Grandi opere e sovranità popolare

di Lidia Menapace

A proposito del grande scandalo del Mose, vale la pena di non attardarsi nelle alte grida ecc.ecc. , ma di respingere subito con forza ciò che dicono sia Renzi che Lupi: "Bisogna perseguire la corruzione, ma le opere si debbono fare". Si deve ovviamente punire la corruzione, ma soprattutto cogliere l'occasione per riaprire intero il discorso sulle "Grandi opere".
Che sia il Mose o la Tav o il Muos, tutte hanno come caratteristica di essere sotto il potere di imprese monopolistiche, magari Impregilo, ben connesse con ministri per lo più di CL, della Compagnia delle Opere (molto spesso Grandi, appunto).
Questo mette il potere politico ed economico al riparo e nella più ampia discrezionalità: se non fossero così ingordi e si limitassero appunto solo ad essere ordinariamente corrotti, potrebbero fare tutto quel che vogliono, con un po' di misura; invece chi non è d'accordo, appena protesta, diventa "terrorista, violento" ecc. : basta pensare ai Valsusini .
A me pare che si debba invece sulle Grandi opere ragionare prima di tutto sulla loro utilità rispetto alla natura e dimensioni del nostro territorio, che é già cementificato in misura tale da aver consumato molta terra coltivabile ecc.
Poichè la Costituzione dice che "la sovranità appartiene al popolo, che la esercita secondo le leggi" e una legge sulla sovranità popolare non esiste, propongo che ci si attrezzi per scrivere e firmare un testo di legge di iniziativa popolare, appunto per definire e rendere effettiva la sovranità popolare sul territorio.
Propongo dunque di mettere in funzione l'unica forma di democrazia diretta esistente nel nostro ordinamento, per riconoscere al popolo il potere di difendere il proprio territorio da interessi di puro profitto da errori e ingordigie.



Sabato 07 Giugno,2014 Ore: 18:32