La verità sugli anni di piombo e stragi di stato

di Mattia Montanile

Leghisti, destra berlusconiana e neofascista, travisando la storia degli anni di piombo e delle stragi di stato si sono buttati a piedi uniti, con la complicità dei media e dei social, sull’arresto di Battisti per aprire la loro campagna elettorale anche al'insegna dell'odio anticomunista, sicuri della corta memoria degli Italiani.
In quegli anni ero un militante del PCI e della Cgil, ero un rappresentante del movimento dei consigli di fabbrica, organismi che non erano espressione di questo o quell'apparato. Erano eletti su scheda bianca dagli operai, reparto per reparto senza liste preconfezionate dalla burocrazia sindacale.
Eravamo impegnati nelle lotte per i diritti sul posto di lavoro e nella società, per il superamento delle discriminazioni salariali tra lavoratori del Nord e quelli del Sud. Difendevamo e lottavamo per migliorare un sistema di adeguamento automatico del salario all'aumento del costo della vita (contingenza) e ci battevamo per l'inquadramento unico tra operai e impiegati, per il superamento delle diseguaglianze.
Ero un protagonista nelle lotte per il lavoro ma anche un acerrimo avversario del terrorismo, da qualunque parte provenisse il pericolo per la democrazia e le sue istituzioni, sempre in prima fila nelle risposte unitarie e straordinariamente di massa del mondo del lavoro agli attentati e alle stragi:
a) 12 Dicembre 1969 Piazza Fontana alla Banca dell’Agricoltura;
b) 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia a Brescia. Quella volta le bombe scoppiarono durante una manifestazione sindacale. La reazione fu enorme in tutto il paese, vi fu la più grande mobilitazione spontanea del dopoguerra. Le piazze italiane furono colme di sdegno popolare. A Napoli 300 mila cittadini, studenti, lavoratori affollarono Piazza Garibaldi, il Rettifilo, Piazza Municipio e Piazza del Plebiscito;
c) 4 Agosto 1974 strage del treno Italicus;
d) 16 marzo 1978 rapimento di Aldo Moro, presidente della DC e assassinio di tutti gli uomini della sua scorta;
e) 2 Agosto 1980 strage alla Stazione di Bologna tra le più gavi tragedie della storia repubblicana..
Centinaia di morti, migliaia di feriti. La strategia stragista ebbe come esecutori e mandanti esponenti della destra e del neofascismo italiano. Il partito neofascista ufficiale, il Movimento Sociale offriva complicità e coperture alle sigle dichiaratamente eversive, come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, ecc.
Alcune di queste furono poi sciolte per ricostituzione del partito fascista, espressamente vietata dalla Costituzione repubblicana.
Ma in quasi tutte quelle circostanze c'era stata la lunga mano di apparati dello stato. Una mano che proteggeva, depistava, ma soprattutto una mente che architettava una strategia intesa a mettere sulla difensiva il movimento operaio e democratico.
Non, dunque, come si è detto per tanto, troppo tempo, solo degli apparati deviati ma tutta una parte della destra politica ed economica, tutta una parte dello stato (servizi segreti, magistratura, alti gradi delle forze armate) che dai primi anni '60 aveva cercato, anche con tentativi di golpe, di arrestare l'ascesa di un movimento composito ed articolato, presente ormai in gran parte dei settori sociali, politicamente pluralista (si pensi al PSI di Nenni e De Martino, al PSIUP, ai gruppi della sinistra extraparlamentare) ma che aveva come principale punto di riferimento politico e sindacale il PCI e la CGIL.
Le frange armate sedicenti di sinistra furono sempre combattute con fermezza dal PCI e dal movimento operaio. Non vi fu mai nessun cedimento nei confronti delle Brigate Rosse e delle altre formazioni paramilitari sedicenti di sinistra. Se limiti vi furono questi divennero evidenti già con la vicenda del rapimento Moro: non sempre comprendemmo e sapemmo combattere il ruolo di quella parte dello stato e della società che aveva una vocazione espressamente autoritaria. Nemmeno la scoperta dell'organizzazione Gladio, delle liste, dei progetti eversivi della loggia massonica P2 valsero a farci comprendere fino in fondo la vera natura della strategia della tensione e ad adeguare la nostra linea di lotta politica negli anni '80.
A tanti anni di distanza è evidente a tutti quelli che guardano a quegli avvenimenti senza pregiudiziali che, mentre per le stragi fasciste orchestrate dai servizi sono assai poche le condanne definitive e le certezze processuali, la lotta armata etichettata come "comunista", senza esserlo, è stata sanzionata con moltissime condanne alla reclusione e centinaia di anni da scontare.
Il signor Salvini e i suoi compari, che oggi minimizzano la ripresa delle organizzazioni fasciste (Forza Nuova, Casa Pound ed altre, eredi delle organizzazioni stragiste degli anni '70) e che vorrebbero presentarsi come i campioni dell'ordine e del cambiamento, sfruttano la cattura di un latitante per fare del becero anticomunismo mentre nulla fanno circa i tanti e tanti processi mai conclusi, le tante commissioni di indagine rimaste senza conseguenze, le decisioni e le leggi inapplicate.
Questa è la verità su tante e tante storie processuali che tutto il mondo conosce e che ha permesso a Battisti una protezione ultradecennale, alimentata dai dubbi sulla sussistenza del giusto processo in Italia. Tutto il baccano e la propaganda sui social e in TV non devono cancellare la corretta memoria storica dei fatti.
La Russa e Salvini alleati ieri, finti avversari oggi farebbero bene a stare zitti nel rispetto di tanti innocenti falciati dalla dinamite e dal tritolo di destra.
Per loro, per vittime e parenti, non c’è stata nessuna pacchia, non c’è stata alcuna protezione, continua solo la richiesta angosciata e disperata di giustizia.
La Russa e Salvini siano certi che le generazioni del 68 insieme alle giovani generazioni attuali si adopereranno con tutte le loro energie per impedire che l’involuzione democratica e sociale degli ultimi venti anni abbia approdi irreversibili e autoritari.
Mattia Montanile



Mercoledì 16 Gennaio,2019 Ore: 12:34