17 marzo e Unità d'Italia
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia affiggerà degli striscioni sui propri edifici per dire che è in festa

Presidente Massimo Aquilante: Il Risorgimento "mito fondativo" degli evangelici italiani. Ma in Italia manca una "religione civile", lo hanno dimostrato le polemiche sull'opportunità di celebrare una festa nazionale.


Roma, 18 febbraio 2011 (NEV-CS10) - “Il processo risorgimentale che ha portato all'Unità d'Italia è per le chiese evangeliche del nostro paese un vero e proprio mito fondativo. Per questo sugli edifici di proprietà delle nostre chiese il 17 marzo prossimo, Festa dell'Unità d'Italia, affiggeremo degli striscioni che diranno Questo palazzo è in festa". Non ha dubbi, il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), illustrando la decisione del Consiglio FCEI: "Certo, è un gesto simbolico, ma ci sembra molto importante farlo. Con questa iniziativa come evangelici vogliamo esprimere la nostra convinzione sulla necessità di celebrare i 150 anni dall'Unità d'Italia”.
Il periodo risorgimentale riveste per gli evangelici di ieri e di oggi una particolare rilevanza. Spiega Aquilante: "Gli evangelici di un secolo e mezzo fa ravvisarono nella costruzione di uno Stato unitario la possibilità di dare un loro contributo per un obiettivo importante: la realizzazione della riforma religiosa nel nostro paese. Una riforma religiosa che sarebbe poi stata anche una riforma morale e civile, e che avrebbe finalmente allineato anche l'Italia alle civiltà del centro e nord europeo che già erano passate per l'esperienza della Riforma protestante. Con l'unità d'Italia gli evangelici dell'epoca credettero nella possibilità di spendere la propria predicazione dell'Evangelo di Gesù Cristo e la testimonianza del Regno di Dio al servizio e al riscatto del popolo italiano. L'immagine che più veniva impiegata era quella dell''Italia nuova'".
E oggi? "A 150 anni da quegli avvenimenti - prosegue Aquilante - come evangelici ci chiediamo come mai sia stata possibile assistere ad un tale polemica pubblica e politica intorno all'opportunità di festeggiare il 17 marzo. Dobbiamo interrogarci sul perché in Italia manchi una 'religione civile' in grado di tenere insieme in un quadro democratico tutte le diverse posizioni culturali e religiose in un unico orizzonte, che è quello del paese a cui si appartiene. Ecco un terreno di lavoro importantissimo per le nostre chiese, ma anche per tutte le comunità di fede".


Venerdì 18 Febbraio,2011 Ore: 14:53