INTERVISTA
Luigi Lacquaniti: "Question time" per la libertà religiosa

a cura di Gian Mario Gillio

Roma (NEV), 15 ottobre 2014 - L'8 ottobre, il deputato Luigi Lacquaniti (Libertà e Diritti - LeD) ha presentato un'interrogazione al Governo sulla libertà religiosa, fortemente limitata nella Regione Lombardia che, con la Legge regionale n. 12 del 2005, “Legge per il Governo del territorio”, ha introdotto una disciplina fortemente restrittiva per il mutamento di destinazione d’uso di immobili finalizzati alla creazione di luoghi di culto. L'Agenzia NEV ha voluto rivolgergli alcune domande.
Quale è stato il contenuto della sua interrogazione?
L’interrogazione era stata originariamente presentata al Governo nell’aprile del 2013, come interpellanza alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Eravamo all’indomani della sentenza del TAR di Brescia con cui veniva annullata la confisca comminata ai danni della Comunità pentecostale “Christ Peace and Love” di Gorle, in provincia di Bergamo. La Comunità s’era vista confiscare l’immobile di proprietà usato per il culto settimanale. Ho ritenuto fosse necessario intervenire, con gli strumenti che mi sono messi a disposizione come deputato, per denunciare l’iniquità di una norma - l’articolo 52 comma 3-bis della Legge della Regione Lombardia n. 12 del 2005 - voluta espressamente dalla Lega Nord per bloccare l’apertura delle moschee in Lombardia. Come si sa, le comunità islamiche, che fra l’altro oggi sono in prima fila nel condannare le atrocità dell’Isis, utilizzano lo strumento del centro culturale. Così sono state proprio le Comunità evangeliche a venire danneggiate da questa norma, soprattutto le Comunità evangeliche di nuova formazione che spesso costituiscono un approdo per gli immigrati neri d’Africa che si trovano in un ambiente sconosciuto, talvolta ostile, e hanno bisogno di un luogo in cui riunirsi e pregare. Dalla norma deriva l’assegnazione di un’ampia e inedita discrezionalità in capo alle Amministrazioni locali nel bloccare il cambio di destinazione d’uso degli immobili, che le Comunità vorrebbero destinare a luogo di culto: evidentemente è stato fatto apposta per bloccare l’insediamento delle Comunità d’immigrati, proprio in un territorio in cui le Amministrazioni locali sono spesso in mano a una forza come la Lega Nord.
E' soddisfatto delle risposte del ministro degli Affari Regionali, Anna Maria Lanzetta?
La ministra Lanzetta è una brava ministra. Francamente mi sarei atteso una risposta meno burocratica e più legata al merito. Tanto più che so che il Governo in carica non condivide minimamente l’intolleranza e il fanatismo della Lega Nord. E’ evidente che una risposta all’interrogazione tutta appiattita sul piano normativo, non poteva che limitarsi a prendere atto della situazione in cui ci troviamo: da un lato la Costituzione che riconosce il principio di libertà religiosa; dall’altro il complesso normativo italiano che a quasi 70 anni dalla caduta del fascismo, ancora non riesce ad archiviare la dottrina dei cosiddetti “culti ammessi”, che ispirò il legislatore fascista al momento della firma dei Patti lateranensi. Peccato! E’ stata un’occasione mancata.
Il tema della libertà religiosa viene generalmente sottovalutato dalle forze politiche. Ritiene che con l'attuale governo ci possa essere una svolta su questa materia?
Sono convinto di si. Il Governo in carica è sensibile ai diritti e alle libertà, anche alla libertà religiosa, anche se essendo in carica da pochi mesi, non ha avuto ancora modo di porre in essere un intervento organico in questi settori. Il Governo in questo momento è impegnato in problemi enormi e gravi: la crisi economica, la disoccupazione, il rischio che l’epidemia di ebola arrivi in Italia, il pericolo incombente che l’Isis esporti nuove forme di terrorismo, e altro ancora. Ma è evidente a tutti che per risolvere problemi di questa portata è necessario che la Comunità nazionale si mostri forte e coesa. L’accoglienza verso gli immigrati, il riconoscimento dei diritti e delle libertà, e anche della libertà religiosa, sono segno di una Comunità forte e coesa. La negazione delle libertà, al contrario, è sempre espressione di debolezza. Il Governo dev’essere cosciente che per vincere le sfide difficili che ha di fronte, è necessario anche il riconoscimento e la salvaguardia della libertà religiosa.
La libertà religiosa nell’Italia multiculturale” è il titolo dell'ultimo convegno promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS) al quale lei ha partecipato. Quali sono i dati salienti che, a suo parere, sono emersi dalle voci religiose e politiche intervenute.
Sono grato ai promotori del convegno a cui ho partecipato in giugno. E’ stata un’occasione preziosa per registrare la convergenza di tutte le forze politiche - con l’unica eccezione della Lega Nord, mi pare - sulla necessità di una nuova Legge quadro per un nuovo riconoscimento della libertà religiosa. La chiusura della Lega Nord era attesa e non fa altro che confermare quanto sostenuto nella mia interrogazione. Questa convergenza è un dato da non sottovalutare: forse per la prima volta in 70 anni forze politiche tanto distanti, in rappresentanza sia della maggioranza che dell’opposizione, convengono con onestà e chiarezza nel ritenere necessaria una nuova legge in questa materia. Sappiamo che eminenti cattedratici sono al lavoro per formulare questa nuova legge, e siamo pronti a recepire le loro proposte sia alla Camera che al Senato. L’unico ostacolo che temo è la paventata fine anticipata della legislatura, che, come già accaduto in passato, costringerebbe per l’ennesima volta a ricominciare tutto daccapo. Sono convinto che se avremo tempo, questa volta, porteremo a compimento il nostro compito. Con l’aiuto del Signore.
Sinodo sulla famiglia. Tomassone: “non c'è interpellanza positiva delle forme di famiglia”
Roma (NEV), 15 ottobre 2015 - Dopo la prima settimana di Sinodo dei vescovi sul tema della famiglia, l'arcivescovo ungherese Peter Erdö ha curato la Relatio post disceptationem, nella quale viene presentato lo stato della riflessione dei primi giorni sinodali. La pastora valdese Letizia Tomassone, docente presso la Facoltà valdese di teologia a Roma di “Studi femministi e di genere” ha commentato il documento, salutando con favore l'invito alle “scelte pastorali coraggiose” e alla piena accoglienza nell'eucarestia dei divorziati e dei separati. “D'altra parte la lettura di fondo che il documento dà delle famiglie nella loro pluralità si rifà alla dottrina dei gradi di comunione - ha aggiunto Tomassone -. Come per le chiese, di cui una vive il grado di comunione massimo, quella cattolica romana, e le altre non possono che approssimarsi a tale perfezione (sono quindi imperfette), così anche per le famiglie tale visione prevede che alcune di esse vivano forme imperfette di comunione, che si approssimano, in una scala di gradi di pienezza di comunione, all'unica perfetta, quella tradizionale”. Positivo è ritenuto da Tomassone il passaggio sulle persone omosessuali, in particolare l'attenzione posta all'accoglienza dovuta ai figli e alle figlie di tali coppie. Tuttavia il tema è proposto ancora come interrogativo nel documento: “siamo in grado di accettare queste persone?”. “È importante che oggi siano posti questi interrogativi che speriamo porteranno frutti nella riflessione a venire”, ha proseguito Tomassone. Infine il documento affronta la questione dell'individualismo nella società contemporanea, riconducendovi il motivo dell'allontanamento dalla vita familiare pienamente in comunione: “la critica insomma rimane quella morale, ed è assente quella strutturale, politica e sociale - ha concluso Tomassone -, ne è riprova anche la mancata denuncia della povertà e dei meccanismi economici che non funzionano”.
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Domenica 19 Ottobre,2014 Ore: 08:59