BATTESIMO DEL SIGNORE – 8 gennaio 2011
TU SEI IL FIGLIO MIO, L’AMATO: IN TE HO POSTO IL MIO COMPIACIMENTO

di p. Alberto Maggi OSM


Commento al Vangelo


Mc 1,7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il battesimo di Gesù ricevuto da Giovanni Battista ha creato sempre dei problemi nella chiesa primitiva. Perché Gesù è andato a farsi battezzare? Se il battesimo, come Giovanni Battista ha annunziato, è un segno di conversione per il perdono dei peccati , anche Gesù ha dei peccati da farsi perdonare? E perché se non ce l’ha è andato a farsi battezzare?

La risposta ce la da l’evangelista Marco che, secondo una tecnica letteraria in uso nella sua cultura, adopera gli stessi termini del battesimo per rappresentare la morte. Ma vediamo. L’evangelista ci presenta Giovanni Battista che dipinge Gesù più grande sia per la qualità, “«E’ più forte di me»”, sia per la dignità, “«Non sono degno»”, ma soprattutto per l’attività, “«Battezzare in Spirito Santo»”.

Lui ha battezzato con acqua, che significa seppellire il proprio passato, morire al passato ingiusto, ma “Egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Non potranno ricevere lo Spirito coloro che non hanno rotto con il passato ingiusto.

Quindi sono due azioni diverse. Giovanni Battista aiuta a far morire al proprio passato, il battesimo è un segno di morte, Gesù battezzerà con lo Spirito Santo, cioè la potenza dell’amore di Dio, la forza di Dio, che introduce l’uomo nella sfera divina e lo rende fedele a Dio.

La fedeltà a Dio non sarà più dovuta all’osservanza della legge, ma all’accoglienza del suo stesso dinamismo d’amore. Dio non governa gli uomini emanando leggi che questi devono osservare, ma comunicando loro il suo stesso spirito, la sua stessa capacità d’amore.

Il battesimo è un segno di morte. Gesù stesso in questo vangelo dirà ai discepoli che gli chiedono di avere i posti accanto a lui, “«Potete bere il calice che io bevo e ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?»” Quindi il battesimo è un segno di morte. Per la gente che accorre al battesimo di Giovanni, significa morte al passato. Per Gesù il battesimo è l’accettazione della morte nel futuro.

Per la fedeltà al piano di Dio, per essere fedele all’amore di Dio, Gesù sa già che dovrà affrontare la morte. “Ed ecco in quei giorni”, termine con il quale l’evangelista indica il compimento delle promesse, “Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”. Giovanni da questo momento scompare di scena.

E subito..”, non “uscendo”, come qui è tradotto, ma “salendo dall’acqua”. E’ importante. Se essere battezzati significava discendere nella morte, Gesù immediatamente ne sale. L’evangelista indica la risurrezione di Gesù. Gesù non sarà preso dalla morte. Quindi, nel momento stesso in cui si immerge nell’acqua, scende nella morte, immediatamente ne sale fuori. La vita di Gesù sarà più forte della morte.

Quindi, “subito, salendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli”. I cieli erano considerati la dimora di Dio e si credeva a quel tempo che Dio fosse talmente offeso per le malefatte e per l’infedeltà del popolo, che aveva sigillato i cieli. Non c’era più comunicazione tra Dio e gli uomini. La risposta di Dio all’impegno di Gesù è che i cieli di squarciano. Non vuol dire che si aprono, perché quello che si apre si può richiudere, ma si squarciano, si lacerano, non è più possibile ricomporli.

Attraverso Gesù la comunicazione tra Dio e gli uomini sarà continua, costante e crescente. Quindi questa è la risposta di Dio all’impegno di Gesù. Ebbene il verbo “squarciare” lo ritroviamo nel capitolo 15 al momento della morte di Gesù, quando si legge “il velo del tempio di squarciò in due”. Qual è il significato di questo velo che copriva la stanza dove si pensava fosse la presenza di Dio?

Il Dio nascosto nel tempio si è manifestato definitivamente nella croce di Gesù. Non conosciamo altro Dio che il Gesù che muore per amore. Questo è l’unico Dio. “E lo Spirito”, l’articolo determinativo indica la totalità, la potenza, la forza, la capacità d’amore di Dio, “discendere verso di lui come una colomba”. Perché come una colomba? Era conosciuto, era proverbiale l’attaccamento della colomba al proprio nido. Gesù è il nido dello Spirito, è lì dove lo Spirito, la potenza dell’amore di Dio scende.

Ma il richiamo è anche a un’interpretazione che i rabbini davano dello Spirito di Dio che nella creazione aleggiava sopra le acque e si diceva come una colomba. In Gesù si realizza la vera creazione dell’uomo, l’uomo che come Dio ha una vita di una qualità tale che è capace di superare la morte. Lo stesso termine “Spirito” lo ritroviamo poi nel momento della morte di Gesù quando si legge che “Gesù, dando un forte grido, spirò”.

Nessun evangelista scrive che Gesù morì, ma tutti usano, in varie forme, il verbo “spirare” che, prima dei vangeli, non indicava mai la morte di una persona. Spirare significa “comunicare lo Spirito”. Quindi quello Spirito, quella potenza d’amore che Gesù ha ricevuto al momento del battesimo, al momento della morte lo comunica a quanti lo accolgono come modello della propria vita.

E venne una voce dal cielo”. Una voce dal cielo, quindi una comunicazione divina, “«Tu sei il Figlio mio»”. E’ la citazione del salmo 2, della consacrazione del messia, “«l’amato»”. L’amato è il figlio che eredita tutto. Quindi Dio testimonia che in Gesù c’è tutto di lui; non si può far distinzione tra Gesù e Dio, separarli. In Gesù c’è la pienezza della divinità.

Quindi “«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio favore»”. E Dio consacra Gesù come il messia, come il liberatore atteso da Israele. Ebbene lo stesso termine “voce”, lo ritroviamo nel momento della morte di Gesù, quando, dando un forte grido, in greco voce si dice fonè, qui tradotto con voce, poi co grido. Come è possibile che un moribondo dia un forte grido?

L’evangelista ci annuncia la vittoria di Gesù. Lo Spirito di Gesù, la vita di Dio, sconfigge la morte. “Tu sei il figlio mio, l’amato”, questa espressione la ritroviamo simile nel momento della morte di Gesù quando l’unico a comprendere la realtà di Gesù non sarà il suo popolo, né i suoi discepoli, ma sarà un centurione, cioè un pagano, che vedendo il tipo di morte dirà “veramente quest’uomo era il figlio di Dio”.

Quindi l’evangelista nel momento del battesimo anticipa quello che è il momento della morte. Mentre per il popolo il battesimo era morire al passato, per Gesù il battesimo è l’accettazione di morte al futuro, ma la risposta di Dio a questo suo impegno è la pienezza dello Spirito, la forza di Dio, una vita che lo renderà capace di superare la morte.



Sabato 07 Gennaio,2012 Ore: 09:05