Domenica dopo Pentecoste: Solennità della Ss. Trinità

(12a del Tempo Ordinario-A) – 19 giugno 2011


di Paolo Farinella, prete

Domenica dopo Pentecoste: Solennità della Ss. Trinità
(12a del Tempo Ordinario-A)
– 19 giugno 2011 –
 
Con la festa di Pentecoste termina il tempo pasquale e si ritorna al tempo ordinario che avevamo interrotto all’inizio della Quaresima. Dopo la Pasqua, la liturgia ci presenta i diversi aspetti della fede: domenica scorsa abbiamo meditato sulla Pentecoste come compimento della Pasqua, oggi davanti a noi si staglia l’ebbrezza dell’ identità di Dio: la Trinità, inconcepibile per la ragione, comprensibile solo per rivelazione. Domenica prossima rifletteremo sul «Corpus Domini» che potremo definire come l’identità trinitaria di Dio che si fa cibo di comunione. A questo punto riprenderemo il ciclo delle domeniche del tempo ordinario con la lettura sistematica del vangelo di Matteo. C’introduciamo con una breve nota storica sulla solennità di oggi.
 
Nota storico-liturgica
Il monaco anglosassone Alcuino (Ealhwine 730 ca - Tours 804), fondatore della «Scuola palatina» alla corte di Carlo Magno, compilò per la prima volta una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità, forse su invito di san Bonifacio, evangelizzatore della Germania. La Messa nacque come devozione privata, ma ben presto si estese a tutta la Germania. Nel 1022 fu approvata dal Concilio di Seligenstadt.
Nel 920 il vescovo di Liegi, Stefano, istituì la festa solenne della Trinità con Ufficio proprio. Il successore Richiero mantenne la festa che si estese sempre più fino al punto che l’Ordine monastico la fece propria e all’inizio del sec. XI per impulso di Bernone, abate di Reichenau, era divulgata in molti monasteri. In un «ordinario» liturgico di Cluny (monastero cistercense) del 1091 si trova nominata la festa come istituita già da un certo tempo. 
Papa Alessandro II (Anselmo da Baggio, 1061-1073), in una sua decretale prende atto che la festa è diffusa in molti luoghi, ma spiega che la chiesa di Roma non l’ha accettata perché ogni giorno l’adorabile Trinità è invocata con le parole: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto e con altre simili formule di lode. La festa però continua a diffondersi sempre più come attesta anche l’abate Ruperto (sec. XII):
 
«Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell’Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede e la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Dei divini Uffici, l. xii, c. i).
 
Nel sec. XII la festa della Trinità si diffonde in Inghilterra per opera del martire san Tommaso di Canterbury e nel sec. XIII anche in Francia, dove il concilio di Arles (1260) non solo approva la festa, ma vi aggiunge il privilegio di una ottava come Pasqua e Pentecoste. Nel 1230 la festa è istituita in tutti i monasteri dell’ordine cistercense. Nel 1334 papa Giovanni XXII approvava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutta la cattolicità. 
 
Introduzione alla liturgia eucaristica
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare la vita personale della Divinità nella forma trinitaria e infatti nessuna religione è in grado di ammetterla. Il Giudaismo, che pur gli ha dato i natali, accusa il cristianesimo di idolatria e il Musulmanesimo che nasce dal cristianesimo, lo accusa di apostasia.
Tra tutte le religioni rivelate e tra tutte le religioni esistenti sulla terra, il cristianesimo è l’unica che afferma di credere in una contraddizione logica: Dio è al tempo stesso una sola Divinità che si esprime in tre Persone distinte e uguali. Da qui il passaggio all’accusa di politeismo è breve. «Dio nessuno lo ha mai visto» (Gv 1,18). Questa affermazione categorica risuona nel momento supremo in cui il Figlio di Dio si rende visibile, uomo tra gli uomini, per aprire uno squarcio alla nostra conoscenza e farci contemplare il volto di Dio: «il Figlio unigenito lo ha rivelato» continua Gv 1,18, dove il verbo rivelare ha il significato etimologico di spiegare e tradotto alla lettera diventa: «Nessuno ha mai visto Dio, proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui ne ha fatto l’esegesi». L’Eucaristia è l’esegesi trinitaria fatta alla chiesa, perché di essa viva e si nutra per essere nel mondo il segno trinitario di una vita indivisa di comunione. Entriamo in questo santuario, segnandoci con il segno che anteponiamo ad ogni azione liturgica. Introduciamoci nel cuore della Trinità prendendo in prestito una parte dell’inno della Chiesa ortodossa, nella cui liturgia, la Trinità beata occupa un posto privilegiato di onore e di adorazione. Entriamo nel cuore di Dio che si manifesta a noi come «Relazione» d’amore e di vita, facendo nostre le parole di lode (antifona d’ingresso): Sia Benedetto Dio Padre e l’unigenito Figlio di Dio e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi.
 
Trisàghion      [dalla liturgia ortodossa]
 
O Dio, vieni a salvarmi.               Signore, vieni presto in mio aiuto.
 
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.        
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
 

Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale,
Abbi pietà di noi.A Te lode, a Te gloria, a Te grazie nei secoli, o beata Trinità.
 
Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Gloria al Padre a al Figlio e allo Spirito Santo.Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli.
 
Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale,
Benedetta la Santa Trinità, che crea e governa l’universo,benedetta ora e sempre.
 
Gloria a te, o Santa Trinità, Tu ci doni misericordia e redenzione.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli.
 
La liturgia di oggi fa memoria della Trinità che possiamo definire come «l’identità di Dio». Essa si pone in rapporto con la nascita di Gesù. A Natale ricordiamo l’incarnazione di Dio che si rende visibile e sperimentabile e si potrebbe quasi dire che a Natale Dio si relativizza, e, come dicevano i Padri della Chiesa, a Natale diventa il «Verbum abbreviatum»[1]. Dio si accorcia per portarsi alla portata degli uomini. Il secondo pilastro della fede cristiana è la Trinità, cioè l’affermazione che Dio non è solitudine ed estraneità, ma al contrario che la natura di Dio è la «relazione». Nemmeno Dio può stare isolato. Incarnazione e Trinità i due volti del Dio di Gesù Cristo che noi conosciamo per la grazia dello Spirito Santo. Entriamo in questo «Sancta Sanctorum» e contempliamo il Nome e il volto di Dio:
 

 (greco)[2]
Èis to ònoma
toû Patròs
kài Hiuiû
kài toû Hagìu Pnèumatos
Amèn.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e del Santo Spirito
 
La liturgia di oggi ci insegna che il Cristianesimo non può essere una religione di convenienza o una religione generalista, buona per tutti. Essa crede nella «relazione» che si può vivere solo ed esclusivamente nell’incontro con e tra le persone vive. Il Cristianesimo è un incontro tra due persone che vivono tra loro la relazione d’amore e accettano di entrare nella dinamiche di una relazione più grande che si chiama Trinità e da cui promana l’impegno ad instaurare relazioni affettive e reali nel corso della nostra storia con chiunque incontriamo nella nostra vita. Facendo il nostro esame di coscienza, valutiamo il nostro stato: se siamo uomini e donne di religione dozzinale o se siamo donne e uomini di fede che si nutrono di relazioni vitali.
 
[Esame di coscienza: alcuni momenti effettivi e congrui di silenzio]
 
Santa Trinità, unico Dio, convertici e ci convertiremo,                                             Kyrie, eleison!
Santa Trinità, sorgente di relazione, purificaci e saremo purificati,               Christe, eleison!
Santa Trinità, fondamento di dialogo, santificaci e saremo santificati,                      Pnèuma, eleison!
Santa Trinità, modello di accoglienza, accoglici e saremo accoglienti,                      Kyrie, eleison!
Santa Trinità, vita di Padre, di Figlio e di Spirito, Unico Dio,                        Christe, eleison!
Santa Trinità, culmine della vita della Chiesa, sacramento di comunione,     Pnèuma, eleison!
Santa Trinità, unico Dio in tre Persone,          Santo, Santo, Santo,                            Kyrie, eleison!
 
Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ha effuso lo Spirito nel giorno di Pentecoste perché ogni lingua ne comprendesse la voce e sulla croce prima di morire ha affidato il suo Spirito di vita alla Madre e al Discepoli in rappresentanza dell’umanità smarrita in Adam e Eva, per i suoi meriti di Figlio obbediente, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.
 
[Oggi il Gloria è proclamato dopo la Comunione]
                                                   
Preghiamo (colletta). Ti glorifichi, o Dio, la tua Chiesa, contemplando il mistero della tua sapienza con la quale hai creato e ordinato il mondo; tu che nel Figlio ci hai riconciliati e nello Spirito ci hai santificati, fa’ che, nella pazienza e nella speranza, possiamo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Liturgia della Parola
Prima lettura Es 34,4b-6.8.9. Il brano proposto dalla liturgia è databile, anche come tradizione scritta, al sec. X a.C. e appartiene alla corrente detta «Yavhista» perché chiama Dio sempre col nome di «Yhwh». Dopo l’apostasia del vitello d’oro, rendendosi conto che il suo popolo è volubile e si accontenterebbe di qualsiasi dio purché gratificante e consolatorio, Mosè esprime il desiderio di avere di Dio una conoscenza più intima. Dio acconsente, ma senza svelare il suo volto. E’ l’inizio di una processo di conoscenza che giungerà fino al desiderio dei Greci di «vedere Gesù» (Gv 12,21), desiderio compiuto nell’«ora» della glorificazione, quando tutti «volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 20,37). Per il desiderio di vedere Dio trova risposta nell’Eucaristia dove possiamo vedere e mangiare «il Pane disceso dal cielo» (Gv 6,41) e ascoltare il Lògos che «è Dio» (Gv 1,1).
 
Dal libro dell’Esodo 34,4b-6.8.9
In quei giorni, 4 Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. 5 Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. 6 Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà». 8 Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. 9 Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità». - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale Dn 3,52-56. La persecuzione di Antioco IV Epìfane (215 c.-164 a. C.) che susciterà la rivolta dei Maccabei nel sec. II a. C. è lo scenario dentro il quale bisogna collocare il libro di Daniele, scritto probabilmente tra il 176 e il 164 a. C. prima della rivolta. E’ scritto in ebraico e alcuni capitoli in aramaico. Lo scopo del libro è sostenere i perseguitati a motivo della fede con l’esempio di figure coraggiose come Daniele e i suoi compagni, ambientati in territorio babilonese. Il testo liturgico comprende appena 5 versetti del lungo cantico di ringraziamento che Daniele e i suoi amici cantano a Dio mentre sono nella fornace e il fuoco non li tocca. Al v. 55 si descrive Dio che «siedi sui cherubini», riferimento al Dio dell’alleanza perché l’arca che conteneva le tavole della legge era sormontata da due cherubini con le ali spiegate[3]. Quando viviamo nella prova e siamo schiacciati dal peso degli eventi, pensiamo a coloro che hanno resistito, ai martiri che sperando contro ogni speranza (Rm 4,18) ci hanno lasciato l’esempio della testimonianza come forza per il nostro cammino. Facciamo nostre le lodi dei giovani cantori:
 
Rit.A te la lode e la gloria nei secoli
1. 52 Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri. Rit.
2.    Benedetto il tuo nome glorioso e santo. Rit.
3. 53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso. Rit.
4. 54 Benedetto sei tu sul trono del tuo regno. Rit.
5. 55 Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini. Rit.
6. 56 Benedetto sei tu nel firmamento del cielo. Rit.
 
Seconda lettura 2Cor 13,11-13. Il brano della seconda lettera di Paolo ai Corinzi non é altro che il saluto conclusivo che l’apostolo formula in termini di augurio. Qui lo ritroviamo in forma tripartita e dimostra di esprimere una teologia sviluppata. In origine forse esisteva solo la formula cristologica: «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo» che infatti troviamo nelle conclusioni della maggior parte delle lettere (Rm 16,21.24; 1Cor 16,23; 1Ts 5,28; 2Ts 3,18; Fm 25; Gal 6,18; Fil 4,23). L’uso liturgico ha trasformato questa formula in sintesi trinitaria, quasi fosse una formula tecnica per la professione della fede. Noi la rinnoviamo, aprendoci all’azione dell’unico Dio che a noi storicamente si è mostrato come Trinità: il Padre invia il Figlio, il quale a sua volta lascia a noi in eredità il suo Spirito.
 
Dalla seconda lettera di Paolo apostolo ai Corinzi 13,11-13
11 Fratelli e Sorelle, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. 12  Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. 13  La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. - Parola di Dio.
 
Vangelo Gv 3,16-18. Gesù incontra Nicodèmo e tra i due intercorre un’ intervista sulla iniziazione alla fede (Gv 3,1-15), in cui Gesù guida il catecumeno «un maestro in Israele» (Gv 3,10) ad andare oltre i «segni» per vedere la persona di Gesù e per questo bisogna rinascere dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3,5). A questo colloquio di iniziazione alla fede, Giovanni fa un suo commento (Gv 3,16-21) in cui invita a vedere oltre Gesù il disegno del padre, la sua volontà di salvezza. Nicodèmo da israelita è tentato di escludere gli altri dalla salvezza, e Gv commenta che il mondo è amato da Dio in modo così viscerale da mandare direttamente il Figlio suo a prendersene cura. Se vogliamo condensare in una parola il mistero della Trinità è tutto qui: Dio muore d’amore e non tollera che qualcuno sia escluso dalla sua pienezza di amore di Padre, di Figlio e di Spirito. Fuori dell’amore non c’è salvezza.
 
Canto al Vangelo Cf. Ap 1,8
Alleluia, alleluia.Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito santo: / a Dio che è, che era e che viene.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni 3,16-18. In Gv 3
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «16 Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».- Parola del Signore.
 
Appunti di omelia[4]
Parlare della Trinità è un’impresa ardua, se Sant’Agostino dopo avere scritto il 15° volume su di essa, ha concluso dicendo: con capisco nulla! Eppure dobbiamo parlarne perché è il fondamento della nostra fede e anche la sorgente e la mèta della nostra vita che si snoda sempre sotto il segno trinitario. Bisogna parlarne anche per un altro motivo, ieri inesistente, ma oggi molto urgente ed è l’incontro con le altre religioni in un contesto di pluralismo religioso, dovuto alla mobilità e alle emigrazioni, che avvengono quasi con caratteristiche bibliche.
Nessuno avrebbe potuto mai immaginare l’esistenza di una Divinità-trina all’interno della unicità di Dio. Per via razionale forse si può arrivare ad ipotizzare l’esistenza di una «divinità altra», ma mai la ragione potrebbe fondarne la natura trinitaria. Noi infatti l’abbiamo potuto conoscere solo per rivelazione perché solo Dio poteva manifestarsi in questa dimensione. Oggi, pertanto, invece di commentare i tre brani della Scrittura che riportano ognuno un aspetto del mistero di fede trinitaria o quanto meno aprono uno spiraglio su di esso, e che comunque abbiamo già esaminato in altri contesti, preferiamo fare una sintesi della teologia della Trinità come la presenta la Bibbia.
Il fondamento della fede cristiana è l’unicità e la trinità di Dio che si esprime nella fede ebraica: «Ascolta, Israele. Il Signore è il nostro Dio; il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,4). Questa unicità di Dio è l’asse portante, la spina dorsale della fede d’Israele e lo diventerà anche, secoli dopo, per il Musulmanesimo: Dio è Dio e la sua caratteristica è di non essere uomo (Nm 23,19; Os 11,9). Per sottolineare l’assolutezza di Dio, gli Ebrei arrivano al punto di non pronunciare nemmeno il suo None, il santo Tetragramma (Yhwh) che viene sostituito con altri sinonimi: Adonai (Signore mio), Kabòd (Gloria), Maghèn (Scudo), Maqòm (Luogo), Shekinàh (Dimora/Presenza), ecc. Dio è il «separato» per eccellenza».
La novità assoluta in campo religioso avviene nel territorio di Israele, tra gli anni 7 a. C. e 30 d.C., l’arco di 37 anni, lo sprazzo della vita di un uomo che si presentò al suo popolo come «l’esegeta del Padre»: «Nessuno ha mai visto Dio: / il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui [ce] ne ha fatto l’esegesi /ne ha dato la spiegazione» (Gv 1,18). Un fatto è certo: noi non possiamo conoscere Dio se non attraverso la nostra esperienza umana e da questi punto di vista possiamo solo dire riconoscere ciò che abbiamo visto e sperimentato: Gesù di Nazaret, cioè, è venuto tra noi e ci ha parlato di Dio come «Padre» di cui si è accreditato «Figlio», lasciandoci in eredità nell’atto di morire lo «Spirito Santo-Paràcleto/Consolatore» come pegno e garanzia della sua presenza e del suo insegnamento (Gv 19,30). Egli si pone sullo stesso piano del Dio dell’AT, attribuendosi le stesse caratteristiche, ma dicendosi sempre sottomesso al volere del Padre (Gv 10,30).
Abituati a dovere «dimostrare» come «l’uno sta nel tre» e conciliare teologia e matematica, abbiamo perso di vista la dinamica e la tensione che abitano Dio. E’ facile relegarlo sopra i tetti, nella sua immobilità trascendente che è il modo più sicuro per dichiaralo innocuo e assente dalla storia. Un «dio» superfluo, facile preda di una religione di valori come baluardo di ideologie di «civiltà» che servono solo a perpetuare il culto di un idolo, segno di un potere terreno e non la vitalità di un Dio passionale e carnale che vive in sé una vita così piena che non può non trasbordarla al di fuori di sé per inondare la storia dell’umanità e di ciascuno di noi.
La memoria della Trinità ci dice che nemmeno Dio in tutta la sua onnipotenza è un essere solitario. Al contrario, la sua natura intima consiste nella comunione e nella relazione che si compie nell’amore. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che l’unicità di Dio si realizza nella comunione dinamica di Padre e di Figlio che diventa comunicazione d’amore col nome di «Spirito» nella forma trinitaria. Storicamente e biblicamente noi abbiamo conosciuto Gesù che ha parlato del Padre e ha inviato lo Spirito secondo lo schema storico-salvifico che Gesù stesso ci consegna e cioè che il Padre manda il Figlio, il quale a sua volta manda lo Spirito: «“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Detto ciò, soffiò su di loro e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”» (Gv 20,21-22).
La dimensione trinitaria è lo «specifico del cristianesimo», inaccettabile per le altre religioni, sia rivelate che non. Il Giudaismo, che pur gli ha dato i natali, accusa il cristianesimo di idolatria perché inquina l’unicità di Dio con una molteplicità blasfema. Il Musulmanesimo accusa il cristianesimo, da cui pure nasce, di apostasia politeista perché rende visibile e sperimentabile il Dio inaccessibile e completamente fuori della portata umana: nessun uomo può essere Dio, ma solo profeti e Gesù per il Musulmanesimo è un grande profeta, inferiore solo a Maometto[5]. Tra tutte le forme religiose sulla terra, il Cristianesimo è la sola che afferma di credere in una contraddizione razionale: l’assolutamente Altro vive di relazione e si manifesta nella storia per entrare e nutrirsi di relazione: Dio si fa relativo ed accetta i criteri umani di conoscenza
La rivelazione sconvolgente, che distingue il cristianesimo da qualsiasi altra forma religiosa esistente, è che Dio in se stesso è «relazione». Si capisce per ché Giovanni ne dà la lapidaria definizione: « Dio è Agàpē/Amore» (1Gv 48) perché l’amore è la sola relazione non chiusa in sé, ma generativa da sé. Forse non riusciamo nemmeno a immaginare la portata di questa affermazione e cioè che in Dio non c’è l’immobilità dell’essere aristotelico o dei filosofi, ma in Dio regna la comunicazione che è esclusivamente relazione d’amore. Il Padre è tale in rapporto al Figlio che genera e questi in quanto generato è aperto al Padre: questo mutuo rapporto generante di Padre e Figlio è una presenza vitale e vivente che si chiama Spirito Santo. Il Padre genera il Figlio, il Figlio è generato dal padre e questo amore di Padre e di Figlio è lo Spirito.
Il monoteismo biblico, lo abbiamo fatto all’inizio, è la spina dorsale di tutto l’AT ed è diventato anche l’anima della preghiera d’Israele, espressa dallo «Shemà Israel»: Shemà’ Israel, Adonai Elohènu, Adonai EchadAscolta, Israele, Il Signore nostro Dio, il Signore è Unico (Dt 6,4), anzi un Dio geloso della sua unicità (Es 34,14). Gesù esplicita questa unicità compiendola nella Trinità: Dio è talmente unico e uno da vivere questa unicità come relazione trinitaria. Di questa realtà che sovrasta ogni ragione possiamo solo sperimentare il suo evolversi storico, cioè possiamo conoscere Dio nel suo manifestarsi a noi nella storia. Noi non possiamo salire al cielo perché non abbiamo accesso alla divinità, noi possiamo solo conoscere ciò che sperimentiamo all’interno della nostra storia e infatti Dio ha scelto l’unica strada possibile per farsi conoscere: si è incarnato in molti modi e infine nella persona del Figlio perché solo facendosi uomo poteva farsi conoscere riconoscere da noi.
Coloro che esaltano la divinità di Dio fino a mettere tra parentesi la sua umanità compiono un’operazione pericolosa perché impediscono l’incontro degli uomini con Dio sull’unico terreno per questi possibile: l’umanità. Non bisogna avere paura dell’umanità di Dio perché più si esalta questo versante della natura divina più noi siamo in grado di stabilire un rapporto e una relazione d’amore con Dio che conosciamo nel volto umano di Gesù di Nazaret e attraverso di lui entriamo in un dinamismo d’amore con il Padre e lo Spirito Santo, cioè con la santa Trinità.
La ragione è impari di fronte alla Trinità perché solo la rivelazione e la sua logica interna può dirci che Dio non è un Dio solitario, adorabile nel suo isolamento, ma è un Dio Padre-Madre che vive di amore e chiede amore. Qual è il segno che rende visibile nella vita quotidiana questa «vita trinitaria»?[6]«sacramento» di amore, è la forma visibile di Dio-trinità perché la relazione d’amore è radicalmente generante e feconda in ogni atteggiamento e atto di vita quotidiana. La persona, invece, che sceglie liberamente di vivere la verginità consacrata celebra Dio-unicità, ricordando agli sposi che nessun amore per quanto pieno può presumere di sequestrare Dio. La coppia, in quanto relazione d’amore ricorda ai celibi e ai vergini che essi sono incompleti e se non vivono una vita trinitaria di amore donato, sono cembali rumorosi ed eunuchi inutili e sterili. Nell’uno e nell’altro caso, tutti viviamo nel segno sacramentale di una fecondità d’amore che si compie «Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».. La coppia credente che accetta di essere
 
Nota liturgico-pastorale.
Se gustiamo profondamente l’Eucaristia che celebriamo tutte le domeniche, scopriamo che essa ha una struttura trinitaria:
-    L’azione liturgica si apre nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
-    L’atto penitenziale con il triplice Kyrie, Christe, Kyrie, eleison! diventa una invocazione alla Trinità.
-    La conclusione della colletta, come di ogni preghiera ufficiale della Chiesa, è sempre una formula trinitaria: Per Cristo nostro Signore che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo.
-    Il Gloria a Dio ha una struttura trinitaria: inizia col Padre, prosegue col Figlio e chiude con una dossologia finale trinitaria: Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre.
-    Il Credo ha una ripartizione trinitaria: Credo in Dio Padre… (è la parte più breve perché nel contesto del Cristianesimo, nessuno ha mai messo in dubbio l’esistenza di Dio). Credo in un solo Signore Gesù Cristo…(è la parte più lunga e più travagliata perché nei primi secoli molto travagliata è stata la teologia cristologia e le eresie conseguenti). Credo nello Spirito Santo… (anch’esso toccato in vario modo dalle dispute cristologiche).
-    Il trisàghion isaiano Santo, Santo, Santo (Is 6,3) nel contesto liturgico acquista una dimensione trinitaria.
-    Tutte le anafore eucaristiche sono trinitarie con una o due «epìclesi»[7] cioè invocazioni allo Spirito Santo, prima e dopo le parole dell’istituzione eucaristica.
-    La dossologia finale «Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria» è trinitaria ed è il vertice dell’Eucaristia, il vero offertorio, «fons et culmen» dell’intera celebrazione eucaristica.
-    L’invocazione Agnello di Dio è triplice prima della comunione: presagio della Trinità che abita in noi.
-    La benedizione finale è trinitaria e si ricongiunge all’inizio che pure è nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
La conclusione: l’Eucaristia è il sacramento della comunione che si fa intimità perché avviene nel segno del banchetto dell’ascoltare e del mangiare insieme a cui siamo invitati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, un banchetto a cui non partecipiamo da soli, ma insieme ad una grande famiglia nella quale esprimiamo noi stessi come persone, cioè immagine e somiglianza di Dio che relazione di comunione cioè capacità generante amore. Oggi apprendiamo che solo una vita di relazione nell’amore è una vita che somiglia a Dio che è Unità e Trinità d’Amore.
 
PROFESSIONE DI FEDE. Rinnoviamo le promesse battesimali che hanno una struttura trinitaria come il «credo» niceno-costantinopolitano.
 
Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?            Credo.
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?           Credo.
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?     Credo.
Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. Questa è la fede che noi ci gloriamo di professare per i meriti dei Patriarchi e delle Matriarche, degli Apostoli e delle Apostole in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
 
Preghiamo (sulle offerte).Invochiamo il tuo nome, Signore, su questi doni che ti presentiamo: consacrali con la tua potenza e trasforma tutti noi in sacrificio perenne a te gradito. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
LITURGIA EUCARISTIACA
Presentazione delle offerte e pace. Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, lasciamo la nostra offerta e offriamo la nostra riconciliazione e concediamo il nostro perdono, senza condizioni, senza ragionamenti, senza nulla in cambio: lasciamo che questa notte trasformi il nostro cuore, fidandoci e affidandoci reciprocamente come insegna il vangelo:
 
«Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24),
 
Solo così possiamo essere degni di presentare le offerte e fare un’offerta di condivisione. Riconciliamoci tra di noi con un gesto o un bacio di Pace perché l’annuncio degli angeli non sia vano.
Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.
 
[La benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]
 
PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.
Benedetto nei secoli il Signore.
 
Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
Il Signore riceva questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
 
Preghiamo (sulle offerte). Invochiamo il tuo nome, Signore, su questi doni che ti presentiamo: consacrali con la tua potenza e trasforma tutti noi in sacrificio perenne a te gradito. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
PREGHIERA EUCARISTICA III[8] (Prefazio della Santissima Trinità)
 
Il Signore sia con voi.                         E con il tuo spirito.    In alto i nostri cuori.                Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.                    É cosa buona e giusta.
 
E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Signore, tu hai convocato Mosè sul monte Sinai con le tavole di pietra per scrivervi la Toràh, in attesa dello Spirito che la scrivesse nei cuori dei tuoi figli (cf Es 34,4).
 
Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell'unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza.
Tu passasti davanti a Mosè, proclamando il tuo Nome: Signore, Dio di misericordia e di pietà (cf Es 34,6).
 
Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo, e con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo.
«Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).
 
E nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura, l’uguaglianza nella maestà divina.
Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli.
 
Gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, non cessano di esaltarti uniti nella stessa lode:
Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli. Kyrie, elèison! Christe, elèison! Pnèuma, elèison!
 
Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura.
Benediciamo il Padre, il Figlio e lo Spirito, colui che era, che è e che viene, unico Dio (cf Ap 1,4.8; 4,8).
 
Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all’altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.
Tu, o Santa Trinità, ci hai creato a tua immagine e ci hai coronato di gloria e onore (cf Sal 8,6).    
 
Ora ti preghiamo umilmente:manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti noi che celebriamo la santa Eucaristia (2Co 12,13).
 
Nella notte in cui, tradito, fu consegnato, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, che vieni a noi pane disceso dal cielo (cf Dn 3,52; Gv 6,41).
 
Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo che disseta la Chiesa nel calice di salvezza (Cf Dn 3,52; Sal 116/115,4).
 
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
Quanto il Signore ha ordinato, noi faremo e ubbidiremo (cf Es 24,7)
 
Mistero della fede.
Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, Signore, nell’attesa della tua venuta.
 
Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo per la tua gloria immensa nello Spirito Santo, o Padre del Signore nostro Gesù Cristo (cf Rito eucaristico, Gloria).
 
Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito.
Lo Spirito di verità che riceviamo nell’Eucaristia ci guida alla Verità che è il Signore Gesù (cf Gv 14, 13).
 
Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi, nostri intercessori presso di te.
O Dio, tu ami così tanto il nostro mondo da mandare a noi il tuo Figlio unigenito (cf Gv 3,16).
 
Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa Benedetto, il Vescovo Angelo, il collegio episcopale, il clero, le persone che vogliamo ricordare…N.N.… e il popolo che tu hai redento.
O Padre, tu non hai mandato il tuo Figlio per condannare il mondo, ma per salvarlo in lui (cf Gv 3,17).
 
Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza nel giorno in cui il Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale. Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.
Gloria al Padre a al Figlio e allo Spirito Santo, unico Dio Santa Trinità. Santo, Santo, Santo ora e sempre.
 
Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; ricordiamo tutti i defunti… N.N. … concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.
«Signore, sia su di noi la tua grazia e la tua misericordia di Padre e Figlio e Spirito» (Cf Sal 33/32,20).
 
Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]
 
Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio, Padre onnipotente, nell’unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Padre nostro in aramaico:
Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:
 
Padre nostro in greco (Mt 6,9-13): Riuniti con gli Apostoli della Chiesa delle origini, preghiamo, dicendo:
 
Padre nostro, che sei nei cieli,
Pàter hēmôn, ho en tôis uranôis,
sia santificato il tuo nome,
haghiasthêto to onomàsu,
venga il tuo regno,
elthètō hē basilèiasu,
sia fatta la tua volontà,
genēthêtō to thelēmàsu,
come in cielo così in terra.
hōs en uranô kài epì ghês.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
Ton àrton hēmôn tòn epiùsion dòs hēmîn sêmeron,
e rimetti a noi i nostri debiti,
kài àfes hēmîn tà ofeilêmata hēmôn,
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
hōs kài hēmêis afêkamen tôis ofeilètais hēmôn
e non abbandonarci alla tentazione,
kài mê eisenènkēis hēmâs eis peirasmòn,
ma liberaci dal male.
allà hriûsai hēmâs apò tû ponērû. Amên.
 
Antifona alla comunione (cf Gal 4,6): E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!».
 
oppure
 
(Gv 3,16): Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dopo la Comunione
 


Grande Dossologia  della Chiesa Ortodossa 
Gloria a Dio nelle altezze e pace sulla terra tra gli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa! Signore, Re celeste, Dio Padre onnipotente, Signore, Figlio unigenito Gesù Cristo e Spirito Santo!    [pausa 1-2-3]
 
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi, tu che togli i peccati del mondo accogli la nostra preghiera, tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi, perché tu solo sei il Santo, tu solo il Signore, Gesù Cristo nella gloria di Dio Padre. Amen. [pausa 1-2-3]
 
Ogni giorno ti benedirò e loderò il tuo Nome nei secoli e per sempre.
In questo giorno degnati, o Signore, di custodirci senza peccato.
Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri Padri, degno d’ogni lode e gloria è il tuo Nome nei secoli. Amen.
Venga su di noi, Signore la tua misericordia, perché abbiamo sperato in Te!   [pausa 1-2-3]
 
Benedetto sei tu, Signore, insegnami la tua volontà!
Benedetto sei tu, Signore che insegni le tue vie!
Benedetto sei tu, Signore che hai posto la tua Shekinàh in noi!         [pausa 1-2-3]
 
Sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione, o Signore! Ho detto: «Signore, abbi pietà di me, sana la mia anima, perché ho peccato contro di te!». Signore, presso di te ho trovato rifugio, insegnami a fare la tua volontà, perché tu sei il mio Dio. Presso di te è la fonte della vita, e nella tua luce vedremo la luce: su quanti incontreremo sul nostro cammino estendi la tua bontà e il tuo «Amen»! Amen! Amen!
 


Inno  TE DEUM
1. Noi ti lodiamo, Dio * ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, * tutta la terra ti adora.
2. A te cantano gli angeli * e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo * il Signore Dio dell'universo.
3. I cieli e la terra * sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
4. le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, * e lo Spirito Santo Paraclito.
5. O Cristo, re della gloria, * eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
6. Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
7. Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria * nell'assemblea dei santi.
8. [*] Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
9. Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
10. Pietà di noi, Signore, * pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, * non saremo confusi in eterno.


 

 
Preghiamo. Signore Dio nostro, la comunione al tuo sacramento e la professione della nostra fede in te, unico Dio in tre persone, ci sia pegno di salvezza dell’anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Benedizione e saluto
Il Signore unico Dio che ha scelto Israele come suo popolo, ci benedica e ci protegga.                   Amen.
Il Signore Gesù che è venuto in mezzo a noi, ci custodisca nella sua gloria.                        
Il Signore che ci consegna il suo Spirito, ci santifichi con la sua benedizione.
Venga il Signore, unico Dio, e ponga la sua dimora nel nostro cuore e nelle nostre relazioni.
Venga la Santa Trinità e sia sempre davanti a noi per guidarvi alla pienezza di vita.
Venga la Santa Trinità e sia dietro di noi scudo sicuro per difenderci da ogni male.
Il Padre del Signore Gesù che invia lo Spirito sia accanto a noi per confortarci e consolarci.
 
E la benedizione dell’onnipotente tenerezza della Trinità Santissima, Padre e Figlio e Spirito Santo
sia con tutti voi e con voi rimanga sempre. Amen
 
Termina la celebrazione del sacramento dell’Eucaristia, inizia ora l’Eucaristia nella vita, come segno di trinitario di ciò che abbiamo celebrato: andiamo e portiamo a tutti frutti di risurrezione e di pace.
Andiamo in pace e rendiamo grazie a Dio.
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© Domenica dopo Pentecoste –Anno-A (XIIa del tempo ordinario) – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova
[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]
Paolo Farinella, prete – 19/06/2011 - San Torpete – Genova
 
AVVISI
Domenica 26 giugno ore 10,00 in San Torpete: Festa del Corpus Domini: «Missa Brevis Scti Joannis De Deo» di Franz Joseph Haydn (1732-1809), eseguita dal coro «I Phonambuli», diretti dal M°. Maria Collien.
Con questa esecuzione di classe, concludiamo l’anno musicale in San Torpete.
 
 
AVVISO IMPORTANTE
LA CHIESA DI SAN TORPETE RESTERA’ CHIUSA
DA LUNEDI’ 25 LUGLIO (caduta di Mussolini)
FINO A VENERDI’ 9 SETTEMBRE 2011.
RIAPRE SABATO 10 SETTEMBRE 2011 ALLE ORE 17,30 
PER IL CONCERTO DI MANNHEIMER SCHULE.
 
La chiesa non resta chiusa per diporto, ma perché Paolo prete ha alcuni impegni fuori Genova e deve anche porre mano ad alcune pubblicazioni tra cui la ripubblicazione del romanzo «Habemus papam. La leggenda del papa che abolì il Vaticano».


[1] cf Rm 9,28;  Fil 2,5-11. I Padri della Chiesa parlano di «Lògos abbreviato» di Dio sia nell’incarnazione che nella morte (Origene, Perì Archòn I,2,8; «Logos condensato» (Gregorio di Nazianzo, Oratio in Epiphania, PG XXXVI, 313 B; Massimo il Confessore, Ambigua XCI, 1285 C/1288 A, e Cent. Gnost. 2,37, PG XC, 1141 C); l’unica opera giunta fino a noi, quella di Pietro Cantore (1120 ca. –1130 ca.), porta il titolo di Verbum abbreviatum, PL 205, 26-59, 72-118, 136-163; San Francesco di Assisi parla di «Verbum abbreviatum fecit Dominus super terram» (Regula Bullata [1223], cap. IX).
[2] La traslitterazione in italiano non è scientifica, ma pratica: come si pronuncia.
[3] cf 1Sam 4,4; sui cherubini nel Tempio di Gerusalemme, cf Es 25,18; 1Re 6,22-28; 2Cr 3,10-13.
[4] Parte di questa omelia è stata pubblicata su Adista, 37 (26-05-2007) 15 con il titolo «Nemmeno Dio può essere solitario».
[5] Di Gesù si ammette la sua relazione unica con Dio e si arriva a definirlo «Lòps/Verbo/Parola»: Cf Corano, Sura IV (An-Nisâ' - Le Donne): «171 O Gente della Scrittura, non eccedete nella vostra religione e non dite su Allah altro che la verità. Il Messia Gesù, figlio di Maria non è altro che un messaggero di Allah, una Sua parola che Egli pose in Maria, uno Spirito da Lui [proveniente]. Credete dunque in Allah e nei Suoi Messaggeri. Non dite “Tre”, smettete! Sarà meglio per voi. Invero Allah è un dio unico. Avrebbe un figlio? Gloria a Lui! A Lui appartiene tutto quello che è nei cieli e tutto quello che è sulla terra. Allah è sufficiente come garante». Sura III (Âl 'Imrân La Famiglia di Imran): « 45 Quando gli angeli dissero: “O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola da Lui proveniente”: il suo nome è il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell'Altro, uno dei più vicini». 46 Dalla culla parlerà alle genti e nella sua età adulta sarà tra gli uomini devoti”. 47 Ella disse: “Come potrei avere un bambino se mai un uomo mi ha toccata?”. Disse: “E' così che Allah crea ciò che vuole: quando decide una cosa dice solo “Sii” ed essa è».
[6] San Proclo di Costantinopoli (411-485) chiamava Maria «Sanctae Trinitatis domicilium – dimora della Santissima Trinità» (Oratio VI, 17). In un contesto come quello ebraico, Gesù era blasfemo e meritava la morte per essersi dichiarato «Figlio di Dio» (Mt 23,63-65).
[7] Dal greco, è parola composta che deriva dal verbo «epi-» (sopra/su) e «kalèō –dico/chiamo/invoco»: epìclesis è dunque l’«invocazione su/sopra» le offerte presentata agli dèi o l’invocazione diretta alla divinità. Nel cristianesimo assunse il significato specifico di «invocazione dello Spirito Santo» nella celebrazione dell’Eucaristia. Forse il più antico esempio di epìclesi si può fare risalire a Servio Tullio, sesto re di Roma (578-535 a. C.) che fece costruire ben 26 templi tutti dedicati alla Fortuna, ma in ciascuno si osservava una «epìclesi» diversa: alla Fortuna Virílis per gli uomini, alla Fortuna Vertícolis per il cuore, alla Fortuna Barbáta per coloro che portavano la barba e alla Fortuna Huiúsce Diéi, cioè alla dea della fortuna del giorno presente.
[8] La Preghiera eucaristica III è stata composta ex novo su richiesta di Paolo VI in attuazione alla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Non ha un prefazio proprio, ma mobile e per questo, forse, ha finito per essere scelta, nella pratica, come la preghiera eucaristica della domenica.


Gioved́ 16 Giugno,2011 Ore: 15:57