Domenica 4a Avvento –C– 23 dicembre 2012

di Paolo Farinella, prete

Siamo giunti alla 4a domenica dell’Avvento, l’ultima del ciclo che ci introduce direttamente nella grotta di Betlemme dove insieme ai pastori possiamo finalmente contemplare il Bambino che sarà il Giudice della Storia come ci hanno anticipato le ultime due domeniche del tempo ordinario B e la 1a domenica di avvento di questo anno. Sulla soglia della prima incarnazione, vogliamo salire sul monte della Misericordia e chiedere a Dio il perdono che è il fondamento della nostra pace. Vogliamo chiederlo a Lui che nella notte di Natale invocheremo come «principe della pace». Celebriamo inserito nell’Eucaristia, il sacramento della riconciliazione, chiedendo perdono con semplicità e lasciandoci perdonare dalla tenerezza di Dio che è Padre e Madre di ciascuno di noi come solo Dio sa esserlo. Lo facciamo alla fine dell’Avvento perché dissetarsi alla sorgente di acqua fresca di montagna ha senso alla fine di un cammino, sostando al rifugio ospitale per ritemprare le forze. Il sacramento della riconciliazione è il rifugio a cui attingiamo i meriti dei padri e delle madri d’Israele e della Chiesa e specialmente i meriti del Signore nostro Gesù Cristo che ha dato se stesso per noi perché avessimo la vita in abbondanza. Memori delle parole di Giovanni:«In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1Gv 3,19-20) perché abbiamo un avvocato che intercede per noi: il Cristo redentore.

Gli Ebrei hanno una celebrazione speciale dedicata all’espiazione. Con essa inizia il nuovo anno, in ebraico Rosh Hashanàh (lett. «testa/inizio dell’anno»), che corrisponde al nostro capodanno. Esso ricorre nel mese di Tishri che cade tra settembre e ottobre, dura dieci giorni e si conclude con lo Yom Kippur/giorno dell’espiazione. Dovrebbe essere il giorno del giudizio, ma gli Ebrei suonano il corno di ariete in memoria della legatura (adeqàh) di Isacco e per i suoi meriti la misericordia ha il sopravvento e Dio perdona.

Noi celebriamo la misericordia di Dio nella 4a domenica di Avvento, alla vigilia di Natale perché per noi la Misericordia è il volto del Bambino che ci manifesta il Dio vicino. Tutto è dono e tutto è grazia. A Natale è la Donna che ci porta non il giudizio ma «Colui che viene, Benedetto nel nome del Signore» (Sal 118/117,26; Mt 21,9; 23,39, ecc.) per prendere su di sé tutto il peccato del mondo alimentato dai nostri peccati personali. Con l’ingresso del Verbo nel mondo il giudizio di Dio è già dato: «perché nulla vada perduto di quello che mi ha dato» (Gv 6,39). Entriamo, nel mistero del Dio incarnato, invocando il perdono su di noi, sulla Chiesa e sul mondo:

(greco)1

Èis to ònoma

toû Patròs

kài Hiuiû

kài toû Hagìu Pnèumatos

Amèn.

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e del Santo Spirito

Accendiamo la 4a ed ultima candela della corona d’Avvento, l’accendiamo nel segno della Parola che illumina i nostri passi per entrare nella liturgia della misericordia che a noi viene nel Bimbo che accogliamo. Egli è proiettato verso la Pasqua, «l’ora» della rivelazione quando lo incontreremo morto e risorto nel simbolo del Cero Pasquale che è il Signore eterno, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che nel corpo di Gesù consacra con noi la santa alleanza fino alla fino del mondo. Da Betlemme al Calvario, dalla nascita alla morte, dall’incarnazione alla risurrezione, dall’impotenza alla vita, andiamo incontro al Signore della Storia che illumina il nostro cammino, pregando davanti a questi ceri.

[Si accende il la 4a fiamma, della corona, simbolo della del tempo di Avvento]

Preghiera davanti al cero «simbolo di Cristo che viene in Avvento»

1. Signore,

il cero è segno dell’Avvento atteso.

E’ luce che illumina

nelle difficoltà e nelle decisioni.

E’ fuoco che brucia impurità,

egoismo e orgoglio.

per le strade della vita insieme a te,

insieme ai fratelli e sorelle del mondo.

3. Donaci lo Spirito dell’attesa escatologica

che c’insegni a bruciare

nelle due tendenze del cuore,

perché nel bene e nel male

2. Come questo cero si consuma nel rito,

sacramento di fuoco interiore,

allo stesso modo, finita la celebrazione,

vogliamo continuare ad ardere

possiamo amarti sempre, amando

quanti incontriamo sul cammino.

4. E’ Avvento! Il tuo tempo, Signore!

La nostra eternità. Amen! Amen!

Nel giorno di Yom Kippùr, gli Ebrei pregano: «O Signore nostro e Dio dei nostri padri regna sull’intero mondo nella tua Gloria e sorgi su tutta la terra nella tua Maestà»2. «Tutti infatti peccarono e furono privati della Gloria di Dio» (Rom 3,23). Che ciascuna e ciascuno di noi scelga di vivere la pienezza della vita come gloria del Dio vivente (Sal 8,3-5). A Natale non celebriamo la nascita di Dio perché egli è da sempre, il Lògos eterno, piuttosto celebriamo la nostra rinascita di creature nuove, rigenerate nell’acqua della riconciliazione.

Chiedendo perdono dei nostri peccati e delle nostre insufficienze, vogliamo «confessare» e rico-noscere il Signore come nostro Dio, Creatore e Redentore, fondamento della nostra libertà. Il giudizio che Dio pronuncia su di noi in Cristo è perdono e accoglienza: Dio è giusto perché perdona.

Preghiamo (colletta). O Dio, che hai scelto l’umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l’obbedienza del Verbo, venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

MENSA DELLA PAROLA

Prima lettura Mi 5,1-4a. Il profeta Michea è un contadino vissuto nel sec. VIII a.C. pochi anni dopo il grande profeta Isaia di cui continua l’annuncio di un giudizio senza scampo. Si salva solo un «resto» che s’incarica di proseguire il piano di alleanza di Dio. Vivendo in campagna porta con sé una cultura e una visione delle cose molto diverse dalla prospettiva della città. A differenza di Isaia egli non dà molta importanza a Gerusalemme, al contrario la caduta della città non impedirà a Dio di realizzare il suo piano universale. Egli comunque riprende l’insegnamento di Isaia (7,14) per affermare che il Messia sarà della discendenza di Davide (Mi 5,2), secondo la promessa di Dio ( 1 Sam 16,1.18; 17,12.15.58; 20,6). Betlemme che è l’antica Efrata, appartiene alla tribù di Giuda e quindi al distretto di Gerusalemme da cui dista appena km 12. In questa cittadina di pastori alla periferia della città santa piuttosto che tra gli splendori della liturgia del Tempio, sta per iniziare l’avventura di Dio-con-noi, l’Emmanuele.

Dal libro del profeta Michea 5,1-4a

Così dice il Signore: 1«E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. 2 Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. 3Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. 4Egli stesso sarà la pace!». - Parola di Dio.

Salmo responsoriale 80/79, 2ac; 3b; 15-16; 18-19. Un levita rifugiato nella tribù di Beniamino, a nord di Giuda, dopo la caduta di Giuda nel 586 per mano di Nabucodonosor, medita sulla sorte dei due regni: quello del Nord, detto regno di Israele e quello del sud, detto regno di Giuda. Egli spera nella riunificazione tra nord e sud che nella sua visione dovranno costituire un solo regno a cui attribuisce confini ideali, non storici (v. 12, qui assente). Nel contesto cristiano, e per noi ora nel contesto eucaristico, il ceppo piantato e il germoglio coltivato (v. 16) ha il Nome Gesù che offre la sua vita per radunare le pecore perdute d’Israele e sanare le ferite della divisione tra le chiese.

Rit. Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

1. 2Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.

3Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. Rit.

16proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit.

3. 18Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

2. 15Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,

19Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Rit.

Seconda lettura Eb 10,5-10. Il brano di oggi sta tra quelli proclamati nella domenica 32a e 33 a del tempo ordinario dell’anno B in cui l’Autore della lettera agli Ebrei aveva dimostrato la superità del sacrifico di Cristo su tutti i sacrifici di animali, specialmente nel Giorno di Espiazione o Yom Kippur. Nel brano di oggi, lo stesso autore esamina tutta l’economia dell’AT basata solo sui sacrifici celebrati nel Tempio e li confronta con l’unico sacrificio di Cristo sull’ara della croce. Il vero culto è inversamente proporzionale al contenuto del sacrificio. Ai ricchi i sacrifici corrisponde una religione angusta, mentre un sacrificio povero è sempre stato nella storia della salvezza l’espressione di una relazione affettiva tra il popolo e il suo Dio. Sulla croce è il Figlio che si abbandona ai sentimenti filiali di obbedienza e abbandono, ristabilendo così il principio che la liturgia deve essere espressione di un cuore puro.

Dalla lettera agli Ebrei Eb 10,5-10

Fratelli e Sorelle, 5entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. 6 Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. 7Allora ho detto: “Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà”». 8Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, 9soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. 10Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre. - Parola di Dio.

Vangelo Lc 1,39-45. Il vangelo di oggi è il vangelo della visitazione di una donna incinta ad una donna incinta e prossima a partorire. Una è giovane e l’altra anziana. Una figlia dell’AT e l’altra la prima figlia del NT. Una la madre del Signore e l’altra la madre del precursore del Signore. Ambedue sono parti vive di un unico progetto di storia che si coniuga al femminile. Due madri Maria ed Elisabetta e due figli Gesù il Messia e Giovanni il suo precursore che appena ne intuisce presenza, ancora nel ventre materno, «danza» di gioia come Davide davanti all’Arca del Signore (2 Sa 6,14). Dal cuore di Maria sgorga un inno che è la sintesi di tutta la storia della salvezza, di cui la liturgia riporta solo l’incipit iniziale: «L’anima mia magnifica il Signore» (v. 46) che è il canto dei redenti radunati per l’Eucaristia.

Canto al Vangelo Lc 1,38

Alleluia. Ecco la serva del Signore: / avvenga per me secondo la tua parola. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,39-45

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». - Parola del Signore.

Percorsi di riflessione

Il vangelo di oggi appartiene al ciclo dell’infanzia di Gesù messo per iscritto dopo la Pasqua, alla cui luce viene interpretato. Dell’infanzia di Gesù parlano solo Mt (1-2) e Lc (1-2). Mc che è il primo degli evangelisti non ne parla affatto, mentre Gv descrive non la nascita terrena, ma l’eternità del Verbo incarnato (1,1-18). Da questi dati appena abbozzati ricaviamo però un fatto: i vangeli dell’infanzia non sono un racconto storico cronologico della vita di Gesù, ma un affresco teologico in cui Mt e Lc mettono a punto temi interessanti per la loro comunità. Il brano di oggi è tratto da Lc narra il racconto della visita di Maria alla cugina Elisabetta. Dal racconto la liturgia tralascia quasi tutto il Magnificat (vv. 49-56) che viene recuperato nella festa dell’Assunta e in altre ricorrenze.

Il racconto della visitazione è l’affresco del viaggio che compie Maria partendo da Nazareth di Galilea nel nord di Israele per andare a sud in Giudea. Il brano deve essere letto nel contesto dei primi due capitoli di Lc perché solo così si scopre che è una rilettura in chiave cristiana del trasferimento dell’arca dell’alleanza da Sichem a Gerusalemme ad opera di Davide come è descritto in 2Sam 6,2-11. I riferimenti sono costanti e voluti (riportiamo i testi per esteso per facilitare la lettura, il confronto e la meditazione):

Sia l’arca che Maria vanno verso Giuda-Gerusalemme:

Maria (Lc 1)

Arca (2Sam 6)

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

[Davide] 2Poi si alzò e partì con tutta la sua gente da Baalà di Giuda, per far salire di là l’arca di Dio, sulla quale si proclama il nome del Signore degli eserciti, che siede sui cherubini3.

Il viaggio dell’arca e di Maria è costellato da manifestazioni di gioia e danze:

Maria

Arca

42ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo …? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.

5Davide e tutta la casa d’Israele danzavano davanti al Signore con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, tamburelli, sistri e cimbali.

12bAllora Davide andò e fece salire l’arca di Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città di Davide, con gioia.

L’arca e Maria sono sorgente di benedizione e di profezia:

Maria

Arca

41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!

12 Ma poi fu detto al re Davide: “Il Signore ha benedetto la casa di Obed-Edom e quanto gli appartiene, a causa dell’arca di Dio”.

Davanti all’arca e davanti a Maria si manifesta lo stesso grido di esultanza:

Maria

Arca

43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

9“Come potrà venire da me l’arca del Signore”.

L’arca nella casa di Obed e Maria in casa di Elisabetta sostano tre mesi:

Maria

Arca

40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta…

56 Maria rimase con lei circa tre mesi…

10 Davide non volle trasferire l’arca del Signore presso di sé nella Città di Davide, ma la fece dirottare in casa di Obed-Edom di Gat. 11L’arca del Signore rimase tre mesi nella casa di Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse Obed-Edom e tutta la sua casa.

Ci troviamo di fronte ad una simmetria voluta e, se si vuole, anche ricercata e forzata, ma Lc ha un progetto proprio: gli avvenimenti che accompagnano la nascita di Gesù sono anche il compimento di due profezie: Ml 3 che annuncia l’ingresso di Yhwh nel suo Tempio e Dn 9 che annuncia l’arrivo di Dio dopo il compimento delle settanta settimane di anni.

Profezia di Malachia

Per Lc l’angelo/messaggero di cui parla Malachia è l’arcangelo Gabriele che entra nel Tempio per annunciare al sacerdote Zaccaria la nascita di un figlio che sarà il precursore del Messia:

Mal 3

Lc 1

 

8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso [Es 30,7-8] 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso.

1Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti4

11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. … 13l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria …19Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio».

Gabriele, il segreto e le 70 settimane di anni

Nel leggere ogni singolo brano del vangelo dell’infanzia di Lc, bisogna sempre tenere presenti i due capitoli (1-2) nel loro contesto globale per rendersi conto che Lc fa un calcolo appropriato ed esplicito per descrivere, attraverso il viaggio di Maria/Arca, il compimento della profezia di Daniele 9: le settanta settimane di anni, cioè 490 anni. Secondo la tradizione biblico-giudaica, l’arcangelo Gabriele è il depositario del segreto messianico: è lui infatti che deve spiegare la «visione» a Daniele5. Daniele profetizza che il Messia comparirà (v. nel testo in nota il v. 24: «ungere il Santo dei santi») al compimento delle settanta settimane di anni, cioè dopo 490 anni.

Lc si ricollega a questa profezia e ci offre la chiave per comprenderla come realizzata non solo nel tempo, ma anche nella persona di Gesù. I primi due capitoli sono infatti scanditi dall’espressione «quando furono compiuti i giorni» (Lc 1,23, 2,6.22) che ritma il compimento profetico:

Lc

Descrizione dell’evento

Giorni

1,11

Gabriele appare al sacerdote Zaccaria nella solenne cornice del Tempio

 

1,23

Zaccaria «compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa»

 

1,26

Gabriele appare a Maria «al «6° mese» (= 6 x30 = 180 gg.)

180

2,6

Nove mesi dopo (= 9x30 = 270 gg.) «si compirono per lei i giorni del parto»,

270

2,22

Al «tempo della purificazione», 40 giorni dopo, Maria va al Tempio per il rito del riscatto

40

 

Totale giorni

490

La somma totale dei giorni (180 + 270 + 40) è 490 gg. cioè le 70 settimane di anni previste da Daniele. Al centro di questo computo vi è Maria che prima ancora che il Messia nasca, lo porta a visitare la Terra di quel popolo do cui sarà al tempo stesso «figlio» e «Messia». L’arca dell’alleanza precedeva il popolo verso la terra promessa così come lo precedeva in combattimento: era il segno visibile della Dimora/Shekinàh di Dio in mezzo al suo popolo. Maria è la nuova arca che non porta più il «segno», ma la stessa «Presenza» di cui ne precede l’ingresso nell’ultimo e decisivo combattimento: quello del Regno. Non è più Gabriele che custodisce il «segreto messianico», ora è Maria, la figlia d’Israele, che porta nel suo grembo «il segreto di Dio», che lei stesa svela e presenta al mondo intero, rappresentato dai pastori e dai Magi (Lc 2,8-20; Mt 2,1-15). Tutto ciò avviene nei giorni «del decreto di Cesare Augusto» (Lc 2,1). L’imperatore romano crede di dominare il mondo, invece è un docile strumento nelle mani di Dio perché si compia il suo disegno di salvezza: la nascita del Messia nella città del suo antenato Davide (Lc 2,4-7).

La teologia dei nomi

La stessa logica di compimento profetico troviamo nell’onomastica, cioè nel significato dei nomi che Lc usa con sapienza esegetica di profondità memorabile. Negli avvenimenti che precedono e accompagnano la nascita di Gesù, Lc riporta cinque nomi ebraici, che insieme danno un quadro teologico straordinario:

Lc

Italiano

Ebraico

Significato

«Quando venne la pienezza del tempo» (Gl 4,4) Dio si è ricordato della promessa che aveva giurato ad Abramo, ha fatto grazia alla sua discendenza, amandola «fino alla fine» (Gv 13,1) e ha inviato il Figlio, il quale «è venuto non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo» (Gv 12,47; cf. 1Tm 1,15).

1,5

Zaccaria

Zakkariàh

Dio si è ricordato

1,5

Elisabetta

Elishàbet

Dio ha giurato

1,13

Giovanni

Johanàn

Dio ha fatto grazia

1,27

Maria

Miryàm

Dio ama (oppure: Amata)

1,31

Gesù

Yeoshuà

Dio salva

Il viaggio di Maria verso Giuda è la prima tappa della realizzazione delle profezie, perché il compimento pieno si avrà, quando il bambino sarà presentato ufficialmente al Tempio al compimento del suo dodicesimo anno per il rito della Bar-mitzwa o figlio del comandamento (cf Lc 2,41-50) con cui avviene il passaggio dalla età minorile alla maggiore, assumendosi la responsabilità dell’osservanza della Toràh6. Allora Dio prenderà possesso della sua casa che è la natura umana di Gesù, il nuovo Tempio (Gv 2,19), restituito alla sua funzione di dimora della Presenza, come più tardi dirà Gesù stesso, scacciando coloro che vi si erano introdotto abusivamente7:

«13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. 17 I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà» (Gv 2,13-17)8

La donna vittoriosa

L’arca non è solo una cassetta di legno simbolicamente sacra, essa è la Presenza, cioè il luogo visibile dove si posava la Gloria di Dio in mezzo al popolo (Es 25,21; cf 40,34.35;1Pt 4,14), di cui è forza e sostegno: l’arca, infatti, precede il popolo e lo guida anche in combattimento(Nm 10,33.35). Fare memoria dell’arca nella festa di Maria significa richiamare un contesto di analogia tra la “lotta” dell’arca e quella di Maria. Lc infatti presenta Maria come donna vittoriosa sulla linea femminile dell’AT non delle matriarche (Sara, Rebecca, Rachele e Lia), ma delle donne guerriere come Giaele e Giuditta (cf Gdc 4.8). Il grido di esultanza di Elisabetta (v. 42) richiama quello vittorioso di Debora che canta la vittoria di Giaele contro Sìsara (Giud 5,24) e l’esultanza del popolo a favore di Giuditta che vince Oloferne (Gdc 13,18; 15,9-10):

Lc 1,42

Elisabetta

42Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!

Gdc 5,24

Giaele

24Sia benedetta fra le donne Giaele, la moglie di Cheber…,benedetta fra le donne della tenda!

Gdt 13,18)

Giuditta

18Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra.

Gdt 15, 9-10

Giuditta

9Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. 10 Compiendo tutto questo con la tua mano, hai operato per Israele nobili cose; di esse Dio si è compiaciuto. Sii per sempre benedetta dal Signore onnipotente.

Non si tratta più di una vittoria di guerra perché Maria è il simbolo della vittoria contro il male e il maligno che insidia il popolo di Dio (Ap 11,19-12,4). Ella inaugura l’èra messianica che porterà la sconfitta definitiva del peccato e del male. Nell’ultima domenica di Avvento, sulla soglia del Natale, la Chiesa ci invita a guardare a Maria come modello di cristiana che non andò in giro a fare shopping, ma si dedicò a servire una donna anziana e partoriente che ne aveva bisogno. Noi credenti oggi siamo di scandalo: di fronte ad un mondo che sperpera e scialacqua sappiamo solo adeguarci e non siamo in grado di contestarne la mentalità consumistica non partecipando allo scempio del superfluo che si fa ostentazione di falsi sentimenti falsa generosità. Quando ad un regalo corrisponde un altro regalo secondo il principio che bisogna ricambiare perché lo vuole il galateo di Natale, abbiamo perduto il bene più prezioso che il Natale porta in sé: la gratuità.

Non ci resta che una strada, una strada obbligata: lasciarci prendere per mano dal Dio-Bambino ed entrare con lui nel mistero della nascita di Gesù che nella pittura bizantina ha sempre la culla a forma di sepolcro perché quel Bimbo che oggi nasce è già in cammino verso l’altare della Croce per farsi cireneo di tutte le sofferenze del mondo. Entrare nel mistero dell’incarnazione significa visitare non più Elisabetta, ma tutti i Gesù Bambini che aspettano nel mondo, affamati, assetati, carcerati, forestieri, senza dignità, senza salute, senza amore, senza innocenza perché usati e venduti e uccisi da quel mondo adulto che ha smarrito la via della stessa esistenza. Oggi dobbiamo scegliere: o fiaba o mistero. O il Bambino è una favola per fare ancora più soldi o è il presepe è l’inizio del giudizio finale che ci chiederà conto dell’intera umanità. Non abbiamo paura, entriamo con Maria e Giuseppe nella grotta della verità, nel pozzo profondo della nostra coscienza per sapere chi siamo e con chi vogliamo stare. Possa la Parola che è il Pane della vita darsi il sapore di Dio e il gusto di noi stessi, immagine e somiglianza sua.

LITURGIA PENITENZIALE

Chiediamo perdono dei nostri peccati e delle nostre insufficienze, dei nostri fallimenti e dei nostri tradimenti, della volontà di fare il bene, mentre invece ci siamo trovati a fare il male. «Confessiamo» che il Signore è il nostro Dio, il nostro Creatore e il nostro Redentore. Egli compie in noi meraviglie perché ci rigenera nella sua misericordia nel segno dell’acqua e dello Spirito Santo. Il Battesimo è la nascita alla vita nuova, il sacramento della «confessione» è la «seconda tavola della salvezza», il sacramento della ‘ri’-nascita.

[La benedizione dell’acqua richiama il nostro battesimo e l’esame di coscienza rimette a fuoco l’immagine che Dio ha deposto in noi].

Benedizione dell’acqua

Benediciamo l’acqua simbolo della Parola di Dio e della Profezia, come la sua assenza è simboleggiata dalla siccità. Essa richiama la nostra storia della salvezza, dalle acque del Mare Rosso fino all’acqua del nostro battesimo. Il sacramento della riconciliazione dai Padri della Chiesa era chiamato il secondo battesimo o la «seconda tavola della salvezza». Preghiamo Dio Padre, perché nel sacramento della riconciliazione e del perdono rinasciamo alla nuova vita dall’acqua e dallo Spirito Santo.

Preghiamo. Dio, Padre onnipotente, perché nel sacramento della riconciliazione e del perdono rinasciamo alla nuova vita dall’acqua e dallo Spirito Santo.

Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito: hai creato l’acqua che purifica e dà vita.

Hai annunciato il Regno e l’invito alla conversione del cuore e al discernimento dello spirito.

Fin dalle origini hai librato il tuo Spirito sulle acque della creazione perché fosse fonte della vita.

Hai dato alla Chiesa il «ministero del perdono» come «seconda tavola della salvezza»9 dopo il Battesimo.

Nell’arca di Noè hai prefigurato il battesimo come prima tavola della salvezza.

Hai liberato i figli di Abramo dalla schiavitù, facendoli attraversare illesi le acque del Mare Rosso

Hai mandato profeti a portare la pioggia feconda della tua parola e del tuo Spirito.

Nel tempo del peccato hai conservato la chiave dell’acqua e hai mandato la siccità dell’esilio.

Il tuo Figlio fu battezzato nell’acqua del Giordano e sulla croce ha versato dal fianco sangue ed acqua.

Egli ha inviato gli Apostoli a battezzare nel Nome della Santa Trinità e a rimettere il peccato a ciascuno.

Egli ha perdonato la Samaritana e ha avuto misericordia per l’adultera che stava per essere lapidata.

Egli mangiava con i pubblicani e i peccatori che accorrevano a lui per ascoltare la parola di liberazione.

Signore tu ha detto: A chi rimetterete i peccati saranno rimessi

Vieni con la tua potenza e santifica questa acqua, perché rinasciamo alla vita nuova di figli.

Santifica quest’acqua, perché ri-battezzati siamo conformi all’immagine del tuo Figlio. Gloria a te, o Signore!

[Il celebrante tocca l’acqua]

Santifica quest’acqua, perché rigenerati dal perdono, siamo figli del tuo popolo. Gloria a te, o Signore!

Per il mistero di quest’acqua santificata dal tuo Spirito, facci rinascere a vita nuova perché purificati per il mistero dell’incarnazione del tuo Figlio possiamo testimoniarlo nella vita e nella morte.

Per Cristo nostro Signore. Amen!

Lo Spirito Santo illumini i nostri cuori: Spirito Santo illumina i nostri cuori.

Lo Spirito Santo raduni tutti i dispersi: Spirito Santo radunaci dalla dispersione.

Lo Spirito Santo sani ciò che è malato: Spirito Santo risanaci dalla nostra malattia.

Lo Spirito Santo raddrizzi ciò che è storto: Spirito Santo, raddrizza le nostre storture.

Lo Spirito Santo pieghi ogni rigidità: Spirito Santo, piega la nostra rigidità.

Lo Spirito Santo riaccenda ciò che è spento: Spirito Santo riaccendi il nostro amore.

Lo Spirito Santo ispiri pensieri di pace: Spirito Santo, donaci la tua pace.

Lo Spirito Santo risusciti ciò che è morto: Spirito Santo, risuscita la nostra fede.

Lo Spirito Santo gema le doglie del parto: Spirito Santo, donaci la libertà dei figli.

Lo Spirito Santo ami chi si converte: Spirito Santo, convertici e ci convertiremo.

[Congruo silenzio in cui ognuno fa il proprio esame di coscienza, poi]

Signore, Dio dell’eternità e creatore del tempo, tu ci convochi a darti «Gloria», Kyrie, elèison.

Cristo, ti sei fatto schiavo della Legge per liberarci da ogni schiavitù, Christe, elèison.

Signore, ti sei manifestato ai pastori, esclusi dal Tempio perché impuri, Pnèuma, elèison.

Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi, Christe, elèison!

Cristo, Figlio della Santa Vergine Maria,, abbi pietà di noi, Christe, elèison.

Signore, Dio di pietà e di tenerezza, lento all’ira e ricco di grazia e verità (Es 34,6-7), grande è la tua misericordia verso i tuoi figli: nella tua clemenza vòlgiti a noi, ascoltaci e perdona! [Pausa: 1 - 2 - 3]

Ci accostiamo con fiducia al trono della grazia (Eb 4,16) per ricevere la tua misericordia e ottenere il tuo aiuto che ci sostenga in ogni momento della nostra vita. [Pausa: 1 - 2 - 3]

Tu sei nostro Padre e nostra Madre. Facci ritornare a Te e noi ritorneremo. Dio dei nostri Padri e delle nostre Madri, noi vogliamo essere sedotti dal tuo Spirito (Ger 20,7) perché sei Dio «benigno e misericordioso, lento all’ira e ricco di bontà» (Gl 2,13).

Tu, o Signore del cielo e della terra, Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, Dio di Mosè, dei profeti, di Gesù Messia e degli Apostoli, tu sei il nostro Creatore, il Redentore, il nostro Re fedele per sempre. Amen!

Lo Spirito del Figlio Gesù redentore del mondo che il Padre ha inviato a Maria di Nàzaret per annunciarle la nascita del Salvatore, scenda su di noi con la nube della sua presenza e ci custodisca nella fedeltà al comandamento dell’agàpe che il sacramento della riconciliazione ci restituisce come pegno di testimonianza nella vita rinnovata.

Non per i nostri meriti, ma per quelli dei santi Patriarchi e delle sante Matriarche, per i meriti dei profeti, degli Apostoli e delle Apostole, per i meriti di Santa Maria e di suo Figlio Gesù, dal profondo noi gridiamo a te, o Cristo, che imploriamo come Perdono del Padre e Dio di misericordia e di pace. Tu sei morto in croce per i nostri peccati, tu sei risorto da morte per la nostra liberazione, tu o Cristo, ascolta e perdona, Christe, elèison! Pnèuma, elèison! Kyrie, elèison! Amen! Amen!

ASSOLUZIONE

DIO, PADRE DI MISERICORDIA, CHE HA RICONCILIATO A SÉ IL MONDO

NELLA MORTE E RISURREZIONE DEL SUO FIGLIO,

E HA EFFUSO LO SPIRITO SANTO PER LA REMISSIONE DEL PECCATI,

VI CONCEDA, MEDIANTE IL MINISTERO DELLA CHIESA, IL PERDONO E LA PACE.

IO VI ASSOLVO DAI VOSTRI PECCATI NEL NOME DEL PADRE

E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO. AMEN!

Venga il tuo regno, venga la tua pace, ci custodisca il tuo amore e ci rinnovi la tua misericordia ora e sempre nel Nome santo e benedetto della Santissima Trinità. Kyrie, elèison! Christe, elèison! Pnèuma, elèison!

[Poi il celebrante asperge con l’acqua, simbolo dello Spirito Santo e del battesimo]

Nell’acqua dello Spirito del Risorto siamo stati generati, ora viviamo come segno del riscatto del Signore Gesù che ci ama e continua a dare la sua vita per noi (Gal 2,20). Amen.

Lodate il Signore perché è buono.

Buono è il Signore; in eterno è la sua misericordia. Gioiscono nel Signore ed esultano i giusti.

Grandi cose ha fatto il Signore per noi. Amen! Amen!

La Pace del Signore abita nel nostro cuore e adombra la nostra anima. Custodiamola nella nostra vita.

Il Signore Gesù che è il Principe della Pace abita nei nostri cuori, ora e sempre.

Ci siamo riconciliati con il Signore, fondamento e forza per la riconciliazione con le sorelle e i fratelli. Come promessa del nostro impegno di donne e uomini nuovi, per essere degni di bere l’acqua della Parola da condividere nella profezia della vita con tutti coloro che il Signore ci farà incontrare nel nostro cammino, scambiamoci ora il segno della Pace e della riconciliazione

[Alla fine dello scambio di pace]

Professione di Fede (rinnovo delle promesse battesimali)

Nella 4a domenica di avvento, dopo avere ricevuto il dono del sacramento della riconciliazione, nel segno dell’acqua richiamo salvifico alla sorgente del nostro battesimo, rinnoviamo le promesse della nostra fede perché il nostro cammino verso il Natale e la seconda venuta del Signore alla fine della storia sia segnato dalla fiaccola della Parola che illumina i nostri passi e dalla decisione che vogliamo vivere coerenti con ciò che abbiamo ricevuto e che vorremmo tramandare. Lo facciamo in comunione con i milioni di cristiani che oggi in tutto il mondo rinnovano la stessa professione di fede.

Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo.

Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo.

Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo.

Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. Questa fede noi ci gloriamo di professare in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.

Preghiera universale [Intenzioni libere]

Preghiamo (sulle offerte). Accogli, o Dio, i doni che presentiamo all’altare, consacrali con il tuo Spirito, che ha riempito con la sua potenza il grembo della Vergine Maria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA DELLA RICONCILIAZIONE Il

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. E’ cosa buona e giusta.

E’ veramente giusto ringraziarti e glorificarti, Dio onnipotente ed eterno, per la mirabile opera della redenzione in Cristo nostro salvatore che consacrò l’istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell’antico tentatore.

Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova (Ger 31,31).

Riconosciamo il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza dell’uomo, e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi disponibile alla riconciliazione.

Rendici la gioia di essere salvati, sostieni in noi un animo generoso» (cf Sal 51/50,14).

Con la forza dello Spirito tu agisci nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia.

«Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo» (Ger 31,33).

Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono.

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. Kyrie, elèison! Christe, eleison! Kyrie, elèison!

E noi, uniti agli angeli, cantori della tua gloria, ai santi e alle sante del cielo e della terra, innalziamo con gioia l’inno di benedizione e di lode:

Kyrie, elèison! Christe, eleison! Kyrie, elèison! I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Noi ti benediciamo, Dio onnipotente, Signore del cielo e della terra, per Gesù Cristo tuo Figlio venuto nel tuo nome: egli è la mano che tendi ai peccatori, la parola che ci salva, la via che ci guida alla pace.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli. Christe, eleison!

Tutti ci siamo allontanati da te, ma tu stesso, o Dio nostro Padre, ti sei fatto vicino ad ogni uomo; con il sacrificio del tuo Cristo, consegnato alla morte per noi, ci riconduci al tuo amore, perché anche noi ci doniamo ai nostri fratelli.

«Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo… poiché non ci hai rigettati per sempre, né senza limite sei sdegnato contro di noi» (Lam 5,21-22).

Per questo mistero di riconciliazione ti preghiamo di santificare con l’effusione dello Spirito Santo questi doni che la Chiesa ti offre, obbediente al comando del tuo Figlio.

«Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza» (Gv 15,26).

Egli, venuta l’ora di dare la vita per la nostra liberazione, mentre cenava, prese il pane nelle sue mani, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

Tu, pastore d’Israele, ascolta, e vieni in nostro soccorso. Da te più non ci allontaneremo, ci farai vivere e invocheremo il tuo nome (Sal 80/79,2.3,19).

Allo stesso modo, in quell’ultima sera egli prese il calice e magnificando la tua misericordia lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

«Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato» (Sal 80/79, 15.16).

Mistero della fede.

Per il mistero della tua morte e risurrezione, salvaci, o Redentore del mondo, mentre attendiamo il tuo ritorno.

Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, ti offriamo, o Padre, il sacrificio di riconciliazione, che egli ci ha lasciato come pegno del suo amore e che tu stesso hai posto nelle nostre mani.

«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato» (Eb 10,5).

Accetta anche noi, Padre santo, insieme con l’offerta del tuo Cristo, e nella partecipazione a questo convito eucaristico donaci il tuo Spirito, perché sia tolto ogni ostacolo sulla via della concordia, e la Chiesa risplenda in mezzo agli uomini come segno di unità e strumento della tua pace.

«Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato» (Eb 10,6).

Lo Spirito, che è vincolo di carità, ci custodisca in comunione con il nostro papa …, il vescovo …, il collegio episcopale, i presbiteri, i diaconi, le persone che amiamo … i bambini nati nelle ultime e prossime ventiquattro ore, le persone che si amano, coloro che servono, quanti soffrono in ogni luogo e regione del mondo e tutto il popolo cristiano.

«Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb10,7).

Accogli nel tuo regno i nostri fratelli, che si sono addormentati nel Signore … e tutti i defunti dei quali tu solo hai conosciuto la fede.

«Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25).

Tu che ci hai convocati intorno alla tua mensa, raccogli in unità perfetta gli uomini di ogni stirpe e di ogni lingua, insieme con la Vergine Maria, con gli Apostoli e tutti i santi nel convito della Gerusalemme nuova, per godere in eterno la pienezza della pace.

«Maria disse: L’anima mia magnifica il Signore 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,46-48).

[Dossologia conclusiva: il momento più importante dell’Eucaristia, il vero offertorio]

PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO PADRE ONNIPOTENTE, NELL’UNITÀ DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

Padre nostro in greco (Mt 6,9-13)

Idealmente riuniti con gli Apostoli della Chiesa delle origini, preghiamo, dicendo:

Padre nostro, che sei nei cieli,

Pàter hēmôn, ho en tôis uranôis,

sia santificato il tuo nome,

haghiasthêto to onomàsu,

venga il tuo regno,

elthètō hē basilèiasu,

sia fatta la tua volontà,

genēthêtō to thelēmàsu,

come in cielo così in terra.

hōs en uranô kài epì ghês.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Ton àrton hēmôn tòn epiùsion dòs hēmîn sêmeron,

e rimetti a noi i nostri debiti,

kài àfes hēmîn tà ofeilêmata hēmôn,

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

hōs kài hēmêis afêkamen tôis ofeilètais hēmôn

e non abbandonarci alla tentazione,

kài mê eisenènkēs hēmâs eis peirasmòn,

ma liberaci dal male.

allà hriûsai hēmâs apò tû ponērû. Amên.

perché tuo il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli dei secoli Amen.

Antifona alla comunione Cf. Lc 1,45: Beata sei tu, Vergine Maria, perché hai creduto al compimento delle parole del Signore.

Dopo la Comunione

Magnificat di Maria di Nàzaret Lc 1,46-55

1. 46 L’anima mia magnifica il Signore

47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

2. 49 Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome;

50 di generazione in generazione la sua misericordia

per quelli che lo temono.

3. 51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

52 ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

53 ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote .

4. 54 Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

55 come aveva detto ai nostri padri,

per Abramo e la sua discendenza, per sempre.

5. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo

A colui che è che era e che viene

A Lui la lode e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Da Sant’ Efrem Siro (306-373), Diatèssaron o Vangelo concordato, 31.

La vecchia Elisabetta ha generato l’ultimo dei profeti e la giovane Maria il Signore degli angeli. La figlia di Aronne ha generato la voce nel deserto e la figlia del re Davide il Verbo del re celeste. La sposa del sacerdote ha generato l’angelo del volto di Dio e la figlia del re Davide il Dio forte della terra. La sterile ha generato colui che perdona i peccati e la vergine colui che li porta. Elisabetta ha generato colui che riconcilia gli uomini mediante la penitenza e Maria colui che purifica la terra della sua sozzura. La figlia maggiore ha acceso una lampada nella casa di Giacobbe suo padre, poiché questa lampada è Giovanni; la figlia minore ha acceso il sole della giustizia per tutte le nazioni.

Da Mons. Oscar Arnulfo Romero, martire di America Latina (Homilia en la fiesta de la Virgen de Guadalupe 12 12-12-1977)10.

Ciò che caratterizza Maria e la Chiesa, qui in America Latina, è la povertà. Maria, dice il Concilio Vaticano risalta tra i poveri che attendono da Dio la redenzione. Essa appare nella Bibbia come l’espressione della povertà, dell’umiltà, di colei che tutto ha bisogno da Dio e, quando viene in America, il suo dialogo di intimo senso materno verso un figlio, lo ha con un piccolo indio, con un emarginato, con un povero. Così comincia il dialogo di Maria in America, con un gesto di povertà. Povertà che è fame di Dio, povertà che è gioia del dono di sé. La povertà è libertà, è il bisogno del fratello e l’appoggio e il soccorso reciproco che ne derivano. Questo è Maria e questo è la Chiesa nel Continente.

Se qualche volta la Chiesa ha tradito il suo spirito di povertà, è perché non è stata fedele al Vangelo, che la voleva staccata dai poteri della terra, non appoggiata al denaro che rende felici gli uomini. Appoggiata al potere di Cristo, appoggiata al potere di Dio: questa è la sua grandezza. Per questo Maria insegna alla Chiesa, soprattutto in America Latina, tra le popolazioni povere, tra la gente a piedi nudi, emarginata, la necessità di questa virtù per salvarsi. Non è che quanti posseggono siano di per sé condannati, ma essi devono diventare umili, poveri, bisognosi di Dio, se vogliono trovare il perdono e la grazia della salvezza. Non c’è altra via e in America Latina Maria e la Chiesa segnalano questo grido di redenzione. “Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Diamo grazie a Maria per avere contrassegnato, sin dall’inizio, la nostra civiltà cristiana nel Continente con questa marca benedetta della povertà evangelica, a cui ci invita anche questa notte per essere felici con la felicità del vangelo.

Preghiamo . O Dio, che ci hai dato il pegno della vita eterna, ascolta la nostra preghiera: quanto più si avvicina il gran giorno della nostra salvezza, tanto più cresca il nostro fervore, per celebrare degnamente il Natale del tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Il Signore è con voi. E con il tuo spirito.

E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio

e dello Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.

Scenda su di noi la benedizione del Signore, Padre, Figlio e Spirito perché possiamo essere benedizione di vita per quanti incontriamo nel nostro cammino della vita. Amen.

La messa finisce come rito, continua nella testimonianza della vita. Andiamo incontro al Signore che viene.

Nella forza dello Spirito Santo rendiamo grazie a Dio e viviamo nella sua Pace.

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© Domenica 4a del tempo di Avvento–C.

Nota: L’uso di questi commenti è consentito citandone la fonte bibliografica

Paolo Farinella, prete – 23/12/2012 – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete , Genova

NOTE

1 La traslitterazione in italiano non è scientifica, ma pratica: come si pronuncia.

2 Ufficio di Rosh Hashanàh, Shemoné Esre, ’Elohènu ve’lohe.

3 2Re 6,2 Baalà di Giuda: corrisponde a Kiriat-Iearìm, località dove era stata deposta l’arca (cf 1Sam 7,1). L’espressione che siede sui cherubini fa riferimento ai cherubini che stavano sull’arca dell’alleanza ed era un modo corrente per proclamare la sovranità di Dio.

4 Ml 3,1: Ecco, io manderò un mio messaggero: in Ml 3,24 si dà al precursore il nome di Elia. La Chiesa delle origini guardò a Giovanni il Battista come al nuovo Elia; questo passo è riferito esplicitamente a Giovanni il Battista in Mt 11,10 e Mc 1,2. Nel seguito, l’espressione l’angelo dell’alleanza è di difficile interpretazione. Non è il precursore; probabilmente si tratta di una misteriosa indicazione dello stesso Signore Dio (cf Gen 16,7). Specie nell’età post-esilica, per un senso di rispetto verso Dio, lo si fa agire spesso attraverso intermediari.

5 «Mentre io, Daniele, consideravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo; 16intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulài, che gridava e diceva: “Gabriele, spiega a lui la visione”» (Dn 8,15-16). «20Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al Signore, mio Dio, per il monte santo del mio Dio, 21mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me: era l’ora dell'offerta della sera. 22Egli, giunto presso di me, mi rivolse la parola e mi disse: “Daniele, sono venuto per istruirti e farti comprendere. 23Fin dall’inizio delle tue suppliche è uscita una parola e io sono venuto per annunciartela, poiché tu sei un uomo prediletto. Ora sta’ attento alla parola e comprendi la visione: 24 Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all'empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l’iniquità, stabilire una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei Santi. 25Sappi e intendi bene: da quando uscì la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati, e ciò in tempi angosciosi. 26 Dopo sessantadue settimane, un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui. Il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine sarà un'inondazione e guerra e desolazioni sono decretate fino all’ultimo. 27Egli stringerà una solida alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l’offerta; sull’ala del tempio porrà l'abominio devastante, finché un decreto di rovina non si riversi sul devastatore”» (Dn 9,20-27).

Gabriele è uno dei quattro angeli (gli altri sono: Michele, Uriel, Raffaele) che stanno ai quattro lati del trono di Dio e sono gli angeli custodi delle quattro parti del globo (Enoch, IX, 1), ha la forma di uomo (Dn 8,15; 9,21) e secondo il Talmud (Yoma 77a) è «l’uomo vestito di lino» descritto dal profeta Ezechiele (9,3 e 10,2).

Nota alla nota 5 (precedente): In Dn 9,24 i settant’anni indicati da Geremia devono essere intesi come settanta settimane di anni (= 490 anni). Con questa interpretazione si giunge all’epoca di composizione del libro di Daniele: l’intento è quello di dare una lettura attualizzante alla profezia di Geremia. In Dn 9,25 Il principe consacrato dovrebbe essere Ciro re di Persia, che consentì agli Ebrei di tornare alla loro terra; sette settimane, cioè 49 anni, corrispondono al periodo tra il 587 (distruzione di Gerusalemme e deportazione) e il 538 (editto di Ciro). In Dn 9,26 il consacrato a cui ci si riferisce qui è, secondo molti interpreti, il sommo sacerdote Onia III, deposto verso il 175 e poi ucciso (cfr. 2Mac 4,30-38). In Dn 9,27 l’ultima settimana riguarda le vicende dell’epoca dei Maccabei; metà settimana rimanda ancora al periodo di tre anni e mezzo, ricordato in cfr. Dn 7,25: è la durata della profanazione del santuario, prima della sua purificazione da parte di Giuda Maccabeo (cfr. 1Mac 1,41-64; cfr. 1Mac 4,36-61).

6 In Israele fino al 12° anno ogni individuo è sotto la tutela genitoriale, ma all’inizio del 13° anno, egli diventa maggiorenne e quindi responsabile davanti alla comunità e a Dio: si può sposare e deve osservare la Toràh. Nel rito della Bar-mitzvà al nuovo adulto vestito a festa viene consegnato il rotolo del libro perché egli diventa «figlio del comandamento» ed è accompagnato dal gesto del padre che, tenendo la mano destra sulla spalla destra del figlio, pronuncia queste parole: Ti ringrazio, o Signore, perché da oggi mi togli la responsabilità di educare questo «tuo» figlio.

7 R. Laurentin, Structure et Théologie de Luc 1-2, Paris 1957, 79-82.

8 Per Gesù che scaccia i venditori del tempio cf Mt 21,12-17; Mc 11,15-19; Lc 19,45-48. In Gv 2,17 si cita il Sal 69/68,10.

9 Tertulliano, De paenitentia, 4, 2: CCL 1, 326 (PL 1, 1343); cf Concilio di Trento, Sess. 6a, Decretum de giustifica-tione, c. 14: DS 1542;

10 Fonte: «Giorno per giorno» della comunità di Base del bairro del Goiás (Brasile) del 12 dicembre 2009.




Mercoledì 19 Dicembre,2012 Ore: 15:51