il risultato inevitabile è questo: rendiamo meno bello il volto di Gesù.
 
Mi alzerò, andrò da mio Padre e gli dirò: Padre ho peccato verso il cielo e contro di te
 
E se il Padre non fosse stato disposto ad accoglierlo e gli avesse detto: “te la sei cercata, adesso aggiustati”? Nella mente e nel cuore del figlio passa un forte dubbio sulla disponibilità del Padre ad accoglierlo. Per questo il figlio scrive una lettera al Padre manifestandogli il suo desiderio di tornare e gli chiede, se è disposto ad accoglierlo, di mettere come segno un fazzoletto bianco sul tronco della grande quercia che è all’inizio del sentiero che porta a quella casa che aveva abbandonato.
Il giorno fissato il figlio si mette in cammino e da lontano vede la quercia coperta di lenzuola bianche. Non un fazzoletto ma molte lenzuola che, mosse dal vento sembrava dicessero con vigore e tenerezza: - Ti aspettavo. Sto correndo verso di te.
 
Per lui hai ammazzato il vitello grasso
 
Il Padre esce per accogliere il figlio che torna ed esce per incontrare il figlio maggiore che non vuole entrare. Questo figlio vede buia la vita del fratello che neppure riconosce come tale e che vede distante la figura del Padre. Nella sua mente e nel suo cuore più che Padre è un datore di lavoro, un padrone che dà ordini da eseguire.
Gesù non ci racconta come si conclude la parabola. A noi in questa quaresima piace sognare anche l’abbraccio del Padre con il figlio maggiore e l’abbraccio tra i due fratelli.
Per questo ci impegniamo a continuare questa Quaresima 2010, cammino verso Gerusalemme, verso la Pasqua, che è il grande abbraccio universale:
-          contemplando la quercia piena di lenzuola bianche e perderci tra le braccia del Padre che piange di gioia per noi… questa è preghiera;
-          compiendo un gesto di accoglienza uscendo all’incontro dell’altro… questa è carità;
-          trovando il tempo per partecipare a un incontro o convegno di formazione … questo è digiuno;
-          informandoci sulle iniziative esistenti sul territorio, chi lo desidera, scrivendo al periodico, al sito che ospita questa riflessione. Oppure scrivendo alla e-mail oraimondo@emi.it … questo è comunione.
In occasione di una grande celebrazione in uno stadio al momento penitenziale un signore sente il bisogno di dire: “Se qui ci fosse la persona che mi ha calunniato portandomi a sette anni di prigione, mi avvicinerei e le direi, dandole un abbraccio,: - Ti perdono. Al momento della pace, quell’uomo si volta e vede in alto sulla gradinata dello stadio quella persona… Gli si avvicina, si danno un abbraccio e cominciano una vita nuova.
 
p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano 348-2991393 oraimondo@emi.it


Luned́ 08 Marzo,2010 Ore: 14:49