I marò e il 2 giugno
Segni buoni e segni brutti

di Enrico Peyretti

Non so se avete notato le immagini in tv: il marò Salvatore Girone ha salutato la gente presente con il saluto indiano, le mani giunte davanti al viso o al petto. Questo saluto è accompagnato solitamente dalla parola namastè, che significa all'incirca: "saluto il divino che è in te". E' stato un gesto bello di Girone, un omaggio all'India che lo accusa, e nel contempo gli permette di risiedere con i suoi, in attesa della decisione dell'arbitrato internazionale.
Apprezzabile anche la "sobrietà" con cui Renzi ha stabilito che i marò non sfilino il 2 giugno nella parata militare. E' probabile che la "sobrietà" sia giusta attenzione a non provocare i giudici indiani con una esibizione  che sarebbe assurda e insensata.
Rimane il fatto assurdo e insensato della parata militare nella festa del voto popolare democratico - la prima volta per le donne italiane - che il 2 giugno 1946 decise che l'Italia è una Repubblica. Il voto popolare è quanto di più estraneo e alternativo si possa pensare rispetto alle armi e all'esercito. Questo uso della parata militare (mi pare che sia stata sospesa durante la presidenza di Scalfaro), implica la concezione dell'esercito come espressione e simbolo maggiore dello Stato, concezione primitiva e selvaggia in una democrazia che si dice pacifica.
Enrico Peyretti



Lunedì 30 Maggio,2016 Ore: 17:16