Domenica 2a di Pasqua B - 15 aprile 2012

di Paolo Farinella, prete

Con la domenica di oggi, 2a dopo Pasqua, inizia il «tempo pasquale», un periodo di sette settimane, cioè una cinquantina di giorni, durante i quali siamo invitati ad assaporare ciò che abbiamo vissuto e sperimentato nella settimana santa, nel Santo Triduo. La domenica è detta anche «domenica in albis» perché i catecumeni battezzati che, nella notte di Pasqua avevano ricevuto una veste bianca (= albus/alba, album) e che indossavano per una settimana, la deponevano «otto giorni dopo» riprendendo quindi la vita quotidiana. I Padri della chiesa indicavano la settimana dopo Pasqua con una espressione particolare: settimana della mistagogìa che potremmo definire come la sperimentazione graduale di ciò che si è celebrato1. Il tempo pasquale è il periodo che intercorre tra la Pasqua e la Pentecoste, quindi è un tempo non solo di apprendimento, ma anche di formazione perché a Pasqua sperimentiamo la risurrezione ed a Pentecoste ne prendiamo coscienza in modo definitivo. E’ la stessa relazione che intercorre tra la liberazione in Egitto e il dono della Toràh ai piedi del monte Sinai. In Egitto fu dichiarata la libertà, al Sinai fu estesa e codificata in un codice di alleanza. La differenza però è anche grande: gli Ebrei attraversarono il deserto, noi camminiamo guidati dallo Spirito del Risorto. Gli Ebrei aspettavano i segni (acqua, manna, vita), noi viviamo di contemplazione di «tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno» (Lc 24,19).

L’espressione del vangelo «otto giorni dopo» (v. 26) ha tutto il sapore di una catechesi domenicale, quasi che lo stesso Gesù volesse rinnovare il «memoriale» domenicale, riaffermando il suo testamento. Non è solo una indicazione di tempo, ma esprime la dinamica dell’anima che resta così strutturata in «ottava», cioè nella misura del Messia, di cui il numero otto è simbolo e indicazione. Ogni otto giorni noi ci riuniamo come gli apostoli nel cenacolo per ricevere la visione del Risorto e sperimentare i segni dei chiodi nella sua carne. Ogni otto giorni noi riceviamo l’investitura di nuovi «Adam» perché il Risorto ci ri-crea a sua immagine soffiando in noi l’alito di vita (Gen 2,7), lo Spirito Santo che diventa così la nostra guida sulle strade della testimonianza nel mondo.

L’Eucaristia che celebriamo rappresenta non un rito iniziatico, ma lo spazio e il tempo in cui si lasciato imprigionare perché anche noi potessimo accedere alla risurrezione di Gesù allo stesso modo degli apostoli e per potere ricevere come loro lo stesso dono dello Spirito in vista dei sette giorni settimanali che siamo chiamati a vivere nel cuore della storia, sulle strade del mondo, in mezzo e insieme ai fratelli e alle sorelle a cui siamo mandati e di cui siamo parte perché figlie e figli dello stesso Padre in vista dell’unico regno.

Spirito Santo, tu susciti nella Chiesa figlie e figli con un cuore solo e un’anima sola, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu ispiri la comunione dei beni, come segno del risorto che dona se stesso, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu ci sproni a farci carico dei bisogni degli altri per eliminare il bisogno, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu condividi tra noi l’Eucaristia, dono eccelso che trasforma la vita, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu celebri in noi e con noi l’eternità della misericordia del Signore, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu susciti la Casa di Aronne, Israele, a temere il Signore suo unico Dio, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu hai conservato per la Chiesa Cristo, pietra scartata dai costruttori Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu testimoni in noi che «questo è il giorno che ha fatto il Signore», Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu sei fonte battesimale che genera figli di Dio e figli dei comandamenti, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu custodisci noi nella vittoria della fede in Cristo che sconfigge il mondo, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu rendi testimonianza al Risorto, con l’acqua e il sangue dei sacramenti, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu sei la fonte della gioia che ci fa di vedere il Signore in mezzo a noi, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu sei l’alito del Signore risorto che ci rimette i peccati e ci dona la vita, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu sei la nostra «Pace» che il Signore risorto offre come suo dono, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu alimenti la nostra fede perché non abbia bisogno di vedere per credere, Veni, Sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu preservi la nostra fede perché invochi: «Mio Signore e mio Dio!», Veni, Sancte Spiritus.

Cristo Risorto si fa sperimentare dagli apostoli perché devono testimoniare con la vita Colui che hanno vissuto nella fede. A loro il Signore affida il suo Spirito, lo Spirito della nuova creazione, perché vadano nel mondo alla ricerca di ogni figlia e figlio di Adam ed Eva a cui offrirlo come pegno per il loro ingresso nel nuovo giardino di Eden che è l’umanità risorta dell’«uomo nuovo» (Ef 4,24). Ci disponiamo alla contemplazione del mistero del Risorto, prendendo coscienza di essere il cenacolo oggi riunito per la testimonianza,

(ebraico)

Beshèm

ha’av

vehaBèn

veRuàch

haKodèsh.

Amen.

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e dello Spirito

Santo.

Tre segni pone Gesù per i suoi apostoli nel giorno ottavo: si offre vivo, dona lo Spirito e rimette i peccati. Nell’esaminare la nostra coscienza per essere vivi davanti a lui e ricevere il suo Spirito, non abbiamo paura dei nostri peccati perché solo il Signore può rinnovarci nell’intimo e trasformarci in pietre di carne, dense di vita risorta: è Lui infatti l’«Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo» (Gv 1,29). Invochiamo la misericordia di Dio su di noi affinché a nostra volta possiamo essere donne e uomini di misericordia viva.

[Congruo e reale esame di coscienza]

Signore risorto, tu sei l’Agnello immolato che prendi su di te il nostro peccato, Kyrie, elèison!

Cristo Gesù, Figlio Unigenito del Dio vivente che doni il tuo Spirito alla Chiesa, Christe, elèison!

Signore Gesù, che vieni a noi con acqua e sangue, per darci la redenzione sacramentale, Pnèuma, elèison!

Dio onnipotente, che ha risuscitato il Santo d’Israele e lo ha costituito Signore e Messia di tutto il creato, per i meriti degli Ebrei che hanno creduto in lui e lo hanno accolto come Figlio unigenito del Padre, per i meriti dei santi apostoli che hanno ricevuto la potenza dello Spirito Santo per scacciare la paura, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen!

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]

Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]

Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.

Preghiamo (colletta). O Dio, che in ogni Pasqua domenicale ci fai vivere le meraviglie della salvezza, fa’ che riconosciamo con la grazia dello Spirito il Signore presente nell’assemblea dei fratelli, per rendere testimonianza della sua risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

MENSA DELLA PAROLA

Prima lettura At 4,32-35. La lettura di oggi è un «sommario», cioè una breve sintesi della vita della prima comunità cristiana immediatamente dopo gli eventi pasquali. I «sommari» ritmano come un ritornello i primi capitoli del libro degli Atti. I più importanti sono tre che la liturgia riporta oggi, ciascuno per ogni anno liturgico (At 2,42-47/A; 4,32-35/B; 5,12-16/C). Noi oggi leggiamo il 2° sommario che mette in evidenza in forma idealizzata la condivisione dei beni materiali tra i cristiani e prepara il gesto di generosità di Barnaba e il gesto di grettezza di Anania e Zaffira (At 4,36-5,11). Non sono i motivi dell’economia a ispirare la comunione dei beni, ma la concordia solidale che nasce dalla morte e dalla risurrezione del Signore, vissute e accolte come dono, come sperimentiamo nell’Eucaristia.

Dagli Atti degli apostoli 4,32-35

32La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. 33Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. 34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto 35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. -Parola di Dio.

Salmo responsoriale 118/117, 1-4; 16-18; 22-24. E’ il salmo conclusivo dell’hallel pasquale (Sal 112/113-118/117) che si canta nella cena della veglia di Pasqua. La liturgia riporta l’introduzione, detta invitatorio, (vv. 1-4) come supplica alla «casa di Aronne» perché lodi la chesed/misericordia del Signore. Segue il corpo del salmo, in cui un individuo, personificazione del re o del popolo, loda il Signore per averlo salvato da un imminente pericolo. Al v. 24 si celebra la Pasqua come giorno fatto dal Signore, giorno in cui Israele/Cristo è stato scelto come pietra angolare del regno dei redenti (v. 22).

Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre

 

1. 1Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
2Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
3Dica la casa di Aronne:

«Il suo amore è per sempre». Rit.

2. 4Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

16La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
17Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. Rit.

3. 18Il Signore mi ha casatigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

22La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo. Rit.

4. 23Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
24Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo. Rit.

 

Seconda lettura 1Gv 5,1-6. Tutta la 1a lettera di Gv è centrata su temi come la comunione, conoscenza e generazione. Gli stessi concetti ora sono espressi attraverso il linguaggio della filiazione e della nascita. L’espressione «figli di Dio» non è originale perché appartiene al vocabolario usuale di tutte le religioni. La differenza sta nel fatto che le religioni la riservavano ai loro iniziati per esprimere una realtà temporanea limitata ai riti di iniziazione, come ad es. nelle religioni misteriche, mentre Gv qui parla di figliolanza vera ed autentica che riguarda tutti ed è definitiva perché legata ai comandamenti, cioè all’incontro di due volontà. Essere figli significa condividere la vita del Padre e condividerla realmente.

Dalla prima lettera di Giovanni apostolo 5,1-6

Carissimi,1chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. 2In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i comandamenti. 3In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. 4Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. 5E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. 6Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. -Parola di Dio.

Sequenza pasquale2

1. Alla vittima Pasquale
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’agnello ha redento il suo gregge,
l’innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

«La tomba del Cristo vivente,

la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.

Cristo, mia speranza, è risorto;

2. Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

e vi precede in Galilea».

4. Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,

3. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via? ».

portaci la tua salvezza.

Vangelo A.B.C. Gv 20,19-31. Il brano, ricchissimo di contenuti, è la 1a conclusione del vangelo di Gv (la 2a si trova nel capitolo 21, mentre il capitolo 22 è un’aggiunta posteriore). In esso troviamo: il ritmo settimanale delle apparizioni; il Risorto che trasmette i suoi poteri di plenipotenziario agli apostoli e le caratteristiche della fede scaturita dalla risurrezione che ne mette in evidenza lo spogliamento totale. Durante la vita terrena gli apostoli hanno sperimentato un uomo, ora invece si trovano alle prese con uno che passa attraverso i muri, ma non è un fantasma perché possono vedere i segni dei chiodi. Nulla è come prima: ora bisogna adattarsi ad una conoscenza senza esperienza fisica e questo nuovo metodo di sperimentabilità è la fede. Una fede nuda, una fede senza orpelli, una fede che si fa visione perché abbandonata totalmente sulla Parola che Gesù aveva annunciato loro durante la sua vita terrena. Credere è illimpidirsi lo sguardo e abituarsi a vedere le cose con gli occhi di Gesù risorto.

Canto al Vangelo Gv 20,29

Alleluia. Perché mi hai veduto, Tommaso, hai creduto: / beati quelli che, pur non avendo visto crederanno.

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 30Gesù in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. - Parola del Signore.

Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

1a Apparizione: vv. 19-25

2a Apparizione: vv. 26-29

19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei,

26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso.

venne Gesù, stette in mezzo e disse loro:

«Pace a voi!».

Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

 

21 Gesù disse loro di nuovo:«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

 

22 Detto questo, soffiò e disse loro:«Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.

 

25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!».

 

Ma egli disse loro:

27 Poi disse a Tommaso:

Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!».

 

28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30 Gesù in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Tracce di omelia:

Il brano del vangelo riporta il resoconto di due apparizioni ufficiali: una al gruppo degli apostoli meno Tommaso e una al gruppo completo compreso Tommaso. I due resoconti hanno molti elementi comuni (cf schema pagina precedente). Anche Lc 24, 36-40 riporta elementi comuni al vangelo di oggi e questo è un segno che sia l’autore del IV vangelo che Lc attingono ad una stessa fonte che riporta liste di apparizioni ufficiali.

Gv 20,19-31

Lc 24,36-49

19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei,

36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».

 

37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?

20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.

39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.

E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore,

 

46 e disse loro: «Così sta scritto: Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno,

23 A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.

22 Detto questo, soffiò e disse loro:«Ricevete lo Spirito Santo».

49 Ed ecco. io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso …».

Vediamo brevemente quali sono le caratteristiche di questo brano. Gv dice che è la sera di quello stesso giorno, cioè il giorno della risurrezione. In quel giorno era avvenuta la nuova creazione rinnovata nel sangue dell’agnello pasquale. Sul monte Gòlgota domina il Crocifisso risorto, come sul monte Sinai dominava Yhwh nell’atto di dare la Toràh. Dal Sinai scendeva la Toràh scritta sulla pietra; dal Gòlgota scende lo Spirito del Risorto che inaugura il nuovo esodo non vero una Terra Promessa, ma verso il mondo in direzione del Regno di Dio. Ai piedi del Sinai, il popolo si deve purificare, dal monte della Croce discende il perdono e la misericordia.

Leggiamo in Gv 19,30: «Gesù disse: “E’ completato!”. E, chinato il capo, consegnò lo Spirito». Come Yhwh aveva completato i cieli e la terra (Gen 2,4) creando l’uomo a cui aveva infuso il suo alito vivente (Gen 2,7), così Gesù compie la nuova creazione, infondendo il suo Spirito nell’uomo nuovo e nella donna nuova che devono intraprendere il nuovo esodo non più verso la Terra Promessa di Canaan, ma verso il Regno di Dio.

In questo giorno si compiono, anzi si completano profeticamente tutti i fatti principali della storia della salvezza:

  • E’ sera/notte che evoca la notte della liberazione dall’Egitto: «Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra d’Egitto» (Es 12,42); «Ti ha fatto uscire fuori dall’Egitto, durante la notte» (Dt 16,1-Lxx). E’ la notte dell’abbandono dei discepoli, dopo che Gesù si nasconde per sfuggire la tentazione del potere: «Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti …» (gv 6,15-17). E’ la notte del tradimento quando [Giuda] «preso il boccone, subito uscì. Ed era notte» (Gv 13,30). Nella Bibbia la notte è spesso testimone degli eventi di Dio e delle debolezze degli uomini.

  • Le porte sono chiuse per paura dei Giudei. Di notte la paura aumenta perché le ombre ingigantiscono la fragilità e assopiscono le responsabilità. Gli apostoli stanno in un mondo ostile e si nascondono per paura delle conseguenze: nel tempo in cui l’autore scrive il IV vangelo, l’opposizione sinagoga-chiesa è aspra e la paura fa il resto. In Egitto, durante l’ultima piaga, gli Ebrei si rinchiudono nelle loro case per ordine di Dio per dare spazio all’angelo della distruzione (Es 12,21-23. 29-30). Anche il profeta Isaia aveva invitato a chiudersi in casa in attesa che il Signore abbia eseguito il giudizio contro i malvagi: «Va’, popolo mio, entra nelle tue stanze e chiudi la porta dietro di te. Nasconditi per un momento finché non sia passato lo sdegno. Perché ecco, il Signore esce dalla sua dimora» (Is 26, 20-21). Ora gli apostoli sono rintanati non in attesa del Signore, ma per paura di essere scoperti suoi amici. Pietro poi lo aveva rinnegato qualche ora prima (Gv 18,17.25-27). Di notte, la paura rende insicuri e più vulnerabili, specialmente se manca il punto ogni punto di riferimento. Tutto è ostile e nemico. Soli, chiusi e assediati, orfani di Lui. Quale futuro? La loro fede è popolata da dubbi e sono senza forza. Credere non è avere certezze, ma sapere portare i dubbi che popolano il cuore e la ragione. Anche Nicodemo, membro influente dei sinedrio e discepolo in segreto, per paura dei Giudei, va da Gesù di notte (Gv 3,2; 19,39). Sembra proprio il destino di Dio: restare solo in mezzo alla folla notturna che lo cerca o per ucciderlo o per abbandonarlo. Eppure anche di notte, tutti si muovo attorno a lui perché è lui, il Signore, che muove tutto.

  • Venne … stette in mezzo e disse loro: Pace… Il Signore esce dalla suo sepolcro e si ferma in mezzo a loro. Come sul Gòlgota era stato «nel mezzo» dei ladroni, richiamando l’albero della vita che stava «nel mezzo» del giardino di Eden (Gen 2,9), anche in questa notte di salvezza, Gesù sta in mezzo a loro. Egli è la Shekinàh/Dimora a cui converge l’esistenza stessa del gruppo, della chiesa. Israele vedeva la tenda del convegno e prendeva coscienza della presenza di Dio (Es 25,8; 29,45), ora è Dio stesso che sta «in mezzo», dando un significato compiuto all’esodo: «E’ la Pasqua del Signore» (Es 12,11). La prima parola che il Risorto, Albero vivente di Dio, pronuncia è la parola “Pace” che è dunque il primo frutto pasquale. Si di esso si gioca la credibilità dei cristiani. Quanto cammino ancora se molti cristiani credono che la pace si possa imporre con le armi, quante pasque devono ancora passare? «Shalòm – Pace» è parte del nome di YerushallaimGerusalemme perché Dio non può abitare se non in una città di Pace, una città costruita sulla Pace, perché la Pace è la sintesi di tutti i doni pasquali, il primo annuncio del Risorto: «Pace a voi!».

  • Alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito santo”. Gv usa un verbo in greco «enephùsēsensoffò/alitò» che è lo stesso che usa la Lxx in Gen 2,7. Per creare l’uomo, Dio aveva alitato il suo soffio vitale sulla polvere del suolo, dando così consistenza alla fragilità per eccellenza (Gen 2,7). Il Risorto invece alita il suo Spirito sui discepoli come antidoto alla paura. Già dalla croce, un attimo prima di morre, aveva «consegnato lo stesso Spirito al discepolo e alla Madre, simboli della nuova umanità (Gv 19,26-27) e alle quattro donne ebre (Gv 19,25) e ai quattro soldati pagani ((Gv 19,23) che erano sotto la croce, rappresentanti del mondo credente e non credente . Per Gv il momento della morte coincide con il momento della Pentecoste perché la morte di Gesù è il grembo del nuovo popolo messianico e l’inizio del nuovo regno. Pentecoste diventa una nuova creazione perché l’uomo che nasce dalla Pasqua deve riprendere il cammino mai cominciato da Adamo: andare nel mondo ed essere l’immagine del Signore creatore e ora anche redentore. Gli apostoli, creati e posti nel nuovo giardino, che è la chiesa, ricevono la missione di andare. Sono mandati ad annunciare che la Vita vive, la notte è passata e le paure sono sconfitte. Ancora una volta si compie la promessa che aveva fatto

«16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito della verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani: verrò da voi» (Gv 14-16-18).

Ora che la creazione è stata restaurata, la missione può cominciare nel segno dello Spirito, il vero e unico Maestro nel Regno inaugurato a Pasqua. Pasqua è tutta qui: Dio è presente nello Spirito di Gesù che vive nella testimonianza di parole e gesti dei suoi discepoli. Risurrezione significa accorgersi di questa presenza e da parte dei discepoli, renderla visibile, ma anche credibile, altrimenti Dio resta nel sepolcro, seppellito dal nostro perbenismo e dalla nostra religione di comodo:

«26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dá il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,26-27).

  • Signore mio e Dio mio. E’ la conclusione finale: un’esplosione di desiderio più che di fede; un desiderio carico di sentimento e di abbandono confuso per avere dubitato della sua Parola. Possa questa invocazione di Tommaso, come l’Amen che ormai abbiamo imparato, diventare anche la nostra professione di fede quotidiana, specialmente quando abbiamo paura, quando siamo stanchi, quando crediamo di non farcela e quando siamo tentati di credere che il Signore sia assente. Allora e sempre ricordiamoci di Tommaso e invochiamo con lui: “Signore mio e Dio mio – ho kùriòs mou kài ho theòs mou.

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

[Pausa: 1-2-3]

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. [Pausa: 1-2-3]

Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. [Pausa: 1-2-3]

Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

Preghiera universale [Intenzioni libere]

LITURGIA EUCARISTIACA

Presentazione delle offerte e pace. Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, lasciamo la nostra offerta e offriamo la nostra riconciliazione e concediamo il nostro perdono, senza condizioni, senza ragionamenti, senza nulla in cambio: lasciamo che questa notte trasformi il nostro cuore, fidandoci e affidandoci reciprocamente come insegna il vangelo:

«Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24),

Solo così possiamo essere degni di presentare le offerte e fare un’offerta di condivisione. Riconciliamoci tra di noi con un gesto o un bacio di Pace perché l’annuncio degli angeli non sia vano.

Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.

[La benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

Preghiamo (sulle offerte). Accogli con bontà, Signore, l’offerta del tuo popolo: tu che ci hai chiamati alla fede e rigenerati nel Battesimo, guidaci alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA III3

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. É cosa buona e giusta.

Prefazio  Cristo, Agnello Pasquale

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo giorno nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Rendiamo grazie al Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia (Sal 118/117,1).

È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita.

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. Agnello di Dio che prendi su di te il peccato del mondo, dona a noi la vita. Osanna nell’alto dei cieli.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea degli angeli, dei santi e delle sante del cielo e della terra, proclama l’inno della tua gloria:

Proclamiamo nella santa assemblea che il tuo amore è per sempre. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria perché tu sei la pietra scartata dai costruttori che è divenuta la pietra d’angolo (Sal 118/117,22).


Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura. Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l'universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all'altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.

Noi che siamo venuti alla fede aspiriamo con l’aiuto del tuo Santo Spirito di avere un cuore solo e un’anima sola (At 4,32).

Ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.

In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i comandamenti,  perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti (1Gv 5,2).

Nella notte in cui fu tradito, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

Siamo nati da Dio e per questo vinciamo il mondo con la vittoria della fede in Cristo Gesù (1Gv 5,4-5).


Dopo cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

Benedetto nel nome del Signore il Cristo Gesù, colui che viene con acqua e sangue, il testimone (1 Gv 5,5).

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

Tu, Agnello di Dio hai redento il mondo e riconciliato noi peccatori col Padre» (Sequenza pasquale).

Mistero della fede.

Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta.

Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell'attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.
«Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza» (Sequenza pasquale).

Guarda con amore e riconosci nell'offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo, in Cristo, un solo corpo e un solo spirito.

«E’ lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità» (1Gv 5,6).

Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi, nostri intercessori presso di te.

Con grande forza come gli apostoli rendiamo testimonianza della risurrezione del Signore Gesù (At 5,33).

Per questo sacrificio di riconciliazione, dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell'amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa …, il Vescovo …, il collegio episcopale, il clero e il popolo che tu hai redento.

Anche a noi nell’Eucaristia, tu soffi su di loro e ci dici: «Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 21,21)

Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza. Ricongiungi a te, padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.

Nella santa Assemblea, tu vieni, o Signore, per darci la tua promessa: «Pace a voi! Come il padre ha mandato me, anch’io mando voi» (cf Gv 20,21).

Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.

Proclamiamo con la casa di Aronne: il suo amore è per sempre, sulla terra come in cielo (Sal 118/117, 3).

Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell'unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Padre nostro in aramaico o in greco:

Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

 

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià

sia santificato il tuo nome

itkaddàsh shemàch

venga il tuo regno

tettè malkuttàch

sia fatta la tua volontà

tit‛abed re‛utach

come in cielo così in terra

kedì bishmaià ken bear‛a.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh

e rimetti a noi i nostri debiti

ushevùk làna chobaienà

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà

e non abbandonarci alla tentazione

veal ta‛alìna lenisiòn

ma liberaci dal male.

ellà pezèna min beishià. Amen!

Antifona alla comunione cf Gv 20,27 «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!».

Dopo la comunione

Da don Primo Mazzolari, Tu non uccidere

La pace cristiana non è regolata dal “do ut des”: se tu sarai pacifico con me, io lo sarò con te. [...] Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine quando non c’è tornaconto né convenienza né interesse di pace, vale a dire quando incomincia a parere una follia davanti al buon senso della gente “ragionevole”. Se uno raccorcia la pace, o cerca di contenerla nell’area di una “ragione computistica”, sarà portato a concludere che il non essere in pace con chi non è in pace con noi, non è un peccato, ma un diritto che arriva fino allo sterminio della parte avversa. La contabilità cristiana conosce la sola partita del dare: se vi aggiungiamo l’avere, non ci dobbiamo sorprendere se rivedremo sul tappeto le ragioni del lupo, il quale, essendo a monte del fiume, trovava che l’agnello gli intorbidava le acque. Se gli altri odiano, non è una ragione perché odiamo anche noi. Si vince il male col bene; la malattia con la salute; si oppone all’ostilità la carità: questo è il comandamento di Dio. Gli altri sono comandamenti di uomini, e uomini senza Dio, anche se fanno salamelecchi al prete. Quando ci si giustifica delle ingiurie nostre col fatto delle ingiurie altrui, decadiamo dal cristianesimo: rendiamo nulla l’incarnazione con la passione e la risurrezione di Cristo. Ad amare i soli amici erano buoni anche i pagani. La pace comincia in noi... in me e da me, da te, da ciascuno.... Come la guerra. Ma come si può arrivare alla pace se si seguita a coltivare, quasi orto per ortaggi, questa spartizione manichea dell’umanità e della spiritualità; se si seguita ad alimentare una polemica fatta di apriorismi e ingiurie; deformazioni e repulse; se si aumentano ogni giorno più la disparità economica tra chi spedisce lingotti d’oro all’estero e chi vive nelle baracche e intristisce nella disoccupazione; se si insiste a vedere nel fratello insignito di un diverso distintivo politico un cane da abbattere, un rivale da sopprimere, un nemico da odiare? Quanti cristiani, per assicurarsi un diritto all’odio, si tramutano in farisei che non vedono fratelli, ma pubblicani, ma samaritani, ma pagani. Come se Gesù non fosse mai venuto, e non fosse morto e risorto!....

Sant’Agostino, Discorso ai neofiti, 1 e 3

«Mi rivolgo a voi, figli appena nati, piccolissimi nel Cristo, nuova posterità della Chiesa, grazia del Padre, fecondità della Madre, pia gemma, nuovo sciame, fiore della nostra collana e frutto della nostra fatica, mia gioia e mia corona, voi tutti qui in piedi davanti al Signore. Oggi, è l'ottava della vostra nascita. Oggi, viene portato a compimento in voi il sigillo della fede, consistente al tempo degli antichi padri nella circoncisione della carne, all'ottavo giorno dalla nascita. Essa era, infatti, in figura la spoliazione della mortalità in questo membro umano grazie al quale l'uomo nasce per morire. Perciò, il Signore stesso, spogliando con la sua risurrezione la mortalità della carne, risvegliando un corpo non certo diverso, e tuttavia per sempre immortale, ha contrassegnato con la sua risurrezione il giorno della domenica, il terzo dopo il giorno della sua passione: ma nell'ordine dei giorni dopo il sabato, l'ottavo che è anche il primo. Perciò anche voi, senza farlo ancora nella realtà, ma già con una speranza certa - sia perché possederete il sacramento di questa realtà, sia perché avete ricevuto la caparra dello Spirito - "se siete risorti con il Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio”».

Preghiamo. O Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che abbiamo ricevuto continui a operare nella nostra vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il Signore risorto è con tutti voi. E con il tuo spirito.

Vi benedica l’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ora e sempre. Amen!

La messa finisce come rito, continua nella testimonianza della vita. Andiamo incontro al Signore che viene.

Nella forza dello Spirito Santo rendiamo grazie a Dio e viviamo nella sua Pace.

Antifona del Tempo pasquale

Regina dei cieli, rallegrati, alleluia; / Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia, È risorto, come aveva promesso, alleluia. / Prega il Signore per noi, alleluia. Rallegrati, Vergine Maria, alleluia. / Il Signore è veramente risorto, alleluia. Preghiamo. O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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Domenica 2a di Pasqua – B – Genova 15-04-2012 – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete

© Nota: L’uso di questi commenti è consentito citandone la fonte bibliografica - Paolo Farinella, prete – Genova

Note

1«Mistagogìa» deriva dal verbo greco «myèō-imparo/mi alleno» con particolare riferimento alla condizione ambientale: imparare nel silenzio ovvero allenarsi ai misteri. E’ una specie di iniziazione di passaggio: dallo stato di catecumenato a quello di credenti. «I misteri di Dio sono tenuti nascosti non perché siano negati all’intelligenza di chi vuole conoscerli, ma perché siano rivelati solo a coloro che li ricercano» (Sant’Agostino, Sermo 60/A, 1; PLS 2, 472). Famose sono le Catechesi mistagogiche di Sant’Ambrogio di Milano (sec. IV), di Cirillo di Gerusalemme (sec. IV) di Teodoro di Mopsuestia (sec. IV-V) e Giovanni Crisostomo (sec. IV-V) con le quali i Padri spiegano sia la dottrina che il rito dei sacramenti dell'iniziazione cristiana (Battesimo-consacrazione/Eucaristia) e le conseguenze di vita che ne derivano.

2  La sequenza è un inno in lingua latina che nel Medio Evo veniva cantato o recitato prima del vangelo. Il termine deriva dal latino «sequentia cum prosa» perché differiva dall’«inno» rigorosamente in ritmica poetica, mentre la «sequenza» ha un ritorno proprio in prosa libera. Questo tipo di melodia nacque nella liturgia bizantina e si trasferì in occidente tra i secc. VIII e IX. Le sequenze ottennero un successo strepitoso e se ne contarono più di 5.000. Pio V nella riforma dopo il concilio di Trento, le eliminò tutte e ne tenne solo quattro: a Pasqua (Alla vittima pasquale di un certo Wipone); a Pentecoste (Vieni, Santo Spirito di Stefano di Langhton); al Corpus Domini (Loda, Sion il Salvatore di Tommaso d’Aquino); ai Defunti (Giorno d’ira di Tommaso da Celano), a cui in seguito si aggiunse anche la sequenza dell’Addolorata (Stava la Madre di Iacopone da Todi). Queste cinque sequenze sono rimaste anche dopo la riforma del Vaticano II, attuata da Paolo VI. La sequenza pasquale «Alla vittima pasquale – Victimae pascalis» è comunemente attribuita a Wipone Borgogna (morto nel 1050) cappellano dell’imperatore Corrado II, detto il Salico (990ca.-1039) ed è databile al sec. XI. Altri studiosi l’attribuiscono anche all’abate Notker Balbulus (Balbuziente), compositore di inni latini come il Liber Hymnorum, composto quasi tutto di sequenze. La data, in questo momento, andrebbe collocata al sec. IX.

3 La Preghiera eucaristica III è stata composta ex novo su richiesta di Paolo VI in attuazione alla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Non ha un prefazio proprio, ma mobile e per questo, forse, ha finito per essere scelta, nella pratica, come la preghiera eucaristica della domenica.



Giovedì 12 Aprile,2012 Ore: 11:05