La Volkswagen annega nel mar morto del pan-germanesimo

di Rosario Amico Roxas

All’origine dei guai della Volkswagen c’è la mentalità tedesca, con quella pretesa pangermanica di “possedere il mondo”, magari  cominciando dall’Europa. 
In un mercato come quella dell’auto, dove vigono le regole concorrenziali del mercato, bisogna escogitare, per ogni nuovo modello posto in circolazione, un “plus”  di marketing  in grado di attirare l’interesse delle masse di acquirenti; la Volkswagen ha smesso di fare ricerca per migliorare i suoi prodotti, preferendo una più diretta aggressione del mercato con mezzi molto meno leciti.
Il vortice della crisi, che scaturisce dall’emersione di trucchi idonei a scavalcare le norme anti-inquinamento,  non ferirà minimamente i grandi azionisti , che hanno già lucrato abbastanza, al punto di ritrovarsi al sicuro, colpirà i piccolo risparmiatori dell’ultima ora e, principalmente, i lavoratori che pagheranno con la perdita dei posti di lavoro.
Da qualche mese insisto sull’arroganza tedesca che si nutre di quel pangermanesimo che già, nel secolo scorso, fu la causa prima delle due guerre mondiali; nel secolo in corso assistiamo ad una nuova guerra anomala, senza armi, senza panzer, senza bombardieri, ma con tante banche tedesche schierate all’attacco delle economie europee.
Gran parte delle banche tedesche sono, infatti,  in mani pubbliche, tramite tali banche la Germania investe pesantemente nei titoli di Stato delle nazioni prese di mira, lucrando sulle variazioni dello spread; basta fermare la voragine degli acquisti di tali titoli e lo spread si innalza, alimentando gli interessi sugli investimenti. Praticamente si tratta di un esercizio abusivo di controllo diretto  sulla politica interna  delle varie nazioni europee, che vede il montante degli interessi passivi cambiare da un giorno all’altro, alimentando guadagni parassitari da parte delle banche tedesche.
Ma Berlino opera al contrario con i propri titoli, investendo i guadagni ricavati da tali titoli  su titoli tedeschi, mantenendo bassi i tassi di interesse.
In questo circuito di dilatazione pangermanica si è inserita la Volkswagen, già ai primissimi posti nel mercato mondiale dell’auto, con un appunto che ha fatto scoprire l’inghippo; la Volkswagen ha pesantemente barato, indicando valori di inquinamento di gran lunga inferiori a quelli effettivamente emessi. Non più concorrenza di mercato, bensì concorrenza sleale, mendace ai limiti della truffa generalizzata.
Rosario Amico Roxas



Mercoledì 23 Settembre,2015 Ore: 23:19