II AVVENTO – 6 dicembre 2009
OGNI UOMO VEDRA’ LA SALVEZZA DI DIO

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


 
 
 
 
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
 
Il capitolo terzo del vangelo di Luca si apre in un maniera roboante, pomposa, sentiamo cosa scrive l’evangelista.
“Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare”, quindi l’evangelista presenta i vertici del potere dell’umanità. Sappiamo che l’imperatore si considerava figlio di Dio, o Dio lui stesso, “mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea”, quindi colui che deteneva la più alta carica di potere nella Palestina, “Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca del’Iturèa e della Traconitide”, e l’evangelista infila in questo elenco “Lisània tetrarca dell’Abilène”, cioè nell’anti-Libano, che era una persona non molto conosciuta dagli storici, “sotto i sommi sacerdoti” – e ne mette due anche se il sommo sacerdote in carica era uno – ma qui l’evangelista mette sia Càifa, che era il sacerdote, che era quello in carica, ma anche Anna, l’ex primo sommo sacerdote.
Perché l’evangelista fa questo elenco? Lui vuole raggiungere il numero sette; potremmo definire questo elenco il primo G7 della storia, sono i sette grandi della terra; e l’evangelista vuole creare suspence.
Ha collocato in questo elenco le persone più importanti. A quell’epoca Dio veniva considerato in alto e tutti coloro che detenevano un qualche potere civile o religioso erano considerate le persone più vicine a Dio, quindi l’evangelista crea suspence.
Qui ci mette tutti i grandi della terra, le persone più vicine a Dio, sia nell’ambito civile, ma anche quello mescolato al religioso, come l’imperatore, sia quello della Giudea con i sommi sacerdoti. Ed ecco la suspence … quando leggiamo il vangelo dobbiamo sempre metterci nei panni dei primi ascoltatori, “la parola di Dio venne su” – a chi si rivolgerà Dio, all’imperatore, che i romani consideravano figlio di un Dio? Oppure si rivolgerà, più giustamente, al sommo sacerdote, che era il rappresentante in terra di Dio stesso? Quindi l’evangelista crea un attimo di suspence.
La parola di Dio, tra tutti questi grandi personaggi, i più vicini a Dio, a chi si rivolgerà? Ed ecco la sorpresa “La parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto”. E’ importante quello che l’evangelista ci sta dicendo. Giovanni già lo conosciamo, l’evangelista già ce l’ha presentato, ma c’è un fatto clamoroso: lui è il figlio maschio primogenito di Zaccarìa, sacerdote, e come tale, al compimento dei diciotto anni, doveva presentarsi al tempio di Gerusalemme per essere esaminato e vedere che non avesse nessuno dei minimi difetti che impedivano l’attività del sacerdozio.
Il sacerdozio, a quell’epoca, era ereditario, era una stirpe di sacerdoti, erano famiglie sacerdotali. Invece Giovanni no. Giovanni, che l’evangelista ci presenta ripieno già dello Spirito all’inizio della sua esistenza, non va al tempio, ma va fuori del tempio, va nel deserto. Perché Giovanni non sarà un sacerdote, ma sarà l’uomo dello Spirito. Non sarà l’uomo del rito, ma l’uomo della vita.
Quindi la parola di Dio sorvola i palazzi del potere, la parola di Dio sorvola i palazzi dell’istituzione religiosa che sa che sono completamente refrattari ai suoi messaggi, perché Dio è amore e dove c’è il potere che domina le persone, la sua parola non può essere conosciuta.
Inizia così nel vangelo di Luca quella che potremmo definire la “declericalizzazione” del popolo da parte di Dio. Quindi inizia tutto uno smantellamento, una desacralizzazione del popolo da parte di Dio. E che cosa fa Giovanni? “Egli percorse tutta la regione del Giordano”, il Giordano ci ricorda la liberazione, il fiume che doveva essere traversato per entrare nella terra promessa, “predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”.
Cosa significa? Battesimo significa immersione, quindi un rito esteriore di immersione dell’individuo che doveva significare ‘la conversione’. Nella lingua greca la conversione si può esprimere in due maniere, una che indica il ritorno a Dio, ed è la conversione religiosa, e gli evangelisti evitano di usare questo termine. L’altro, che è quello che adopera l’evangelista, ‘metanoia’, che indica invece un cambiamento radicale di mentalità che poi si riflette anche nel comportamento.
Vedremo nei vangeli come, nei vangeli, questa conversione significhi orientare diversamente la propria esistenza. Se, fino a questo momento, hai vissuto per te, ora vivi per gli altri. Ebbene, è questa conversione che causa il perdono, la cancellazione dei peccati, cioè la direzione sbagliata della propria vita.
Ma Giovanni sta sfidando l’istituzione, il perdono dei peccati, da sempre si era creduto e si era imposto nella religione, che avvenisse al tempio di Gerusalemme. No, Giovanni non è d’accordo, e neanche Dio è d’accordo. Non è un rito quello che può perdonare il peccato dell’uomo, ma il cambiamento della sua esistenza, il cambiamento della direzione della sua vita.
Non è un rito liturgico nel tempio quello che può cancellare quello che macchia l’uomo, ma il cambiamento nell’orientamento della propria esistenza. Quindi Giovanni predica un battesimo in segno di conversione, di cambiamento, per il perdono dei peccati.
E qui l’evangelista cita il profeta Isaia, ed è la seconda parte del libro del profeta Isaia, i capitoli che vanno dal 40 al 55, che non sono del profeta Isaia, sono di un profeta anonimo che li ha messi sotto il suo nome, e viene chiamato “il Libro della Consolazione” che inizia con i versetti “Consolate, consolate il mio popolo” ed è l’annuncio della liberazione dalla prigionia Babilonese.
E’ l’esodo da Babilonia a Gerusalemme. Allora il profeta Isaia annunzia “Voce di uno che grida nel deserto, preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose saranno diritte e quelle impervie, spianate”. Ed ecco nel finale l’evangelista, che pure usa liberamente questa citazione di Isaia, la modifica “Ogni uomo vedrà”, il testo di Isaia diceva “la gloria di Dio”, ma Luca scrive “la salvezza di Dio”.
La gloria del Signore consiste nella salvezza di ogni uomo. E questa espressione sarà poi ripresa negli Atti degli Apostoli, per bocca di Pietro, al capitolo 10, versetto 28, quando Pietro dirà “Perché Dio mi ha mostrato che nessuna persona può essere considerata impura”. E’ iniziato l’esodo dall’istituzione religiosa per far scoprire agli uomini l’amore di Dio non discrimina, non limita, che non divide, ma un amore di Dio che è rivolto a tutti quanti.
Questa è la Buona Notizia portata da Luca.


Giovedě 03 Dicembre,2009 Ore: 12:41