Sull’ intervista di Casaleggio : Ma, il paese reale, dov’è?

di Domenico Stimolo

L’intervista ( 23 giugno) concessa al “Corriere della Sera”, lettura.corriere.it, con il titolo “ la democrazia va rifondata”, è lunga. Ben ventisette risposte ad altrettante domande. Si legge, in maniera fluente, per chi pazientemente, scorrendo il testo, aspetta di conoscere in maniera più adeguata le verità culturali ed ideologiche dell’ ” altro pensiero” sulle assillanti questioni di merito ( tante) che ci riguardano.

Alla fine, però, rimane la sensazione del vuoto. Una enorme bolla di sapone che libra “elegantemente” nell’aria, separata dal contesto reale. Si parla della “democrazia da rifondare”. Della Rete che è, o sarà, al centro dell’ “Universo”.

Però, mancano le carni e le ossa; le emozioni, le esigenze vitali, le enormi problematiche in atto; la cruda quotidianità, degli interessati, cioè degli Umani, uomini e donne; i Soggetti costituenti, nel dolore, nella gioia e nella speranza, nella forma soggettiva ed oggettiva, della “democrazia rifondata”.

E’ come se gli Umani, dall’Italia alla Gaia Terra tutta ( dato che il pensiero espresso è in chiave universale), fossero terminali, utili per schiacciare un tasto, in una megastruttura di comando non meglio definita.

Al servizio di Chi e per Che cosa? Nulla viene esplicitato, almeno nella forma adusa alla comprensione del normale umano pensiero.

Si parla di “rinnovamento della democrazia”, con la realizzazione della democrazia diretta tramite l’utilizzo potente della Rete ( Web), in uno scenario che sembra ovattato, gaudente, ove improvvisamente, quasi miracolosamente, spariscono le mille e più violente contraddizioni che caratterizzano il Mondo, l’Europa, l’Italia.

Non c’ è traccia dei poteri finanziari e dei loro perversi giochi, del comando imperioso delle multinazionali che fanno e disfanno nell’uso della globalizzazione; delle enormi concentrazioni delle ricchezze in poche mani, sempre più divaricanti, dei giganteschi squilibri tra paesi opulenti e paesi poveri, ove decine ( centinaia) milioni di persone di fatto sono prive degli elementari “attrezzi” della sopravvivenza. Non c’è nessuno riferimento alle spese folli per gli armamenti e alla conclamata potenzialità nucleare di polverizzazione della Gaia Terra. I potenti rischi ambientali, gli inquinamenti, le desertificazioni, l’innalzamento dei mari, la sparizione delle foreste, gli avvelenamenti alimentari, non vengono trattati.

Eppure, il rinnovamento della democrazia, al di la degli orpelli tecnici, dovrebbe essenzialmente riguardare la garanzia della vita, a tutti, al di là del luogo di presenza; la certezza di un’equa distribuzione delle risorse economiche, materiali, naturali e culturali, con una estensione generalizzata dei benefici conseguenti.

La Storia, quella prodotta dall’evoluzione del pensiero e dall’esperienza umana, non si può cancellare. E’ quella che ha determinato, in particolare nei tempi recenti, dopo le grandi guerre mondiali, la definizione di Accordi e il tentativo di pratica, anche se ancora in maniera fortemente nominalistica, della Pace, diritti civili, solidarietà, accoglienza.

Sul piano nostro, più direttamente coinvolgente, del cosiddetto nazionale, il rinnovamento della democrazia dovrebbe essenzialmente significare mettere mano alle grandi contraddizioni che caratterizzano il Paese. Una democrazia rinnovata, nell’esaltazione della partecipazione, negli strumenti e nel modo, diretta, de visu, giusto per sentire sudori e umori, non tanto nell’isolamento della gabbia dello strumento telematico, per affrontare le questioni lancinanti che riguardano la gran parte dei cittadini.

A partire dal 10/50 – sui perché ( e sui rimedi) nel corso degli ultimi decenni il 10 per cento della popolazione detiene, in forma sempre più crescente, la ricchezza nazionale, ad ora già al 50 per cento -, che è sempre stato ben oltre la crisi; sull’enorme e strutturale evasione fiscale, a danno di chi possiede “busta paga”, in forma salario, stipendio o pensione; sugli oltre 500 miliardi di euro ancora non incassati dalle strutture preposte al perseguimento dell’illegalità – Equitalia -; sugli enormi introiti derivanti dalle attività criminali e dalle pubbliche e private corruzioni; sul drastico abbassamento del potere d’acquisto dei “soliti noti”, quelli che, dato il numero, fanno statistica, sempre al ribasso; per dare risposte ai sempre più crescenti poveri, quelli che vanno a ramazzare nei bidoni della spazzatura, sperando di trovare il vuoto in vetro di uno champagne di lusso, da scambiare per un panino.

Il dato è che senza pubblici soldi “ non si canta messa”.

Sulla gestione della democrazia nei luoghi di lavoro; per un normale e funzionale rinnovo dei contratti di lavoro; per un efficace controllo delle dinamiche lavorative affinché nessuno ritorni in bara nella propria casa.

Per l’occupazione, specie giovanile, contro lo smantellamento del tessuto produttivo del paese, in gran parte dovuto al desiderio imprenditoriale di “tessere” con gli strumenti finanziari della Borsa, e fabbricare, lontano, là dove vige il medioevo, al motto di “ meno grasso, più profitti”.

Sui servizi pubblici, a partire da quelli essenziali: scuola, sanità, trasporti……..nulla da dire.

Nulla di nuovo “ sul fronte occidentale”……anzi, si confonde il popolo. A beneficio di Chi e Che cosa? Nulla è da sapere!




Martedì 25 Giugno,2013 Ore: 08:19