MISERERE NOSTRI DOMINE, MISERERE NOSTRI

di Ernesto Miragoli

(28.12.12)

Fra l'episcopato italiano è scoppiata, da qualche anno, una pericolosa moda contagiosa: in occasione di incontri pubblici di vario livello in cui il confine fra la religione e la laicità diventa molto fluido, il vescovo della diocesi si prende la libertà di bacchettare i politici presenti alla cerimonia religiosa. Accade nelle più svariate occasioni: feste del patrono, messe di Natale, Te Deum di ringraziamento a fine anno, ecc.ecc. I politici incassano e, i più osservanti, se la cavano con battute del tipo:”Le parole del vescovo si ascoltano e non si commentano”.
Fermo restando quel che ho scritto altre volte (la religione non deve essere mischiata alle cose profane o politiche), mi chiedo come mai l'autorità pubblica non abbia mai l'opportunità di restituire il favore e bacchettare il vescovo diocesano per inadempienze pastorali.
Ecco perchè, se fossi il vescovo di Como e mi apprestassi a preparare la mia riflessione per il Te Deum di fine d'anno dove, su invito, convergono in Cattedrale il sindaco della città, il presidente della provincia, il Prefetto, i vari Comandanti delle forze militari presenti sul territorio e via elencando, cambierei registro e, alla presenza delle Autorità civili, esporrei - più o meno - queste riflessioni.
"Cari fratelli e sorelle in Cristo.
E' l'ultima volta che vorrei veder schierate in prima fila, con posti riservati appositamente, le autorità civili di ogni ordine e grado. Non perchè ce l'abbia con voi, signori e signore che ricoprite cariche pubbliche nel territorio dove opera la nostra comunità cristiana, ma perchè penso che se vorrete pregare e ringraziare il Dio di Cristo in occasioni come questa o altre ancora, lo potrete comunque fare senza sentirvi impegnati a partecipare ad una celebrazione eucaristica che potrebbe sconfinare in una cerimonia, anzichè essere un momento di vera vita di fede di una comunità religiosa.
In genere io ed altri miei colleghi nell'episcopato cogliamo simili occasioni per mandare messaggi alle Autorità civili, a volte criticando aspramente comportamenti che riteniamo riprovevoli, senza che le Autorità civili abbiano mai la possibilità di replica.
Oggi, mentre ci apprestiamo a ringraziare il Signore per un anno che si chiude, vorrei che insieme riflettessimo sulla nostra comunità cristiana e, prendendo a prestito una frase dell'inno Te Deum che canteremo alla fine della celebrazione eucaristica, vorrei che implorassimo:"Miserere nostri, Domine, miserere nostri"! (Abbi pietà di noi, Signore, abbi pietà di noi!).
Implorare pietà dal nostro Dio non significa pregarlo di allontanarci da chissà quali castighi o punizioni, ma semplicemente pregarlo che eserciti la sua "pietas", cioè ci aiuti a migliorare con la sua forza e la Grazia del sacramento che celebriamo.
Abbiamo bisogno della pietà di Dio!
Quest'anno la nostra comunità diocesana è salita alla ribalta della cronaca nazionale perchè due nostri fratelli nel sacerdozio sono stati condannati per reati di devianza sessuale. Essi hanno approfittato del loro ruolo per comportarsi squallidamente con persone che si fidavano di loro. Essi hanno appannato per queste persone e per la nostra comunità l'immagine del Dio creatore della persona umana che, creandola, la volle uomo e donna, maschio e femmina perchè nella complementarietà della propria sessualità, ognuno vivesse il piacere della donazione reciproca che può sfociare nel dono di una nuova vita.
Abbiamo bisogno della pietà di Dio, noi credenti nel Dio di Cristo in questa comunità cattolica che vive in Como perchè le nostre chiese sono sempre più vuote, le nostre comunità sempre più stanche, i nostri preti sempre di meno, il nostro seminario è sempre più vuoto, i nostri conventi sono sempre più spenti. Dio ci sia benevolo, abbiamo cantato nel salmo responsoriale, Dio ci benedica e ci mostri la luce del suo volto in questo anno che papa Benedetto ha voluto dedicato alla fede.
Ecco, fratelle e sorelle carissimi!, ecco di che abbiamo bisogno: di fede!
Non abbiamo bisogno di cerimonie che certifichino l'esistenza di una fede, ma di fede che ci renda gioiosi celebratori di un mistero!
Non abbiamo bisogno di ergerci a severi giudici di comportamenti altrui, ma di essere compagni di strada di tanti fratelli e sorelle che in noi devono vedere il volto di Dio e la Carità di Cristo!"
Vorrei continuare, ma...non sono vescovo di nessuna diocesi e quindi...non devo preparare alcuna omelia.



Venerdì 28 Dicembre,2012 Ore: 16:21